Questa è una storia che non andrebbe raccontata ma urlata. Perché grida giustizia.il caso delle sorelle Rosa e Savina Pilliu,

come dice l'autore del post riportato sotto Questa è una storia che non andrebbe raccontata ma urlata. Perché grida giustizia. Una giustizia non riconosciuta dallo stato e dalla cosiddetta antimafia dei professionisti .
Ma   ora  basta chiacchere   e lasciamo parlare   l'articolo ma  prima    un link per  chi volesse  approfondire   a  vicenda   https://www.nextquotidiano.it/pif-libro-sorelle-pilliu-mafia-beffa-stato/
Tutto ha inizio a Palermo, nel 1990, quando Pietro Lo Sicco, costruttore in odor di mafia, si mise in testa di costruire un palazzo di sette piani in via del Bersagliere. Ma, per farlo, aveva bisogno di buttare giù le casette di fronte. Con mezzi leciti o illeciti riuscì a ottenerle e ad abbatterle tutte. Tutte meno una, quella di Rosa e Savina Pilliu, due sorelle sarde trapiantate in Sicilia che decisero di non cedere a quell’atto di sopraffazione, nonostante fusti di calce recapitati in negozio, corone di fiori sotto casa e altre intimidazioni esplicite.
Di fronte alla tenacia delle sorelle Pilliu, Lo Sicco si inventò che quel terreno era già suo, grazie anche a una mazzetta fatta scivolare a un assessore, e cominciò a demolire tutte le casette per costruire il palazzo, che nel frattempo era già passato da sette a nove piani.Ma anche in questo caso Lo Sicco dovette fermarsi di fronte all’orgoglio incrollabile delle due sorelle, che avviarono allora una battaglia legale per fermare le ruspe. Una battaglia che durerà per 30 anni, durante i quali le sorelle hanno lottato e vinto in tutti i tribunali, ottenendo l’arretramento del palazzo ma anche, grazie al loro decisivo contributo, la condanna di Lo Sicco a 7 anni per associazione mafiosa e un risarcimento civile di 750mila euro.E qui arriva la beffa atroce perché non solo non hanno mai visto neanche un euro, né da Lo Sicco (nel frattempo espropriato di tutto) né dal fondo vittime di mafia, che sbatté loro le porte in faccia nonostante prove di ogni genere, ma - tenetevi forte - si sono viste anche recapitare dallo Stato una cartella esattoriale da quasi 23mila euro, pari al 3% di tasse su un risarcimento che non hanno mai ricevuto né, forse, riceveranno mai. Ecco cosa resta a queste due sorelle dalla schiena dritta per aver combattuto, nei fatti e nei tribunali, mafia e corruzione per 30 anni: una tassa da 23.000 euro. Loro che hanno vinto la loro battaglia decennale contro la mafia, ma hanno dovuto piegarsi a uno Stato ottuso e iniquo. Ed è qui che entra in gioco l’uomo nella foto


noto a tutti come Pif, anche lui palermitano. Che, insieme a Marco Lillo, ha scritto un libro dedicato a questa battaglia di coraggio e di civiltà, ma, come spesso gli capita, è andato oltre, provando a cambiare il finale di questa storia: l’intero ricavato del libro, “Io posso: due donne sole contro la mafia” sarà, infatti, interamente devoluto alle sorelle Pilliu. Non solo. L’ambizione è quella di ricostruire quelle palazzine distrutte e affidare gli appartamenti di Lo Sicco ad associazioni antimafia. Un atto di riparazione culturale. Un modo per celebrare due italiane di cui essere orgogliose. Un degno finale per una storia indegna.

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