10.2.19

CI STANNO INONDANDO PASSANDO DA TUTTI I PORTI DI QUESTO PAESE NON LO DISSE SALVINI MA .....

A pronunciare questa frase terribile non è stato Matteo Salvini bensì un giudice inglese della prima metà del XIX secolo, Herbert Metcalfe, il quale condannò ai lavori forzati tre ebrei che si trovavano in Inghilterra, rei di essere apolidi.

  da  http://infocontrovento.altervista.org/



Ma come mai quei tre ebrei si trovavano in Inghilterra? Come mai erano considerati apolidi? Come mai un giudice inglese si sentì autorizzato a parlare con questo disprezzo? Per capirlo dobbiamo parlare di una conferenza, la conferenza di Evian, che abbiamo dimenticato troppo in fretta.
Nel 1938 il presidente statunitense Roosevelt convoca una conferenza, che si tenne ad Evian in Francia, per decidere la sorte degli ebrei tedeschi, ormai in gravissimo pericolo a causa delle leggi di Norimberga del ’35, leggi che condannarono migliaia di ebrei tedeschi a diventare apolidi e nemici della razza ariana.
In questi anni, dal 1935 al 1938, lo spettro dell’antisemitismo coinvolge oltre che la Germania anche l’Austria, l’Ungheria, l’Italia, la Romania e la Polonia: salvare gli ebrei dovrebbe essere, per gli stati rimasti democratici, un dovere morale e storico; inoltre una ripartizione equa degli ebrei in questi Stati europei non rappresenterebbe un evento epocale in quanto si tratterebbe di salvare essenzialmente gli ebrei tedeschi gli unici che hanno la possibilità di “scappare” per vie legali.
Ma gli stati democratici non vogliono ospitare gli ebrei ed anzi fanno di tutto per impedir loro di passare le frontiere: La Svizzera decide di apporre un J sui passaporti degli ebrei per impedir loro di rimanere a lungo in Svizzera, l’Inghilterra, come abbiamo visto, si rifiuta di considerare gli ebrei come profughi in cerca di salvezza, la Francia ,che vanta tradizione antisemite di antichissima data, introduce, nel 1932, delle soglie massime di migranti da far entrare nel Paese; l’opinione comune è che gli ebrei possano arrivare a togliere il lavoro ai lavoratori autoctoni ed addirittura, con una vigliaccheria imbarazzante, l’Australia arriva a sostenere di non voler accogliere gli ebrei per la precisa volontà di evitare la diffusione dell’antisemitismo nel paese dei canguri.
Gli Stati democratici occidentali si dimostrano totalmente privi di volontà di salvare gli ebrei, gli unici stati che decidono di salvare gli ebrei sono infatti la Bolivia e Santo Domingo; successivamente la Francia arriverà a riportare in Germania gli ebrei in fuga dal nazismo, gli USA accetteranno 85mila richieste su 300mila richieste ricevute, il Canada chiuderà i porti ad un mercantile con 900 ebrei a bordo che era riuscito a salpare da Amburgo, l’Inghilterra per anni insinuerà, attraverso la grande stampa, una corresponsabilità del popolo ebraico nella situazione che si era venuta a creare, l’Italia, come sappiamo, promulgherà le leggi razziali condannando a morte migliaia di ebrei che si consideravano a tutti gli effetti italiani.
Raccontare questa storia ha per noi un obiettivo ben preciso ossia far capire alla cittadinanza che la Shoah, ossia una delle più grandi stragi perpetuate in Europa ai danni di un gruppo umano ben preciso, non è solo la camera a gas, talmente terribile da non essere più storicamente “ripetibile” ,bensì la Shoah è anche la burocrazia che in maniera inflessibile ha rispedito in Germania gli ebrei che cercavano rifugio in Francia, la Shoah è anche la vigliaccheria della Svizzera che non ha concesso ospitalità agli ebrei per non inimicarsi la Germania, la Shoah è anche la banalità del male di migliaia di cittadini che hanno preferito bollare gli ebrei come portatori di disordine, la Shoah è anche la politica della meschinità che ha preferito unire i cittadini contro un nemico comune.. tutte queste cose, al contrario della camera a gas, sono ripetibili anche nel XXIesimo secolo.. anzi qualcosa di molto simile è già in corso.


ma  la  gente   ,  o  almeno la  maggior  parte  ,   non lo capisce    eo non vuole  capirlo  .   forse  quando  sarà  troppo tardi  

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