12.1.21

mi sa che non basta più il 27 gennaio le merde nazi fasciste agiscono prima Svastiche e insulti antisemiti: su Zoom l'irruzione neofascista contro il libro "La generazione del deserto" della scrittrice Lia Tagliacozzo e Auschwitz, “Il vaccino rende liberi”: l’ignobile post e le sterili giustificazioni del consigliere Marco Ferrara

se questo è il prologo cosa sarà , ovviamente sullo stesso piano in quanto sono due fatti storici anche se intrinsechi di aberrazioni ideologiche e consecutivi ma divergenti , la settimana della memoria ( 27 gennaio ) e di quella del ricordo ( 10 febbraio ) . Speravo che come già detto precedentemente in : << speriamo che il QAnon italiano e i loro seguaci non ripetano nella giornata della memoria ( 27 gennaio ) quanto fece Alessandro Meluzzi su twitter l'anno scorso con l'immagine del cancello di Auschwitz >> non ci fossero cose del genere.  Invece  si  sono verificati  due  incresciosi fatti  . 
Il primo

  da  https://roma.repubblica.it/cronaca/ 11\1\2021  e   da  repubblica  del   12\1\2021


Svastiche e insulti antisemiti: su Zoom l'irruzione neofascista contro il libro sulla Shoah

                                                    di Viola Giannoli

Un'incursione vera e propria, studiata, organizzata, violenta - come fosse in una sala, ma andata tutta in onda online - da parte di un gruppo rimasto anonimo ma contro cui ora partirà una denuncia alla polizia postale. È accaduto durante la presentazione del volume "La generazione del deserto" della scrittrice Lia Tagliacozzo: "È stato scioccante"


Lia Tagliacozzo 

Insulti antisemiti, urla, minacce, svastiche, immagini di Hitler. Tutto durante la presentazione di un libro sulla memoria della Shoah e l'uso che di quella memoria si può fare oggi, come strumento di civiltà.
È accaduto domenica in diretta Zoom quando Lia Tagliacozzo - scrittrice, giornalista, autrice di "La generazione del deserto", edito da Manni - aveva appena preso la parola per discutere della sua ultima opera in un incontro online organizzato dall'Istituto piemontese per la storia della Resistenza in collaborazione con il Centro di Studi ebraici di Torino
A raccontare l'accaduto sono stati per primi i suoi due figli, su Facebook, scioccati, arrabbiati, disgustati da quanto avvenuto in rete. "Un gruppo di persone organizzate - scrive Sara, 20 anni, romana - sono entrate in massa nella riunione Zoom della presentazione, mentre stava parlando mia madre. Zittendola. Hanno iniziato ad urlare "ebrei ai forni", "sono tornati i nazisti" ,"vi bruceremo tutti", "dovete morire tutti". Impostando come foto identificativa immagini di Hitler e svastiche enormi".
                      La copertina del libro di Lia Tagliacozzo, edito da Manni

 Un'incursione vera e propria, studiata, organizzata, violenta - come fosse in una sala, ma andata tutta in onda online - da parte di un gruppo rimasto anonimo ma contro cui ora partirà una denuncia alla polizia postale.
"Mi era già successo - aggiunge Sara - in altri contesti non ebraici di trovarmi in situazioni di tensione e anche di scontro con gruppi fascisti e neonazisti. Questa volta è stato diverso. Questa volta era diretto proprio a me, proprio a "noi", per il fatto di essere ebrei. Non mi era mai successo. Non così. Non mi hanno mai augurato di finire nei forni. Non davanti alla mia mamma".
Quando Lia raccontò a sua figlia, per la prima volta, la storia della loro famiglia, deportata durante il rastrellamento del Ghetto e tradita, in un altro episodio, da persone che credevano amiche, "iniziai a piangere disperata - racconta ancora Sara - E mia mamma mi disse: 'Non dobbiamo essere tristi. Dobbiamo essere arrabbiate'. Ebbene sì, oggi mi si sta rompendo il cuore... Dalla rabbia"."
Oggi - dice la ragazza - ho capito quanto sia importante non chinare la testa, costruire un mondo in cui i fascisti che mi vogliono nei forni spariscano".
Non abbassare la testa, andare avanti, come ha fatto sua mamma e gli altri organizzatori del dibattito: "È stato scioccante ma non ci hanno fermato, la nostra presentazione è andata avanti, abbiamo continuato a parlare, a ragionare. Mentre loro, dopo due minuti, sono stati allontanati: loro hanno perso, noi abbiamo vinto".
La vittima dello zoombombing di domenica: "Bussarono a questa stessa porta durante il rastrellamento del Ghetto, per portare via la mia famiglia, dimezzata nei campi di concentramento. Ma stavolta hanno fallito". La figlia: "Non mi era mai capitato che mi augurassero di finire nei forni"
"I nazisti mi sono entrati in casa un'altra volta, come fecero quando bussarono a questa stessa porta, il 16 ottobre del '43 durante il rastrellamento del Ghetto, per portare via la mia famiglia, dimezzata nei campi di concentramento".
Stavolta è successo in maniera certo incomparabilmente drammatica, ma comunque oltraggiosa, violenta, inquietante su Zoom, durante la presentazione del libro sulla memoria della Shoah La generazione del deserto (Manni editore) di Lia Tagliacozzo, scrittrice e giornalista romana ed ebrea, nipote di deportati ad Auschwitz, figlia di due sopravvissuti all'Olocausto.
È stata Sara De Benedictis, vent'anni, a sua volta figlia di Lia, a raccontare su Facebook l'irruzione neofascista: "Domenica un gruppo di persone organizzate sono entrate in massa nella riunione Zoom mentre stava parlando mia madre. Hanno iniziato ad urlare 'ebrei ai forni', 'sono tornati i nazisti', 'vi bruceremo tutti', 'dovete morire' ".
Un'azione studiata, organizzata, e codardamente anonima: al posto dei nickname i cognomi di famiglie ebraiche per farsi accettare dagli organizzatori - l'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e il Centro di studi ebraici di Torino -; al posto delle foto immagini di Hitler e svastiche. Almeno una decina gli incursori, voci giovani, ora denunciati alla polizia postale per risalire alla loro identità.

Uno zoombombing - così si chiama il fenomeno sempre più dilagante - di stampo fascista e razzista, a Roma già accaduto ad esempio a novembre durante un dibattito sui rider organizzato dal Pd. Solo "l'ultimo degli episodi inquietanti di questi giorni" secondo la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, "che dimostra come non si debba abbassare la guardia. L'antisemitismo sul web non è il terreno di qualche folle isolato, ma una rete organizzata che va repressa e non sottovalutata".
A scioccare i partecipanti è stata la modalità del blitz e la violenza dei contenuti. "In altri contesti mi era già successo di trovarmi in situazioni di tensione e scontro con gruppi fascisti e neonazisti - si sfoga Sara - Ma questa volta, seppur dietro uno schermo, è stato diverso: era diretto proprio a me, a "noi", per il fatto di essere ebrei. Non mi hanno mai augurato di finire nei forni. Non davanti alla mia mamma"
Quella mamma che, quando Sara aveva 8 anni, le ha raccontato per la prima la storia della sua famiglia: "Iniziai a piangere, non ci potevo credere e lei mi rispose 'Non dobbiamo essere tristi. Dobbiamo essere arrabbiate'. Oggi mi si sta rompendo il cuore dalla rabbia. E ho capito che sta a me costruire un mondo in cui chi mi vuole nei forni sparisca", dice ancora sconvolta.
L'azione del manipolo di fascio-hacker è durata appena due minuti. "Una brutta storia - dice Lia Tagliacozzo - ma non hanno vinto: loro sono stati allontanati, noi abbiamo continuato a parlare. Questa credo sia la morale: non me l'aspettavo, è stato inquietante ma hanno fallito, non ci hanno impedito di fare quello che volevamo. Davanti alla violenza bisogna andare avanti a discutere e difendere i diritti".



fatto non nuovo , ma non per questo da sminuire e da prendere sotto gamba in quanto ad ogni presentazione o ricordo d'eventi o altre manifestazioni non necessariamente legati alla storia del fascismo o della 2 guerra mondiale ci sono interruzioni ed insulti di fascisti o o loro simpatizzanti come dimostra cio che è avvenuto a novembre dell'anno scorso ( qui maggiori dettagli ) durante un'iniziativa online sui rider organizzata da circolo Giustizia del Pd. Tra gli ospiti dell'evento "Garanzia e diritti, la tutela dei nuovi lavori, rider e tematiche dello sfruttamento" c'erano anche la consigliera regionale e presidente della commissione Lavoro Eleonora Mattia e l'avvocata penalista Cristina Michetelli.


il secondo ed è questo quello più grave ( senza sminuire la gravità del primo ) da https://www.frosinonetoday.it/politica/ 11 gennaio 2021 10:30


Auschwitz, “Il vaccino rende liberi”: l’ignobile post e le sterili giustificazioni del consigliere Marco Ferrara

Auschwitz, “Il vaccino rende liberi”: l’ignobile post e le sterili giustificazioni del consigliere Marco Ferrara

Parola alla difesa: "Un concetto espresso male"

Nel frattempo, tra lo sdegno del web e facendo balzare inevitabilmente il Capoluogo ciociaro ai disonori della cronaca nazionale, è stato duramente attaccato dal Pd nazionale, regionale e provinciale, dal resto della sinistra nonché dalla comunità ebraica. D’altro canto, il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani, coordinatore provinciale della Lega, ha stigmatizzato a suo modo il post di Ferrara: “Ha espresso male il concetto del dolore e per questo ha chiesto scusa”. Il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, invece, ha preso nettamente le distanze: “Non fa parte del gruppo FdI Frosinone - ha precisato l’assessore Pasquale Cirillo e i consiglieri Domenico Fagiolo, Maria Rosaria Rotondi e Thaira Mangiapelo - bensì di una lista civica”. 
Le accuse da sinistra: a Ferrara ma anche al "trumpista" Gizzi 
Ai democrat, a partire dal deputato Emiliano Fiano, noto per il suo attivismo contro il neofascismo, le scuse e le prese di distanza non bastano: vogliono la sua testa. Al pari di Possibile Frosinone, rappresentato da Anna Rosa Frate, nonché della consigliera regionale Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti) e del coordinatore del movimento Pop Sergio Grossi: “Nel giro di due giorni - hanno creato un parellelo - prima il bizzarro delirio sovranista a favore di Trump dell’assessore alla cultura di Ceccano Stefano Gizzi. Poi l'aberrante fotomontaggio del cancello di Auschwitz in chiave negazionista”. In quanto a Gizzi, si parla della sua giustificazione delle tesi complottiste di QAnon sulle elezioni Usa e del violento assalto a Capitol Hill, sede del Congresso americano, nel giorno dell’Epifania. 

Il post dell'assessore alla Cultura di Ceccano Stefano Gizzi-2


Ferrara tenta di giustificarsi e rincara un po’ la dose 
“Preciso che il post che ho pubblicato era a titolo personale, non riguardava nè la "Lista per Frosinone" nè alcun partito politico nazionale, il post è stato da me semplicemente condiviso su Facebook senza testo scritto, preciso che la realizzazione del fotomontaggio non è stata opera mia ma di un altro utente di Facebook. Ho voluto semplicemente fare riferimento alle sofferenze che stiamo vivendo in questo periodo e al fatto che sono per la libertà nella scelta di vaccinarsi o meno con il vaccino anti-coronavirus. Se il governo italiano imponesse questo vaccino come obbligatorio, coloro che decidessero di non vaccinarsi potrebbero essere emarginati o addirittura perseguitati da leggi illiberali”. 
“Chiedo scusa a tutta Italia per avere espresso male il concetto di dolore, accostando in modo inopportuno due eventi tristi quali la pandemia e le persecuzioni nei campi di concentramento. Considero l'olocausto il maggiore crimine che è stato perpetrato ai danni dell'umanità e sono contro ogni forma di persecuzione e di discriminazione degli esseri umani. Sono contro anche a un'eventuale discriminazione e "persecuzione" che si dovesse andare a determinare, nei prossimi mesi, nei confronti di coloro che sceglieranno di non vaccinarsi contro il Covid19: sono liberi di non farlo, allo stesso modo di chi decide liberamente di vaccinarsi”. 
Zevi (Hans Jonas): “Ancora indietro per il vaccino contro gli idioti” 
Così Tibia Zevi, presidente dell’Associazione di cultura ebraica Hans Jonas: “Sì, il vaccino per il Covid ci riconsegnerà la libertà di poter tornare a vivere come amiamo. Riguardo il vaccino contro gli idioti invece è evidente che siamo ancora molto indietro. Nota di colore: il consigliere comunale in questione poteva essere di qualsiasi partito e invece guarda caso appartiene a Fratelli d’Italia”. 
A ruota gli “Amici di Israele”: “Ha utilizzato la scritta posta all’ingresso del Lager di Auschwitz, come in altri Lager nazisti, per mostrare a tutti non solo il suo estremismo no vax, ma anche la vergognosa mancanza di rispetto di una certa parte politica, nei confronti della sterminio programmato e realizzato di milioni di persone la cui unica colpa era stata quella di nascere ebrei o Sinti o di essere omosessuali o Testimoni di Geova o altro, e dunque nei confronti di una delle più grandi tragedie umane mai vissute. È vergognoso. Purtroppo questa è una parte della destra italiana. Anzi non solo italiana”. 
L’attacco del Pd nazionale, regionale e provinciale 
“’Il vaccino rende liberi’ scritto davanti al campo di Auschwitz è il fotomontaggio più vergognoso e aberrante che un uomo potesse fare - ha postato il deputato Fiano, per conto del Pd nazionale - Oggi l'ha realizzato Marco Ferrara, politico di Fratelli d'Italia, che ha utilizzato la scritta posta all’ingresso del Lager di Auschwitz, come in altri Lager nazisti, per mostrare a tutti non solo il suo estremismo no vax, ma anche la vergognosa mancanza di rispetto di una certa parte politica, nei confronti della sterminio programmato e realizzato di milioni di persone la cui unica colpa era stata quella di nascere ebrei o Sinti o di essere omosessuali o Testimoni di Geova o altro, e dunque nei confronti di una delle più grandi tragedie umane mai vissute. È vergognoso. Purtroppo questa è una parte della destra italiana. Anzi non solo italiana”. 
Sulla stessa lunghezza d’onda in quota Ciociaria, oltre al segretario provinciale dem Luca Fantini (“Non ci sono scuse, giustificazioni o travisazioni che reggano. Chiediamo subito le sue dimissioni”), anche i consiglieri regionali Mauro Buschini e Sara Battisti. Il primo ha richiesto un’immediata presa da distanza da parte del sindaco Ottaviani: “Questa volta, la prego, di dare una risposta seria, che metta da parte la sua ironia. Su questi episodi c’è poco da scherzare”. La Battisti, poi, non l’ha affatto gradita: “Io non mi aspetto le scuse da parte dei ‘fratellini’, la matrice è sempre quella. Mi aspettavo, però, che il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani prendesse una posizione più dura. A questo punto spero nelle dimissioni del consigliere”. 
Le parole di Ottaviani 
"Il Consigliere comunale Marco Ferrara ha espresso male il concetto del dolore e per questo ha chiesto scusa - ha commentato il primo cittadino di Frosinone - Ha poi chiarito che l'accostamento di due vicende tristi, davvero incommensurabili, la pandemia e l'eccidio del popolo ebraico, ha segnato pagine buie della storia contemporanea. La vera differenza, però, consiste nel fatto che la pandemia non si sa ancora se è originata dall'errore dell'uomo in un laboratorio, mentre l'eccidio dei fratelli ebrei è stato causato, certamente, dalla insana follia di alcuni, che rinunciarono all'intelletto e al dono di essere uomini". 
La replica di Frosinone in Comune 
Il consigliere Stefano Pizzutelli, immediatamente all’assalto di Marco Ferrara (“lo stesso consigliere negazionista che, però, in Consiglio comunale ci viene con la FFP2, perché negazionista in pubblico e prudente in privato”), si scaglia anche contro Ottaviani: “Per difendere il suo consigliere negazionazista interviene il sindaco con un comunicato capolavoro in cui afferma, in base, immaginiamo, a prove scientifiche inconfutabili, che il Covid sia nato in un laboratorio cinese. Ah già, giusto, oggi lo ha ripetuto Salvini ed il sindaco che di Salvini è un obbediente e umile soldatino, non può che aderire alla stessa tesi complottista”. “Benvenuti a Frosinone, benvenuti in Ciociaria - dichiara in conclusione - Benvenuti nel medioevo prossimo venturo”. 
Anche Frosinone Indipendente prende le distanze 
“Non ipotizziamo nessuna spiegazione plausibile – esterna il gruppo consiliare di opposizione formato da Fabiana Scasseddu, Marco Mastronardi e Daniele Riggi - Sono immagini di cui dobbiamo tenere memoria viva per quello che hanno rappresentato. A nostro avviso non sono eticamente "utilizzabili" in nessun altro contesto e per nessuna ragione. Prendiamo, altresì, le distanze da un comportamento reiterato poco idoneo a chi rappresenta, con il proprio ruolo, i cittadini della nostra città. Riteniamo che tutte le forze politiche presenti in Consiglio, vicine o lontane al Consigliere, debbano manifestare una posizione ferma che lo induca a rivedere le continue esternazioni che hanno inevitabilmente deragliato”.

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