La sua tomba è pronta, ma lui è ancora vivo: «Ho scelto la foto che mi piace»
La decisione di un pensionato che ha già fatto scrivere anche la data di nascita: «Così non gravo sui familiari. Non è scaramanzia, tanto prima o poi arriva...»
di Marco Sabia
FUCECCHIO. I piccoli paesi – spesso – celano storie curiose, che rimangono nascoste agli occhi di chi non conosce questi lembi di terra. Fucecchio, crocevia della Francigena e ultimo bastione della fiorentinità al confine con le lande pisane, da questo punto di vista non manca mai di offrire storie e aneddoti.Nella terra dei Montanelli (Giuseppe e Indro), del Palio e del Padule, può accadere infatti che qualcuno faccia una scelta che va decisamente controcorrente, che a raccontarla si stenta a crederci, per quanto è particolare e rara. Al cimitero comunale, non molto lontano dalla cappella che contiene le ceneri di Indro, c’è una tomba, per il momento vuota: sopra – e qui sta la specificità di questa vicenda – ci sono già la foto, il nome e la data di nascita del futuro occupante. Il quale, oggi, ha 77 anni e se la passa abbastanza bene, salvo qualche acciacco che a quest’età fa parte del gioco ma che a volte gli fa maledire dolori e malanni.
Alfiero Menichetti racconta con molta tranquillità e senza particolare enfasi per quale motivo ha deciso di anticipare una pratica che, al momento che il destino vorrà, sarebbe stata svolta da uno dei suoi familiari. D’altronde la “sua” tomba è nella cappella di famiglia e quindi è normale che pochi conoscano questa vicenda, perché la porta d’ingresso – di un vetro blu – è socchiusa. Per capire le motivazioni dietro una scelta del genere, c’era solo un modo, cioè parlare col diretto interessato. Che, legittimamente, avrebbe potuto dire che sono fatti suoi, perché la morte e l’approccio a quest’ultima impauriscono e allontanano. Menichetti, invece, con estrema serenità, spiega perché la “sua” tomba è già parzialmente completa. Lo fa sgombrando il campo da ogni discorso relativo alla superstizione, che con la paura della morte va spesso a braccetto: «In occasione del funerale di una zia ho deciso che avrei fatto anche la parte riguardante la mia tomba, scegliendomi la foto e mettendo nome e data di nascita. Non è un discorso di superstizione, perché tanto la morte prima o poi arriva per tutti. Certo, quando alcuni conoscenti hanno visto quello che avevo fatto, c’è chi mi ha dato ragione, chi no, magari facendo una battuta».
Alfiero, che oggi è un pensionato che vive da solo in una casa alle Botteghe, ne parla con tranquillità, lasciandosi andare anche a qualche sorriso; non ci vede chissà cosa, anche se poi ammette che è «una scelta che non tutti farebbero». La foto che l’uomo ha scelto è di un matrimonio di qualche decennio fa, dove Menichetti sorride, con giacca e cravatta: «Certo, così facendo me la sono scelta io, non gravando sui miei familiari. Almeno avrò la foto che voglio io», aggiunge l’uomo, senza commentare oltre. La tranquillità con cui racconta il tutto colpisce chi lo ascolta, in un mondo dove la morte (così come la malattia), diventa tabù. E parlarne diventa di conseguenza scomodo, pur essendo la morte una delle due tappe obbligate (insieme alla nascita), per chi vive su questa terra. Si può sperare – se si crede – che la vita terrena sia “soltanto” una tappa, ma
resta il fatto che alla morte non si scappa. Woody Allen, parlando proprio di questo, diceva: «Non è che ho paura di morire. È che non vorrei essere lì quando succede». Averne paura, in ogni caso, non serve ad evitare un appuntamento per tutti inevitabile. Per cui se ne può parlare con tranquillità, come fa Alfiero, che non si schernisce né si chiude a riccio. Pur essendo la sua scelta un qualcosa di giustamente intimo e personale, che non necessita di giudizi.
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