Se anche un personaggio egocentrico e con un delirio di onnipotenza come Roberto recchioni è contro il sessismo e l'uso che se ne fa delle donne nel marketing è buon segno

L'immagine può contenere: 2 persone, persone sedute


Oggi sono stato all'Eicma.
Tranquilli, non vi parlerò delle moto più o meno interessanti che ho visto ma di donne.
Ecco, come dire: non ce n'era nessuna.
Cioè, c'erano, ma non tra il pubblico (già numerosissimo, nonostante fosse ancora una giornata dedicata ai professionisti del settore).
Le donne, invece, stavano solo arrampicate in posizioni scomode sulle moto, vestite quasi di niente (di sicuro, non di abiti per poter andare in moto), a sorridere stando ferme per tutto il giorno. mentre la gente faceva la foto a loro e alla moto su cui avevano poggiato le, generalmente spettacolari, chiappe.
E poi il settore si interroga sul perché ci sono così poche donne motocicliste quando la maniera del settore di raccontare le donne è solamente come:

- ragazze ombrellino
- hostess da stand seminude
- zainetti o zavorrine (che sarebbero le fidanzate)

Almeno, nel mondo dell'automobilismo, le donne esistono.
Fanno dei prodotto pensati per loro e cercano di venderglieli non parlando mai delle componenti tecniche ma appellandosi allo stile, alla moda, alla connettività, al fatto che le auto per donne sono così facili da guidare che potrebbero guidarle anche le donne stesse.
E' una comunicazione becera e fuori tempo massimo ma, almeno, è un dialogo e, come tale, si può evolvere.
Invece, nel mondo delle moto, il dialogo con le donne non esiste e punto. Quindi, non c'è nulla che possa migliorare.
Per farvi capire, Motociclismo, la più antica e rispettabile rivista dedicata al settore, ancora oggi, puntuale come fosse natale, fa pezzi su "le ragazze dell'Eicma", "le ragazze ombrellino" e via discorrendo.
E volete sapere la cosa che fa più ridere in assoluto?
Che il segmento più maschio del motociclismo, quello delle supersportive, produce moto che sarebbero guidate molto più comodamente da donne che da uomini.

Comunque, vi giuro, uno spettacolo di una miopia avvilente.

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