Alessandra Boi insegna all’istituto comprensivo di Villasimius: «Almeno 300 euro di benzina al mese, lo stipendio sarà sempre inferiore ad altri colleghi»
« Onorevole Ministro Valditara, Mi rivolgo a lei in qualità di insegnante di scuola primaria, attualmente assegnato a una sede di lavoro che dista circa 75 km dalla mia residenza, per un totale di 150 andata e ritorno. Come lei può immaginare, questo comporta un notevole impegno economico per le spese di carburante, che incidono significativamente sul mio stipendio», inizia così, candidamente, la lettera che Alessandra Boi, insegnante di Capoterra, ha deciso di indirizzare nientemeno che al ministro dell’Istruzione. Una «provocazione» per farsi ascoltare: «Chiedo direttamente a lui un rimborso per la benzina».
A raccogliere la sua storia è stato subito la giornalista Ygnazia Cigna su Open. Docente precaria con un’esperienza di oltre dieci anni tra scuole pubbliche e private, quest’anno ha partecipato al concorso («no, alla gara, è una vera e propria gara dove vieni scelto da un algoritmo») arrivando a inserire, tra le opzioni di sedi nella sua Provincia, anche Comuni lontani. Dalla graduatoria è stata destinata all’Istituto comprensivo di Villasimius. «E lavorativamente, per carità, è stata una gioia», commenta, ma dal punto di vista logistico sarà un inferno: Capoterra e Villasimius distano un’ottantina di chilometri, un’ora e venti di auto, «almeno 300 euro di benzina al mese».
Ogni mese il suo stipendio sarà inferiore, per dire, «rispetto a quello di chi vive a dieci minuti dalla scuola», senza possibilità di accedere a rimborsi di alcun tipo. Ed è proprio questo che Alessandra Boi propone al ministro. Così nella lettera: «Mi trovo in una situazione di svantaggio economico poiché i costi della benzina pesano notevolmente sul mio budget. In considerazione di ciò, chiedo cortesemente se sia possibile prevedere un contributo per le spese di carburante per gli insegnanti che, come me, si trovano a dover percorrere lunghe distanze per raggiungere la sede di lavoro. Un tale contributo potrebbe essere erogato sotto forma di buoni carburante o di rimborso parziale delle spese sostenute».
Il suo anno scolastico è iniziato il 2 settembre, spiega, con adempimenti e organizzazione delle classi. Dopo dieci giorni di viaggi, con sveglia alle 6 del mattino e ritorno a casa nel pomeriggio inoltrato, la fatica di un anno intero di scuola fa paura. E pensare che la prima campanella deve ancora suonare: gli alunni arriveranno lunedì: «L’anno scorso ho accettato una supplenza prima di sei ore e poi di dodici come insegnante di sostegno tra Capoterra e Sestu, in tre plessi – racconta –, stavolta sono contenta perché insegnerò le discipline in cui sono specializzata, matematica e scienze, e ho una classe prima. Di questo sono molto contenta. Il peso del viaggio, e la decurtazione fissa che avrò dallo stipendio, però, si fanno sentire». E pensare che qualche collega nella sua situazione ha preso casa a Villasimius. Perderà meno ore in auto ogni giorno, ma anche più soldi dal portafoglio.
Boi suggerisce anche tre opzioni di buoni che vengono utilizzati in aziende e privati e che potrebbero essere presi come esempio. «Se Valditara dovesse rispondermi confido che non ci sia problema per trovare la modalità giusta – sorride la prof –. Il contributo potrebbe coprire, se non tutto, almeno metà del budget speso e dimostrabile con gli scontrini. Insomma, avrei mille proposte».
dalla madre, Maria Grazia Carta , ne ho racconto su questo blog la sua storia e lo pure intervistata.Concordo con il post riporto sotto perchè si è passati da un ecesso opposto dal silenzio \ tabu vedere la censura e le pressioni da parte di quello che all'epoca si chama L'ANAS, che fece pressioni per evitare una cattiva pubblicità in tema di sicurezza stradale. che dovette subire Guccini per Canzone per un'amica (nota anche come In morte di S.F.) . Adesso è ora di cambiare la narrazione di tali eventi .
P.s lo so che mi contraddico visto che metto tale canzon e come colonna sonora del post , ma non ne trovo altre che parlino in maniera poetica , psiclogica e non banale ( o quasi ) di tali eventi
Una narrazione sbagliata «Cambiare il racconto delle violenze stradali per cambiare cultura»
Corriere Fiorentino
Di Stefano Guarnieri*
Caro direttore, «Sara, vittima di una strada maledetta»; «morta travolta da un’auto»; «il conducente ha affermato di essere rimasto abbagliato dal sole»; «una ragazza è stata investita sulla Grevigiana prima delle 20»; «stavolta ha incontrato un destino crudele e ingiusto» sono alcune delle parole usate dai giornali per raccontare lo scontro che ha ucciso Sara Bartoli, meravigliosa ragazza di 30 anni che stava allenandosi correndo lungo la Grevigiana. Parole che fanno parte di una narrazione sbagliata in essere ormai da tempo con grande coerenza in molti media quando si parla di violenza stradale, che ha delle caratteristiche ben precise e delineate:
1) si deresponsabilizza il guidatore umanizzando il mezzo e quindi Sara è morta perché un’auto l’ha travolta. Chi guidava l’auto è nel retro-pensiero;
2) si giustifica il guidatore. L’abbagliamento è uno degli argomenti più usati, come se fosse un qualcosa di imprevedibile, occasionale. Intorno alle 20 in quella posizione, in questo periodo dell’anno la situazione con quella posizione del sole si ripeterà per settimane. Come fa a essere una giustificazione? Sarebbe come dire ho buttato un fiammifero ma sono rimasto sorpreso che il bosco fosse secco in questo periodo;
3) la colpa è di altre cose inerti, come la strada, questo agglomerato di asfalto che probabilmente è lì da secoli e che, per il suo essere senza movimento è comunque maledetto;
4) l’assenza di arbitrio; nessuno poteva fare qualcosa di diverso per evitare che una giovane vita fosse cancellata dalla terra. È stato il destino crudele e ingiusto. Da questa lettura nasce anche la parola usata per descrivere questi scontri mortali: incidente, che nella sua etimologia implica l’avvenimento di un evento per caso senza responsabilità degli attori;
5) la colpa delle vittime nascosta nell’uso intenso del passivo. Si scrive Sara è stata investita invece che scrivere un automobilista ha investito Sara. Da oggetto passivo di uno scontro, il pedone diventa spesso soggetto di una frase a costruzione passiva, come se il suo ruolo fosse quello più importante. Non a caso gli inglesi chiamano il passivo the exonerative tense.
Non sappiamo come sono andate le cose ma questa narrazione non ci aiuta certo a lavorare perché altri giovani non vengano uccisi sulla strada. La strada, il sole, il destino non c’entrano niente nella morte di Sara. C’entrano solo i comportamenti di chi guidava l’auto e quelli di Sara. Studiarli, capirli e raccontarli in maniera giusta può solo servire a cambiare una cultura della mobilità che uccide soprattutto gli utenti vulnerabili, che hanno il diritto di usare la strada come e forse di più delle auto. Perché la strada è di tutti. E tutti abbiamo il diritto di usarla senza perdere la vita.
N.b Per chi leggesse di questa storia può o andare in archivio visto che ne abbiamo parlato precedentemente ma se non avete voglia o tempo trovate il racconto ( e non solo ) qui sotto in questo video
oppure qui dalla nuova Sardegna del 10\6\2021
N.b 2
le foto salvo la 1 centrale presa dall'articolo sotto citato , aono prese dalla pagina fb di Maria Grazia
Ora la madre Maria Grazia Carta, sopravvivendo al dolore che conosce solo un familiare alla quale muore un figlio, è riuscita a rendere questa terribile esperienza sorgente di nuova vita. Ed ha incanalato il suo dolore non nell'odio e nella vendetta ( e sta ancora lottando visto che attende la sentenza , ormai vicina della cassazione , vedere secondo articolo sotto ) ma in programmi di prevenzione nellle scuole .Infatti dopo la morte del figlio ha deciso di portare la sua esperienza nelle scuole. Parla ai ragazzi Maria Grazia, ai loro genitori, agli insegnanti e alle istituzioni che lei stessa giudica
locandina della sua iniziativa
giustamente assenti.
E proprio nelle scuole, ai bambini e ai ragazzi che chiama “semi”, la signora Carta parla di sicurezza stradale, di rispetto della legge, di amore per la vita; lo fa per ricordare Davide e per evitare che ci siano altre famiglie colpite da tragedie come la sua .
<< [...]Sono sarda e come tale tenace e sin dall’inizio, dal momento in cui ho saputo che mio figlio è stato ammazzato, ho giurato che avrei fatto prima la battaglia giudiziaria e poi ho voluto fare qualcosa di buono per il futuro, per le giovani vite ma anche per chi è sordo e non vuole ascoltare.
Sto portando un messaggio all’interno delle scuole perché serva a scuotere le coscienze di tutte quelle istituzioni che non si fanno carico di quella che è la sicurezza stradale.
Oggi più che mai si muore sulle strade tra l’incuria istituzionale, ma io ho fatto un giuramento a Davide perché quello che gli è successo non capitasse più.La vita è bella, è una sola e rivolgo un appello: non ammazzatevi e non ammazzate: salite in macchina consapevoli che anche un solo bicchiere di birra o di vino vi può togliere la lucidità >> ( da https://www.castedduonline.it/automobilista-educazione-stradale/
«Davide travolto da un ubriaco ora insegno le regole ai bimbi»
di Silvia Sanna
SASSARI In fila tra i percorsi tracciati nel cortile, attenti a rispettare la segnaletica e le distanze con le loro macchinine di cartone. Poi alla domanda "cosa si indossa appena si entra in auto?" rispondono in coro "il cervello", perché è la testa l'elemento più importante, ancora più della cintura di sicurezza. Hanno dai 3 ai 13 anni, sono gli scolari di un istituto comprensivo di Roma, quartiere Tor Bella Monaca:
tutti gli alunni, dall'infanzia alla secondaria di primo grado, conoscono l'insegnante Maria Grazia Carta, maestra quest'anno della prima elementare. Nuorese di 59 anni, da 26 vive a Roma: è la mamma di Davide Marasco, investito e ucciso due anni fa - il 27 maggio del 2019 - da un automobilista ubriaco mentre in sella al suo scooter, di notte, andava a lavorare nel panificio. Da quando Davide non c'è più la mamma Maria Grazia non si è fermata nel portare avanti la sua duplice battaglia: ottenere giustizia per la morte del figlio
ed evitare altre croci come la sua. «Educare i bambini e gli adolescenti è fondamentale: imparano presto le regole e le insegnano ai genitori, agli adulti che usano l'auto ogni giorno - spiega Maria Grazia - e troppo spesso si dimenticano che al volante bisogna essere lucidi: niente distrazioni, come il telefono cellulare, e niente alcol. Se la persona che ha travolto Davide avesse usato la testa, mio figlio sarebbe ancora qui con noi, con la sua famiglia, con il suo bambino». E proprio ai bambini, "i semi" come li chiama Maria Grazia Carta, si rivolge la campagna di educazione stradale che tante scuole, sull'esempio di quella in cui lei insegna, vogliono inserire nel Ptof, il Piano triennale dell'offerta formativa. «Io ci sono, l'ho promesso il giorno in cui è morto mio figlio: voglio impegnarmi perché altre madri non debbano piangere come me».Lezione speciale. Il progetto si chiama "Una scuola sulla buona strada" e punta a diffondere «la cultura del rispetto e della legalità tra i bambini e i ragazzi - spiega Maria Grazia Carta - per veicolare il messaggio anche gli adulti. I piccoli sono gli automobilisti di domani e devono crescere con la consapevolezza che un'auto può trasformarsi in un'arma potenzialmente pericolosissima per se stessi e per gli altri. Abbiamo insegnato ai bambini che non ci si può mettere al volante dopo avere bevuto alcolici o assunto droghe, e che è vietato telefonare o mandare messaggi. Loro hanno capito e lo ricorderanno a qualche genitore distratto». L'iniziativa ideata da Maria
Grazia, presidente dell'associazione sportiva e culturale Davide Marasco, è stata accolta con entusiasmo dalla scuola in cui lei insegna, l'Istituto comprensivo Via Acquaroni, e tutti gli alunni hanno partecipato con elaborati e prove pratiche «sulla base delle diverse fasce d'età». Il 27 maggio, giorno del secondo anniversario dell'incidente in cui Davide perse la vita, i piccolini hanno letto i temi e i pensieri dedicati a lui e a tutte le vittime della strada, hanno piantato alberi, illustrato le regole imparate alla perfezione. «Sono stati bravissimi, alunni, colleghi e dirigenti hanno dimostrato da subito una sensibilità straordinaria. Avere loro accanto mi ha aiutato ad affrontare il momento più doloroso della mia vita, in cui mi sono sentita abbandonata dalle istituzioni. Invece la scuola è presente e dimostra ancora una volta di essere capace di grandi cose, arrivando a sensibilizzare su temi cruciali come la sicurezza stradale sui quali lo Stato invece è assente. Non c'è infatti alcuna campagna di educazione, non si fa abbastanza per fare capire che chi guida deve essere lucido, perché bere anche un solo bicchiere di birra può rivelarsi fatale».I testimonial. Accanto a Maria Grazia, in alcune iniziative nelle scuole, c'è Omar Bortolacelli: è anche lui una vittima della strada, sopravvissuto a un incidente che gli ha lasciato una infermità gravissima. Operatore del 118, aveva 27 anni quando l'ambulanza su cui viaggiava si schiantò: un colpo di sonno del collega alla guida e l'esistenza di Omar cambiò per sempre. «Gli avevano dato poche ore di vita - dice Maria Grazia - invece è sopravvissuto. Ha perso l'uso delle gambe ma nonostante questo non si è mai arreso: è diventato un campione di motociclismo, fa immersione subacque ed equitazione. E continua ad aiutare gli altri, come operatore del
118, sempre con il sorriso. Dice che lo sport lo ha salvato e per i ragazzi è un ottimo esempio di coraggio e determinazione. Sono fiera che mi accompagni in questo viaggio, perché so che Davide ne sarebbe felice».Il futuro. Maria Grazia Carta ha lasciato la Sardegna molti anni fa «ma l'isola resta casa mia, sono sarda e tenace come tutte le donne sarde. Non ci pieghiamo mai e andiamo avanti a testa alta, come diceva Grazia Deledda. Nuoro è la mia città, il luogo del cuore. Lì ho le amicizie più care e i ricordi più belli. Anche Davide, che era nato a Sassari, amava tanto Nuoro: era tifoso della Nuorese, la squadra gli ha dedicato gol e striscioni bellissimi. Saremmo tornati insieme d'estate. Invece ci andrò da sola o con gli altri miei figli. E mi piacerebbe ricordare Davide anche lì, portare la testimonianza di una madre che ha perso un figlio per colpa del comportamento insensato di un'altra persona: solo così riesco a dare un senso alla mia vita e ad aiutare altri a salvare la propria».
“Non c’è un modo migliore per ricordare Davide se non quello di dedicare un’intera giornata alla sicurezza stradale perché la scuola continua, seppure con pochi mezzi a disposizione, a dare il massimo e a sostituirsi alla politica”. Queste sono le parole di Maria Grazia Carta, mamma di Davide Marasco ucciso da un pirata della strada all’alba del 27 maggio del 2019: è lei la promotrice dell’evento “Una scuola sulla buona strada”, fissato in calendario nel giorno in cui ricorre l’anniversario della morte di suo figlio.
Maria Grazia Carta e Davide Marasco
Sono trascorsi due anni da quando Naim Xhumari, cittadino di origini albanesi, ubriaco al volante, ha investito e ucciso Davide Marasco, di 31 anni, dopo aver imboccato contromano la via Casilina, all’altezza del quartiere Torre Maura. Da quel giorno, mamma Maria Grazia ha avviato una lunga battaglia, non solo legale ma anche sociale: già perché per la donna, insegnante presso la scuola di via Acquaroni a Tor Bella Monaca, della morte di Davide sono tanti i responsabili, in primis le istituzioni: è necessario fare prevenzione e sottrarre i territori al degrado affinché simili tragedie non si ripetano più.Raccogliendo la disponibilità della dirigenza e dei colleghi, Maria Grazia ha organizzato un’intera giornata dedicata a giochi, workshop, testimonianze e incontri nell’ambito della ‘settimana dell’educazione stradale’. “Saranno coinvolti tutti i bambini e i ragazzi dell’istituto comprensivo, in base all’età verranno riservate specifiche iniziative – ha concluso – L’impegno è massimo affinché queste morti non avvengano mai più”.
Lo so che è un articolo non mio , ma questo è uno dei casi in cui un aggiunta \ integrazione ad un articolo rischia d'appesantire la vicenda in questione di cui si ci siamo già occupati su queste pagine qui tutti gli articoli precedenti :
Il 4 giugno a Roma si terrà l’udienza d’Appello per l’omicidio di Davide Marasco. Chiesti i domiciliari per Naim Xhumari, condannato il 10 gennaio a sette anni e due mesi per omicidio stradale. Condividiamo l’appello di Maria Grazia Carta, la mamma di Davide per pretendere piena giustizia.
Tra due giorni sarà passato un anno da quell’alba maledetta del 27 maggio 2019. Davide Marasco, 32 anni, padre di un bambino di quattro, come tutte le mattine stava andando a lavorare con il suo scooter sulla via Casilina, quando Naim Xhumari, ubriaco e contromano lo ha investito in pieno con la sua auto, lasciandolo a terra, senza prestare il minimo soccorso. 12 mesi sono trascorsi, nei quali Maria Grazia Carta, la mamma di Davide ha lottato per ottenere giustizia e per mantenere la memoria di suo figlio, attraverso gesti di solidarietà e cura del prossimo. Ha interpretato il percorso giudiziario come una strada per arrivare ad una condanna che richiamasse al rispetto della vita di ognuno e al senso di responsabilità di chi, infrangendo la legge, può distruggere la felicità di intere famiglie. Non ha mai voluto vendetta Maria Grazia, ha rifiutato strumentalizzazioni razziste, proposte da chi non le ha offerto il conforto istituzionale, ma cercava di usare il suo dolore per fini propagandistici.
Il 10 gennaio è arrivata la sentenza. Sette anni e 2 mesi è stata la condanna inflitta nel processo con rito abbreviato a Naim Xhumari, riconosciuto colpevole di omicidio stradale. Una pena significativa di cui Maria Grazia si è dichiarata soddisfatta, ma purtroppo non ha potuto nemmeno questa volta riprendere le forze. Il 4 giugno ci sarà l’udienza d’appello: si prospetta la possibilità della concessione degli arresti domiciliari per chi ha ucciso Davide. Per le misure di distanziamento sociale, non si può chiedere, come fatto il 10 gennaio, di andare al tribunale per manifestare la vicinanza a Maria Grazia, ma si può condividere la sua lettera, breve e diretta, come è lei, per ribadire con forza la necessità di giustizia. “Buongiorno, in qualità di madre di Davide Marasco sono offesa indignata e arrabbiata per la richiesta di appello degli arresti domiciliari di Xhumari Naim, udienza che si terrà a Roma il 04/06/2020. Trovo vergognoso che a meno di un anno, dopo aver ammazzato mio figlio con delle modalità criminali e senza averlo soccorso, il suo carnefice possa usufruire di una scelta che lui stesso non ha concesso a Davide. Se si considera il fatto che sia anche scappato subito dopo averlo preso in pieno, come non si può tenere conto che potrebbe approfittarne per scappare nel suo luogo di origine o comunque allontanarsi dal suo domicilio e reiterare il reato? Se ciò dovesse accadere sarebbe una sconfitta della giustizia e un ulteriore oltraggio nei confronti della vittima. Chiunque a questo punto, si sentirebbe autorizzato a delinquere, a scappare, rimanendo così impunito. PRETENDO PIENA GIUSTIZIA.
Condannato a 7 anni l'uomo che travolse Davide Marasco. La mamma: “Lotterò per fermare queste morti”
Davide Marasco è morto a 31 anni lo scorso 27 maggio a Roma. Il ragazzo è stato travolto da un'automobile mentre era in sella al suo scooter e stava percorrendo via Casilina, quartiere di Torre Maura. La vettura, che procedeva contromano, lo prese in pieno. Oggi Naim Xhumari, che quel giorno guidava ubriaco, è stato condannato a 7 anni e 2 mesi per omicidio stradale al termine del rito abbreviato (e quindi ha beneficiato dello sconto di un terzo sulla pena). La procura aveva chiesto una condanna a cinque anni.
Da quanto afferma il legale della famiglia il giudice ha applicato la legge
e sembra che ci sia una forma di giustizia . Ma come si evince anche dall'intervista la madre fa capire che definire questa Sentenza giusta è un parolone
Infatti : << Per la morte di un figlio non c'è pena che tenga .....ma essere umiliati da un Pm .... che ricordo a tutti dovrebbe tutelare la vittima e aveva chiesto 5 anni è una vergogna .... istituzioni coinvolte. ... odio gli indifferenti! >>
Come ho già detto del titolo tale sentenza è una specie di paradosso del nostro sistema giudiziario . Infatti come dice qui a BelvedereNews : << Attenzione
alle richieste di patteggiamento da parte degli imputati>> Marina Fontana, donna simbolo nella lotta per la sicurezza stradale, che
ha sottolineato, in un post pubblicato direttamente sul suo profilo
ufficiale come si rischi <>.
Riflessioni,
quelle della palermitana, meditate ed accorate: <>.
Sempre secondo l'articolo prima citato un
esempio pratico: “Mimmo Crisafulli fu ucciso a Catania da una macchina
che non aveva rispettato lo stop. Il Pm diede parere favorevole alla
richiesta di patteggiamento proposta dalla colpevole a 5 mesi e 10
giorni di reclusione, ritenendo che Mimmo Crisafulli andasse troppo
veloce e che, quindi, avesse delle colpe importanti nell'incidente dove
ha perso la vita. Il problema sussiste proprio nell'individuazione di
quelle colpe. Nel caso di Mimmo, fu solo la procura a convincersi di
questa tesi, senza alcun contraddittorio. Ne consegue che Mimmo fu
ritenuto colpevole della sua morte senza potersi difendere in quanto
deceduto. Ciò viola il principio di giusto processo e di difesa sancito
dalla nostra costituzione.
Il patteggiamento con il concorso di
colpa di chi non può difendersi è profondamente incostituzionale, ne
sono convinto. La nostra associazione ha presentato un ricorso alla
suprema corte proprio nel caso di Crisafulli, cercando di evidenziare
questo aspetto molto importante. Il ricorso al patteggiamento svilisce,
di fatto, il processo penale. In passato questo istituto giuridico è
stato abusato al punto tale che è nata la necessità della legge
sull'omicidio stradale. Io posso capire che la giustizia sia ingolfata
da una montagna di procedimenti e che sia di interesse comune smaltirne
una parte velocemente, tuttavia, quando si tratta di dare colpe a chi
non può difendersi senza un regolare processo, varchiamo la soglia
dell’inaccettabilità”.
Un abuso ed un uso eccessivo . E' vero che alcuni incidenti , ma una piccolissima parte sono dovuto al concorso di colpa di pedoni ma la maggior parte è colpa delle incoscienze e di pessimi comportamenti alla guida come il guidare ubriachi o sotto effetto droghe .
Ma quello più scandaloso e che indigna di più è il rito abbreviato arma a doppio taglio che a andrebbe : limitato l'uso e usato ( se non addirittura proibito ) in casi eccezionali , visto che certi azzeccagarbugli legali non hanno scrupolo nell'usarlo spregiudicatamente come casi come questo e nei femminicidi .Il rito abbreviato come il patteggiamento dovrebbero essere esclusi per il reato di omicidio stradale , come accade per altri reati . Le pene aumentate in maniera tale che quando ci si mette in guida si usa un po di piu il cervello.
Speriamo che , come sembra di capire dalle parole della madre ( vedere video sopra ) , la famiglia di Davide dovesse fare ricorso , trovi un giudice illuminato \ di buon senso che non accetti la proposta della difesa di usare tale tecnica giuridica che porta ad una riduzione della pena da scontare per il reo ed ad ulteriore dolore per i familiari della vittima concludo segnalando questa iniziativa
“Rispettiamocinstrada”, manifestazione al Colosseo domenica 23 febbraio 2020
La manifestazione per la sicurezza stradale di domenica 23 febbraio 2020 a Roma si avvicina e il comitato promotore è al lavoro per definire i diversi aspetti dell’evento. Nella riunione di martedì 14 gennaio è stato scelto il nome della giornata – “Rispettiamocinstrada” – che sarà veicolato sui social con l’hashtag #Rispettiamocinstrada: un’espressione che sintetizza la richiesta di rispetto tra le diverse categorie di utenti della strada, perché proprio la mancanza di rispetto – delle regole, delle persone e della vita – produce situazioni di pericolo trasformando le vie e le piazze delle città in teatri della strage quotidiana dovuta principalmente a chi guida il mezzo più forte, l’automobile, che ha ormai saturato tutti gli spazi.
L’urgenza di scendere in piazza, anche alla luce delle cronache, è molto sentita in tante realtà associative che si occupano di sicurezza stradale e mobilità sostenibile e stanno continuando a dare la propria adesione all’iniziativa: la lettera-appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stata inviata nei giorni scorsi, preannunciando la manifestazione. Gli organizzatori si sono rivolti proprio al Capo dello Stato per cercare un’interlocuzione istituzionale al livello più alto, perché la sicurezza stradale è alla base della convivenza civile e l’Educazione Civica dovrebbe ripartire proprio da qui, dalla cultura del rispetto per tutti i cittadini utenti della strada, nessuno escluso, a cominciare dai più fragili: pedoni, ciclisti, bambini, anziani e disabili. Dalla moderazione del traffico, dal controllo capillare del rispetto della velocità sulle strade.
Come luogo è stato scelto il Colosseo, sia per il valore simbolico sia anche per la vicinanza della fermata della metropolitana visto che molte persone arriveranno da fuori Roma e potranno così raggiungere comodamente i Fori Imperiali. alle ore 11. Per domenica 23 febbraio 2020 a Roma è prevista anche l’iniziativa “Via Libera” con un anello ciclopedonale di circa 10 chilometri che passerà anche da lì e dunque anche l’afflusso delle bici e delle persone a piedi dovrebbe essere favorito.
Bikeitalia.it continuerà a seguire le fasi organizzative e a comunicare tutte le novità inerenti all’iniziativa che promuove e sostiene: Rispettiamocinstrada, ci vediamo domenica 23 febbraio 2020 alle ore 11 al Colosseo – Fori Imperiali.
del caso ( trovate nel primo collegamento ipertestuale dell'articolo sotto la sua storia la sua storia ) Maria Grazia Carta, mamma di Davide Marasco investito ed ucciso da un Albanese ubriaco che lotta non solo per avere giustizia ed evitare che il suo caso sia strumentalizzato per scopi di propaganda politica da Casapound e forza nuova . Ma soprattutto perchè lo stato sia responsabile e faccia di tutto contro il fenomeno ormai endemico delle morti sulle strade
Incuriosito dalla sua storia l'ho contattata . Dai contatti sui social e via cell (telefonate e messaggi di whatsapp , poi trasformati in amicizia , è nato il post d'oggi . uno scambio d'opinioni su come le istituzioni dovrebbero affrontare i problemi dell'alto numero delle vittime degli incidenti stradali ormai divenuti ( come succede per tutto ) una piaga nazionale .
IO
penso per chi guida in maniera irresponsabile ( ubriaco , drogato , con il cellulare ) meriti certo pene severe . Carcere ed ritiro definitivo patente per chi è recidivo , sospensione ed restituzione dopo che ha affrontato dell'iscrizione e della frequenza obbligatoria di centri per disintossicazione se drogato alcolista più servizi sociali obbligatori del tipo assistenza in strutture private o pubbliche dove sono ricoverati coloro che hanno subito menomazioni da incidenti stradali . Questo deve essere fatto di pari passo ai controlli sule strade urbane ed extraurbane . L’importante è che le normative in vigore siano rispettate e applicate. In fondo tutti vogliono arrivare a destinazione senza incidenti, senza mettere in pericolo gli altri e sé stessi». l’applicazione è più importante della sanzione. Per questo motivo si devono aumentare i controlli della polizia e le campagne di sensibilizzazione anche se su questo sono un po' scettico perchè , ovviamente senza generalizzare , molti se ne fregano , almeno fin quando non subisco o o un lutto o ci finiscono coinvolti in prima persona . infatti : [... ] Anche in Italia -- come fa notare questo articolo di http://www.posizionamentocreativo.it/ --- nell’ottobre del 2013 la stessa Asasp aveva promosso una campagna di sicurezza stradale dal nome “Un messaggio accorcia la vita”, sulla falsariga del famoso spot anni ’90 con Lopez che chiedeva di fare un’ultima, infinita telefonata prima dell’esecuzione capitale ( lo slogan, per chi non se lo ricordasse, era :“una telefonata allunga la vita”). La campagna ha avuto il patrocinio delle associazioni Lorenzo Guarnirei e Gabriele Borgogni.
Sono numerosi gli esempi di comunicazione sul tema, in Italia e in Europa. Vediamone qualcuna!Questo è uno spot francese creato già nel 2008:
I commenti sotto sono abbastanza allarmanti, con alcuni ragazzi che giustificano l’uso del cellulare alla guida accusando il video di demagogia.
Chi usa il cellulare al volante rischia gravissimi incidenti già a 50 km/h. Eppure, nonostante questo pericolo, multe severe e numerose campagne di sensibilizzazione, questo malvezzo è prassi corrente. Quale potrebbe essere allora la strategia giusta per sradicarlo?
Anche Lei ha rischiato di essere investito da un’automobilista poiché quest’ultima invece di osservare la strada, guardava lo schermo del suo cellulare? Avrebbe mandato anche lei questa smombi neologismo composto dalle parole smartphone e zombi) a quel paese?
Ma sia sincero! Non ha mai ceduto alla tentazione di rispondere alla chiamata di un amico o di dare un’occhiata alle novità su Facebook mentre era alla guida dell’auto o in sella alla bicicletta?
Ci sono pedoni che non riescono a camminare e a usare contemporaneamente il cellulare senza cozzare contro un palo della luce o finire contro altre persone. E allora ci si chiede perché c’è gente che si ostini a fare due cose nello stesso tempo: guidare e servirsi dello smartphone. È un interrogativo sollevato in un video #ItCanWait (del governo della provincia Western Cape) nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione sudafricana che ha suscitato un grande interesse in tutto il mondo.
Se a una velocità di 50 chilometri all’ora guarda per due secondi il suo cellulare percorre 28 metri alla cieca. Queste disattenzioni possono costare la vita agli altri utenti della strada, soprattutto ai pedoni o ai ciclisti. Un crash test dell’azienda di assicurazioni AXA Winterthur mostra ciò che può succedere alla vittima a causa dell’imprudenza di un automobilista.
Specificherei che lo stato di polizia non basta ..io proporrei anche se è una conquista il reato di omicidio stradale di non porre limiti sul tasso alcolemico ma comunque una volta verificato lo stato di ebbrezza dì applicazione la sanzione più alta e il ritiro a vita della patente per chi alla guida sia in stato di ebbrezza o altre sostanze o comunque non rispetti il codice della strada...Le istituzioni devono garantire la percorribilità delle strade ormai ridotte si minimi termini. .con buche ecc ...la segnaletica fatiscente e priva di controlli... basta con il garantismo e zero tolleranza .. basta con le stragi di stato sulle strade
Non sono completamente d'accordo sulla prima parte soprattutto perchè : << basta con il garantismo e zero tolleranza >> perchè cosi si cade in uno stato repressivo di polizia .Va bene la severità e delle regole o " dei paletti " ma senza esagerare . Perché va benissimo che sia stato introdotto il reato dell'omicidio stradale perchè chi guida non rispettando il codice ( indipendentemente dalla recidività o meno ) commette un omicidio visto che le auto e le moto sono se usate male ed incoscientemente delle armi .Cosi pure che le istituzioni devono curare di più la manutenzione delle strade e fare maggior controlli ed far rispettare la legge , ma evitando eccessi perchè non si combatte un nemico o un fenomeno con leggi liberticide e solo repressive Ed va bene la severità ma allo stesso tempo saper usare il buon senso ed essere duri ma senza perdere la tenerezza ed la comprensione ( che non è giustificazione ). Sulla abolizione del tasso alcolemico non so cosa dire , in quanto non sono medico e non ho nozioni sufficienti per prendere posizione in merito . Infatti non è facile capire --- come dice anche https://www.money.it/tasso-alcolemico-limiti-sanzioni-guida-stato-ebbrezza -- dopo quanti bicchieri si rischia di superare questo limite; per questo motivo anche quando beviamo una sola birra abbiamo paura di metterci alla guida per il timore di aver superato il tasso alcolemico consentito.[---] Quante birre o bevande alcoliche si possono bere?
A questo punto immaginiamo che molti di voi si staranno chiedendo quante sono le birre o i bicchieri di vino che si possono bere per non superare i limiti consentiti dalla legge.
Non è semplice fare un calcolo anche perché la quantità di alcol nel sangue dipende non solo dalla quantità di bevande alcoliche, ma anche da altri fattori come il peso corporeo e il tempo trascorso dalla loro assunzione.
C’è poi un altro fattore, quello dell’alcol deidrogenasi. Si tratta di un enzima prodotto dal fegato che distrugge la molecola dell’alcol prima del suo ingresso nel sangue. Non tutte le persone però producono la stessa quantità di questo enzima, ed è per questo che alcuni sono più tolleranti.
Ad esempio, le donne producono meno alcol deidrogenasi rispetto agli uomini ed è per questo che il Ministero della Salute nella tabella per la stima di bevande alcoliche consentite fa una distinzione tra uomini e donne.
Potete scaricare la tabella di seguito, [ cliccando sul file pdf riportato sotto oppure dando un occhiata all'immagine riportata da me sotto con il cattura immagini \ schermata ] ma intanto ecco alcuni esempi su quante birre o bicchieri di vino, in base a sesso e peso, è possibile assumere senza superare il limite consentito:
uomo di 75 kg a stomaco vuoto: 1 birra e 1 calice di vino
uomo di 75 kg a stomaco pieno: massimo 2 birre e circa 2 calici di vino
donna di 60 kg a stomaco vuoto: 1 birra e mezzo calice di vino
donna di 60 kg a stomaco pieno: 2 birre e 1 calice di vino.
Per maggiori informazioni ecco la tabella completa pubblicata dal Ministero della Salute con tutte le informazioni sulla quantità di bevande alcoliche che si possono assumere per non rischiare di essere sanzionati per guida in stato di ebbrezza.
Tabella bevande alcoliche pubblicata dal Ministero della Salute con tutte le stime per la quantità di bevande alcoliche consentita così da non superare il tasso alcolemico.Ma allo stesso tempo non la biasimo perchè << se fossi stato al vostro posto...ma al vostro posto non ci so stare\ se fossi stato al vostro posto...\ma al vostro posto non ci sono stare.>> ma soprattutto capisco cosa vuole dire perdere un figlio in contesto del genere e soprattutto vedersi strumentalizzare ed usare a scopo propagandistico la sua vicenda . Infatti Maria Grazia non ha risposto ed non insisto oltre non mi va di mettere il dito nella piaga e in un dolore cosi grande ad alcune domande personali sulla sua vicenda