28.2.19

Brexit, il Parlamento di Londra salva i cittadini Ue. Ma a pagare per tutti è il deputato conservatore d'origine italiana Alberto costa

 lode a lui . ci fossero politici italiani in questo governo capaci di andare contro la corrente salvinista che ormai sta inquinando i m5 . Non capisco perchè l'm5 non si fondi direttamente con la lega tanto ormai sono la stessa cosa .  Sotto   la  suia storia     

 da  repubblica  del 28\2\2019

Brexit, il Parlamento di Londra salva i cittadini Ue. Ma a pagare per tutti è un deputato “italiano”






La House of Commons britannica approva all’unanimità l’emendamento di Alberto Costa, parlamentare conservatore figlio di genitori italiani, che impone di preservare i diritti degli europei in Regno Unito (e viceversa) anche in caso di “No Deal”. Ma il politico è stato costretto a dimettersi dal governo, ecco perché



LONDRA. C’è un piccolo martire politico a Westminster nella difesa dei diritti dei cittadini Ue in Regno Unito. Si chiama Alberto Costa, è  scozzese, ha 47 anni, è un parlamentare conservatore e, come si può immaginare, è di origini italiane, così come i suoi genitori. Costa ieri si è dimesso, o meglio è stato “dimissionato” dal suo incarico governativo al ministero per la Scozia, per aver presentato un emendamento per la conservazione dei diritti dei cittadini Ue in Regno Unito e di quelli britannici residenti in Unione europea. Emendamento poi approvato ieri sera dalla Camera dei Comuni con una maggioranza e un boato dai banchi così schiaccianti che lo speaker (presidente) dell’aula John Bercow lo ha avallato senza neanche far votare i parlamentari.
L’emendamento è importante perché chiede al governo britannico di impegnarsi a firmare insieme all’Ue un patto di protezione per i cittadini coinvolti nella Brexit, anche in caso di No Deal, cioè anche se Londra uscisse brutalmente dall’Unione Europea senza accordi con Bruxelles e i 27 Paesi membri. Insomma, la faccenda, dopo il voto di stasera, dovrà costitutire un negoziato a parte e tutti i cittadini europei in Regno Unito e quelli britannici nel “continente” dovranno avere i loro diritti protetti, qualsiasi cosa accada.
Ma perché Costa è stato mandato via dal governo May? Il motivo, fanno sapere fonti di Downing Street, è che essendo un membro - seppur minore - del governo, per prassi e convenzione non doveva presentare un emendamento a una mozione di base presentata dallo stesso esecutivo. Ma Costa ha infranto la regola per un motivo molto semplice: aveva troppo a cuore il futuro dei cittadini europei oltremanica e viceversa e quindi ha presentato comunque l’emendamento, a costo di essere poi costretto a lasciare il suo posto: “Sono felice che sia stato approvato”, ha scritto subito dopo su Twitter, “e ringrazio immensamente tutti i colleghi che mi hanno sostenuto”.




Fuori da Westminster ha poi aggiunto ai reporter: “È una vittoria straordinaria oggi, perché questo è qualcosa che ha chiesto e voluto l’intero Parlamento britannico, dai brexiters agli europeisti. È un chiaro messaggio che l’aula tutta ha voluto dare: i diritti dei cittadini devono essere garantiti in ogni caso. Questo”, ha aggiunto, “è anche un messaggio all’Ue e a Donald Tusk: l’intero Parlamento britannico oggi ha votato per preservare i diritti di tutti i cittadini, britannici ed europei. Ora tocca a lui dare mandato alla Commissione Europea di fare lo stesso. Applaudiamo tutti”, ha aggiunto poi Costa, gioioso.
Le sue dimissioni sono tuttavia paradossali perché davvero tutto il Parlamento ha appoggiato la sua misura, dal leader Labour Jeremy Corbyn all’acerrimo euroscettico Jacob Rees-Mogg, i quali sono stati addirittura i primi firmatari dell’emendamento. Costa, però, paga l’aver messo in difficoltà il governo con la sua azione, meritevole ma “anarchica” e fuori dagli schemi: martedì Theresa May aveva definito l’emendamento “non accettabile” (sia per ragioni formali sia perché riteneva l’argomento parte integrante delle sue negoziazioni complessive con l’Ue) ma temendo di scatenare un caso pericoloso per la sua reputazione ieri l’esecutivo ha fatto un clamoroso dietrofront e il ministro dell’interno Sajid Javid ha smentito persino la premier, dicendo ai giornalisti: “Ma certo che lo appoggeremo l’emendamento, chi ha mai detto di no?”.

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