20.9.19

invece di protestare e lamentarsi per i licenziamenti alla Rw fabbrica di delel bombe nella guerra in yemen si ritornasse a fare i contadini ? la storia di Antonio Occhioni da cuoco ad ortolano bio

non esistono più le mezze misure .Se un  discorso serio fatto su  questa  pagina     facebook a cui  partecipo

invece di lamentarsi pensino che ci sono tante terre incolte che aspettano d'essere coltivate da quelle parti.e che se si vuole non si rimane senza lavoro

LANUOVASARDEGNA.IT
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ottiene    risposte come queste  


Stefania De Prai Facile fare battute spiritose quando non sei tu quello che ha una famiglia da mantenere e si è perso il lavoro (e in una regione depressa come la Sardegna trovarne un'altro non è facile...) Non lo trovo molto simpatico.

Nessuna battuta  , almeno non in questo caso  , ma  una verità scomoda  . Chi lo dice   che  fare  il contadino    sia dequalificante .  Mio padre  ed  mio zio   sono stati mantenuti agli studi   da mio nonno  che   prima di lavorare  all'Inail   faceva  coso  come i  bisnonni ,  l'ortolano ed  il contadino  . Ed  mio padre   ha sempre lavorato in campagna  prima di convertirsi e creare  un vivaio  ed un negozio di fiori   .  Nonostante  le  disgrazie e  le  calamità  :   dell'incendio  del 1983 ed  la nevicata del 1986 
La sardegna  prima delle   chimere industriali della petrol chimica  a Porto torres  , Ottana  ed  macchiareddu   e poi     del turismo rapina  con la  costa  smeralda e  porto rotondo e  la  deturpazione delle coste    , con le  basi    ed  i poligoni  militari  ed  ora  con il mater olbia ha sempre      vissuto di pastorizia  ed   agricoltura  . Ora  che  i modelli imposti , alcuni  morti e  falliti  ,diventati cattedrali nel deserto o  quasi ( le industrie  )  o  proprietà privata  o  di rapina (  la speculazione delle coste  )  o d'avvelenamento  (  i poligoni  e  le basi militari  )  ed  ora   la    privatizzazione della sanità  a scapito di quella pubblica  con il mater olbia   . Penso che  l'unica soluzione sia il ritorno ala terra  .  

Ed  peer questo che        riporto questa  storia    tratta   dalla nuova sardegna del 18\9\2019 magari può essere   da  spunto   per  i giovani     che vi lavoravano  o le loro famiglie  a   non vivere  solo di sussidi  \  reddito di cittadinanza  e   magari riuscire  a  trasformare   \  riconvertire   con la creazione  di    una cooperativa  \  consorzio    l'industria delle  armi in un  industria  di conserve  o  altro legata   ai prodotti del territorio


 Da cuoco a ortolano bio: la nuova vita di Antonio Santa Teresa, dopo anni dietro i fornelli della rosticceria si è dedicato alla terra. Con il suo negozietto trainato da un trattore vende i prodotti nelle vicine frazioni                                     di Walkiria Baldinelli






SANTA TERESA. Ortolano per scelta. Antonio Occhioni, 56 anni, da un lustro ha cambiato vita: tolto il cappello da cuoco che indossava nella sua rosticceria, ha deciso di dedicarsi alla terra. E in un ettaro di terreno coltiva prodotti genuini e biologici. Durante la settimana, con il suo casottino realizzato su un carrello trainato da un trattore – entrambi furono fabbricati nel 1968 – , fa la spola tra il suo orto a Porto Pozzo in cui abita, e la vicina frazione di San Pasquale. Una filiera corta apprezzata da residenti, visitatori e turisti, soprattutto nel periodo estivo. Il suo “negozio” ambulante non passa inosservato e per molti è diventato un'attrazione: immancabili i selfie scattati per ricordare le vacanze in terra gallurese o davanti alle cassette della verdura. Sul trattore c'è un via vai di bambini, quasi tutti raccontano di non esserci mai saliti. C'è anche chi tiene in mano un modellino di questo mezzo agricolo e chiede di potersi sedere su questo di colore arancio parcheggiato in uno spiazzo che costeggia via Nazionale, la statale che taglia in due il paese di Porto Pozzo. Oltre a essere fonte di attrazione è diventato anche un “dissuasore” naturale di velocità per gli automobilisti che di solito sfrecciano lungo questa arteria di collegamento. Alla vista della colorata casetta delle verdure su ruote, rallentano la loro corsa. «Ho scelto un mestiere che mi fa sentire libero – spiega Antonio –. Amo la vita di campagna, ho un ettaro di terreno che coltivo da almeno dieci anni, con una guardiana d'eccezione: Nuvola, la mia cagnolina. Lavoro all'aria aperta, dalla produzione alla vendita ambulante, senza sosta. Sono sempre stato a contatto con i clienti, sino al 2015 avevo una rosticceria. Nelle ore di chiusura ogni giorno mi recavo nel mio paradiso agricolo, dove coltivavo uno dei miei sogni più grandi: diventare ortolano». Una passione nata con Antonio, a cui però non aveva mai dato seguito. «Eppure già a otto anni volevo fare questo mestiere. Un lavoro duro e difficile, ma ricco di soddisfazioni. Basta stringere le mani delle persone affezionate ai miei prodotti. Arrivano a Porto Pozzo o a San Pasquale da ogni parte della Gallura per fare acquisti».

Dopo aver rimesso a nuovo il trattore e il carrello immatricolati 51 anni fa, ora Antonio sta studiando il modo di poter usare anche durante la stagione invernale inverno il suo negozietto ambulante. E di aggiungere un’altra tappa al suo mercatino: Santa Teresa. «Cinque anni fa sono stato uno dei primi ortolani a chiedere la licenza per il commercio itinerante – racconta con orgoglio –. Ma posso vendere direttamente anche dove ho l’orto». Nelle cassette di legno c'è la verdura di stagione: patate, pomodori, zucchine, melanzane, fagioli, aglio e cipolla. Appesi alle pareti gli oggetti simbolo del suo percorso da ortolano. «Vecchi cestini impagliati o di pelle, con disegni raffiguranti i costumi tradizionali

sardi – spiega –. Questa vecchia bilancia, la falce che uso per tagliare il grano. Insomma, tutti oggetti che hanno segnato il percorso di quello che oggi è diventato il mio mestiere. Un mestiere ricco di soddisfazioni, una scelta di vita che rifarei. Non ho nessun rimpianto».

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