andata all'inferno e ritorno la battaglia di silvia piga contro l'anoressia

ieri  sera   è avvenuta  ed   sarebbe continuata per  ore     visto il grande interesse  suscitato  e  la  grandissima presenza di pubblico    in particolare di adolscienti  con  i genitori  a #tempiopausania nella #libreriabardamù la bellissima presentazione del coraggiosonon retorico ed diretto libro #lamicadimiafiglia 
di Silvia Piga sulla sua discesa all'inferno e la risalita e fuoriuscita dal #anoressia . FNCL AI #PROANA #PROANORESSIA . Ecco il mio reportage fotografico .Auguri all'autrice per il suo percorso fatto e futuro e a Luana Scanu sua presentatrice.  
Un libro quello di Silvia  P  duro ed  crudo  , ma  con un messaggio di speranza  . Infatti  , secondo  questo articolo  di  www.olbia.it  , Vincere un mostro e trasformalo in un messaggio di speranza: è questo un po’ il sunto della vita di Silvia Piga, classe ’88: una donna minuta laureata in Lettere classiche e Scienze dell’educazione, sopravvissuta all'anoressia .
 Dal libro  , ma  anche  a  sentirla  parlare ,     Si intuisce la difficoltà del tuo percorso ma anche la gioia di aver ritrovato, come hai detto tu, i colori della vita. Un messaggio importante, per tutti. Un libro  senza filtri , ipocrisie  , tabù  , ma  sopratutto senza preconcetti   che  dice senza  giri di parole  che  l'anoressia  non riguarda  solo  :   le  ragazzine  che prendono   come  punto di riferimento  le modelle  di moda   ed la loro  magrezza imposta   (  anche  se  le  cose  stanno cambiando  anche   se  ci sono ancora  delle resistenze  )  ,  ma  anche   ragazze (  anche  se   di  meno )    ragazzini . ed    che  non hanno  questo modello  a cui ispirarsi  . Infatti la  sua  caduta  nell'inferno dell'anoressia   è dovuta  : << L’incontro poi con persone sbagliate mi hanno fatto più male che bene e,   nonostante i successi scolastici, sentivo di non essere  mai all'altezza. Dopo gli studi accademici avevo perso completamente la stima in me stessa  ritrovandomi in breve tempo in un tunnel ingestibile più grande di me >>. 







 Auguri all'autrice per il suo percorso fatto e futuro e a Luana Scanu sua presentatrice.  


Un libro quello di Silvia  P  duro ed  crudo  , ma  con un messaggio di speranza  . Infatti  , secondo  questo articolo  di  www.olbia.it  , Vincere un mostro e trasformalo in un messaggio di speranza: è questo un po’ il sunto della vita di Silvia Piga, classe ’88: una donna minuta laureata in Lettere classiche e Scienze dell’educazione, sopravvissuta all'anoressia. Dal libro  , ma  anche  a  sentirla  parlare ,     Si intuisce la difficoltà del tuo percorso ma anche la gioia di aver ritrovato, come hai detto tu, i colori della vita. Un messaggio importante, per tutti. Un libro  senza filtri , ipocrisie  , tabù  , ma  sopratutto senza preconcetti   che  dice senza  giri di parole  che  l'anoressia  non riguarda  solo  :   le  ragazzine  che prendono   come  punto di riferimento  le modelle  di moda   ed la loro  magrezza imposta   (  anche  se  le  cose  stanno cambiando  anche   se  ci sono ancora  delle resistenze  )  ,  ma  anche   ragazze (  anche  se   di  meno )    ragazzini . ed    che  non hanno  questo modello  a cui ispirarsi  . Infatti la  sua  caduta  nell'inferno dell'anoressia   è dovuta  : << L’incontro poi con persone sbagliate mi hanno fatto più male che bene e,   nonostante i successi scolastici, sentivo di non essere  mai all'altezza. Dopo gli studi accademici avevo perso completamente la stima in me stessa  ritrovandomi in breve tempo in un tunnel ingestibile più grande di me >>. 
“Mi sono ammalata dopo l’esame di maturità – racconta la scrittrice sempre  al sito Olbia.it -. Ho bellissimo ricordi della  mia  un’infanzia meravigliosa attorniata dall'amore della mia famiglia, ma il confronto con il mondo esterno mi ha delusa rispetto alle aspettative e nella mia vita . “Sono stata malata circa 11 anni e fin quando non ho iniziato a stare male non conoscevo neppure il mio peso. Non era per me un’ossessione  quindi non non lo facevo regolarmente .Certo è che ero in salute. Ricordo che il peso più basso che ho visto  indicato sulla bilancia è stato quello di appena  27 chili”.

IL giorno della  presentazione  del  siuop libro a  tempio  pausania   , le  stavo per  chiedere    cosa si sente di consigliare alle famiglie e a coloro che stanno vivendo una situazione simile alla sua ma   sono stato bruciato sul tempo   dalle  sue  parole  : <<  Per i Dca la terapia prevista in Italia a mio parere è in parte contro producente: ospedalizzazione, nutrizionisti, psichiatri. La malattia non si combatte mettendo in pausa la vita e dedicandosi solo ad un tour fra centri di cura e sedute di psichiatria >>. Infatti anche  a mio  parere   visto  che   soffro   , non d'anoressia  ,  ma  di  disturbi alimentari  si curano con un approccio più educativo orientato allo sviluppo della resilienza, fatto di obiettivi concreti e  realizzabili ,  come ha  spiegato    durante  la presentazione  la  stesa  Silvia    : <<  La fame interiore è più grande della fame del corpo e si cura con le relazioni sociali, i progetti, l’agire. Il corpo è un mezzo attraverso il quale si manifesta un dolore indescrivibile ma curare il corpo senza contemplare la mente e il cuore, è come mettere un cerotto su una fontana che sgorga acqua h24  >> . 

È un fiume in piena mentre racconta del suo vissuto. Traspare tutto il suo desiderio di metter in guardia le persone per preservarle dal dolore : <<  La terapia psicologica è fondamentale, io ho avuto un magnifico medico psicologo che mi ha guidata a riappropriarmi di me stessa e l’alimentazione è stata una meta non posta all'inizio del mio percorso, quanto piuttosto un obiettivo da raggiungere passo dopo passo.La normale conseguenza di un percorso di guarigione emotiva >>  . Mi  ha  fatto capire   meglio  il fumetto  
Mater Morbi di Roberto Rechioni  [  foto  a  sinistra ] visto  che   sempre  secondo lei    << Credo non si possa chiedere ad un paziente che utilizza il disturbo alimentare per manifestare il suo dolore di rinunciare a quello come prima cosa, senza prima aver affrontato le cause scatenati”.>>  Fra  i passi   più duro che      sideve  affrontare  ,  non solo per  l'anoressia  . ma per  tutte le  malattie   , c'è quello di   non  identificarsi più con la malattia e capire che   si può  essere  se stessi   anche senza quella parte. E dopo ovviamente trovare il coraggio di buttarsi e tentare   . 


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