Lo so che l'8 marzo è passato ed non si può sempre stare a parlare d'esso e delle suetematiche, ma certe disparità di trattamento non mi piaciono e non le sopporto .
Si è esaltano alcune figure facendone dei martiri , vittime di sistema quando sono loro stesse che gli offrono il pretesto
ma si dedica poco spazio a chi realmente vittima del sistema
Ora hanno sbagliato entrambe . Ma della prima , ci se ne occupa anche troppo della seconda è quasipassato in secondo piano che Alla seconda donna, dunque, spetta solo un risarcimento per il danno subito dal licenziamento e la donna riceverà una cifra corrispondente a diciotto mensilità
Infatti
Era stata licenziata lo scorso 30 giugno 2017. La colpa di Aicha Elisabethe Ounnadi, 40 anni e madre di tre figli, era stata quella di prendere dai rifiuti un monopattino da regalare a uno dei suoi figli. La donna, infatti, era dipendente del Cidiu (società che gestisce la raccolta rifiuti nella zona Ovest di Torino) ed era stata licenziata per “l’appropriazione indebita di un bene non di sua proprietà”.Una decisione che aveva creato un ampio dibattito nell’opinione pubblica, con la donna che si era difesa dicendo che “ho perso il lavoro perché volevo portare un regalo a mio figlio di 8 anni, ma io non ho mai rubato nulla nella mia vita”. Insomma, il monopattino in questione era stato buttato via, era nello stabilimento del Cidiu di Savonera, a Collegno. Inoltre, secondo la testimonianza della donna, non era stata lei a recuperare il gioco dalla discarica. “Una collega me l’ha dato per il mio bimbo. Sono separata, ho altri due figli e vivo in una casa popolare. Capitava che gli amici mi facessero qualche regalo. La collega ha confermato tutto, ma non è servito” aveva raccontato a La Stampa all’epoca dei fatti.Per questo motivo Aicha Elisabethe Ounnadi aveva fatto ricorso davanti al giudice del lavoro. E ieri è arrivata la sentenza. E per la donna le notizie non sono state buone. Il giudice della sezione lavoro del Tribunale di Torino, infatti, ha convalidato il licenziamento, sottolineando che, sebbene il licenziamento non sia da ritenersi per giusta causa, visto che il tribunale lo ha ritenuto un “provvedimento eccessivo”, comunque il gesto della Ounnadi rientrerebbe nella categoria di “furto”, secondo il contratto di lavoro della categoria. E per tanto sanzionabile con il licenziamento. Alla donna, dunque, spetta solo un risarcimento per il danno subito dal licenziamento e la donna riceverà una cifra corrispondente a diciotto mensilità, ma nessun reintegro.
Ora mi faccio la stessa domanda che fa l'amica ed utente
Invece di sponsorizzare le bercianti antipoliziotti e magari promuoverle a opinion-leader nelle trasmissioni amiche, perché i sinistri non sostengono lei? Perché i social la ignorano?
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