1.11.14

Il calcio controlla le masse più dell'eroina

premetto  che  ero troppo piccolo. avevo circa  6 anni  ed  quindi ho ricordi vaghi   su quel mondiale . Ma   però   vedendo  come  si parla  d'esso in tutte le  trasmissioni  w e nei ricordi  della gente  che lo ha vissuto  , compreso  l'autore dell'articolo , dovette essere  un mondiale  mitico e  trascinante

Ma  ora basta  rubare  spazio ai post  dei compagni di  viaggio  \  di strada    e   facciamo iniziare  'sto post


 . 
Il gol di Paolo Rossi che ci fece vincere il mondiale

Spagna         1982
Italia-Brasile 
















di Matteo Tassinari

Fa caldo allo stadio Sarda di Barcellona, in quell’epico e al contempo lunedì, 5 luglio, anno d. C. 1982. Vampate trasparenti salgono dall'erba. Folate di vapore giungono dai tubi dell'aria condizionata per quelli delle tribune. Linee bianche che segnano il campo. Tracciati di riti magici? All'inizio del secondo tempo, sul campo è passato ondeggiando inclinato, un aquilone che sembrava una medusa lunga o una stella cometa che segnano sempre il presagio di qualcosa. Qualcosa di potente. Ma cosa? Mancano due minuti. Il numero 11 Eder batte la punizione, da sinistra. Un brasiliano misterioso sguscia nell'area italiana. Colpisce la palla di testa e quella schizza verso l'angolo destro della porta di Zoff. Impossibile prenderla. I coleotteri invocano le tenebre.
L'eleganza di Socrate,
filosofo del calcio
   Cinque  
secondi
senza     fiato
Il tempo si ferma nella mente. Si, sono secondi sull'orologio, ma ore nell'anima. Sono quarantaquattro anni che l'Italia non batte il Brasile in una partita del campionato del mondo. C'è troppa emotività, i brasiliani, più carioca la chiamano magia. E ora ci siamo quasi. Solo che la palla sta volando verso la porta di Zoff, angolatissima. Al Brasile basta un pareggio per accedere alla semifinale. Se la palla entra, noi usciamo, com'è vero il contrario. Zoff si sbilancia in un balzo incredibile in avanti, ma anche all'indietro, non lo so, come tromba abbia fatto, so solo che fece un balzo degno di una pantera. Non ha senso che l'abbia fatto. Anche se ancora oggi molti si chiedono cos’abbia fatto. Non può averla presa. Invece la prende. Ricade con la faccia rivolta alla porta, avvinghiato alla palla. Una parata all'indietro. Ma dove ricade esattamente? Forse la palla ha varcato la linea di pochi centimetri. Forse no? Ma nessuno si assume di prendere una decisione qualsiasi. Passano cinque secondi che sembrano la trama di un film, talmente sono lunghi e inconclusi. Tutti si aspettano dall'arbitro un cenno. Non diede il gol e a noi ci andava troppo bene. Ma ad onor del vero, la palla non entrò tutta, come il regolamento vuole, anzi più della metà e non la passò quella fottuta riga bianca come una striscia di coca difesa dal granitico Zoff!
La Selecao più forte di tutti i tempi

Nando Martellini,
telecronista della partita























Nando ammutolisce. Forse è gol. I brasiliani alzano le braccia, le immergono senza saperlo dentro nuvole di moscerini invisibili, persi nel sogno di un mondo umido. Si vede bene Socrate, il tacco di dio, che esulta. Ora le cose sono tornate al loro posto. I moscerini ronzanti si dissolvono. Ma come era andata, dall'inizio? Non pretenderete che vi racconti tutto. Lo voglio fare solo dai confini del tempo e dello spazio del mistero calcistico. Comunque. Tutti pensavano che l'Italia avrebbe perso, contro la "febbre gialla oro", la mitica Selecao." La squadra italiana era da tempo avvolta nel silenzio stampa, come reazione alle critiche feroci. Nessuno parlava, a parte Zoff. Che comunque era taciturno. Protetti dal silenzio avevamo battuto l'Argentina di Maradona. Adesso, sul terreno compatto del Sarda, le palle rimbalzanti schizzavano come missili preventivi. Bearzot, con la giacca a righine e la pipa in tasca, protendeva il capo come una tartaruga in cerca del sole, in attesa di prendersi la sua rivincita contro quelli che l’avevano deriso.
Il famoso urlo di Tardelli che portò l'Italia in vantaggio 2 a 1. Anche Leopardi s'inchinò
Mai         più 
un evento così
Ancora rimpiango il mondiale del 1982. Avevo daffare con le banderillas. Ricordo che nelle prime partite non andavamo bene e a parere mio pensavo che saremmo rientrati presto dalla Spagna, molto presto. Non fu così, come sempre sbagliai. In quel periodo dove le pere mi spuntavano da tutte le parti, mi sarebbe piaciuto avere un fratello, una sorella che mi tenesse per mano, e invece nulla. Solo muri. I genitori? Lasciamo perdere. La maggior parte dei tifosi prevedevano cattivi presagi. L’Italia va in vantaggio con Paolo Rossi. Il Brasile pareggia. Noi di nuovo in vantaggio con Rossi.
Rossi goleador Mundial 
A questo fottutissimo punto inizia la partita vera e propria, ricca di episodi e di risentimento per noi italiani. Soprattutto nel momento in cui Falcao, immenso che giocava nella Roma come una farfalla, elegante anche nel far fallo in gamba tesa. Falcao raccoglie una corta respinta di Scirea e dal limite dell’area di rigore sferra un destro, che spiazza cinque uomini nell’area di rigore, uno dei gol più belli, che per Zoff è imprendibile. Siamo sul 2 a 2. Loro in semifinale. Noi a casa. Il Brasile torna ad essere l’incubo gialloro, è presente. Zoff si mette le mani nei capelli e la voce di Nando Matrtellini diventa quella di un'intera nazione: "Ora non so come si potrà fare un altro gol al Brasile. Ma non riesco ad immaginare di perdere".

Il poeta Falcao


Il Brasile
non è domo.
Giancarlo Antognoni un minuto prima galoppava a centro campo. Passava la palla a Rossi, che la passava a Oriali, che la ripassava ad Antognoni di fronte alla porta. Antognoni calciava con tonda violenza in rete. Ma il gol veniva annullato per un falso fuorigioco. Chissà cosa sta pensando, adesso Antognoni, mentre guarda Zoff a terra, al confine con il gol, l’orgasmo della vita! Dalla qualificazione sicura all'eliminazione certa. Ma chi ha colpito quella maledetta palla di testa? Nando Martellini ha ripreso voce ma è ancora emozionato, prima dice che è stato Leandro, poi Isidoro.
Rossi, Bearzot, Zoff.
I determinanti
Ora Zoff si rialza e fa segno di no, con la mano, la palla non è entrata, dice. Il clamore è assordante, bestiale, infernale, tribale, fa male. Clacson e trombe. Durerà fino alla fine. In Italia c'è un'impennata di infarti. Una cicala evapora nell'aldilà. Dallo stadio del Sarda, dalle righe magiche del campo, emana una tensione spaventosa, che arriva intatta fino a qua in Italia, dove mi trovo io. Ma dove mi trovo io? Da dove sto guardando? Sono qui a Cesenatico con Fabio, cotti di mezzo grammo tosta, ma con la testa in Spagna in quel ring verde con 75 mila spettatori che t’alitavano sul collo, che buriada! Brucia il sole come i nostri nervi. È lontanissimo, irraggiungibile. La porta di un altro mondo. Qui, nell'aula di ferro, invasa dai moscerini ronzanti del metallo, vibrano le voci. Silenzio di tomba nei bar. Nei circoli e nelle case private dove tutta l’Italia è davanti alla televisione, pure le donne e bambine, pareva che un virus c’avesse contagiato a tutti e uniti senza saperlo volevamo tutti la sessa cosa: Italia campione del mondo di calcio. Solo quello.
Il gol che fece vincere la partita,
la prima volta che battemmo il Brasile in Mundial























Ma col Brasile,
come si fa? 
Anche la    squadra accusa il colpo e sembra che il Brasile debba fare gli ultimi venti minuti come una passeggiata. I giocolieri gialloverdioro continuano ad attaccare, anche se per loro il più era fatto. Ma il loro gioco e la loro mentalità calcistica li porta sempre a cercare il dribbling, lo spettacolo estremamente offensivo, la parabola con sinistro, vuole divertire la Torcida. Sulle tribune si ballava il samba e la torcida brasilera intonava canti e slogan di sostegno e di festa. Zoff aveva dovuto salvarci in un altro paio di occasioni e le cose si mettevano veramente male.
Il sinistro di Eder indimenticabile


I quattro passi


Fu proprio    su una rimessa di Zoff con le mani che Cabrini prova ad involarsi sulla fascia sinistra e dopo uno scambio con Conti lascia partire un cross nell'area brasiliana, che purtroppo era inesorabilmente vuota di giocatori italiani e quindi facile presa del loro portiere. Volendo emulare Zoff, il portiere carioca rinvia con le mani verso Cerezo e subito la difesa del Brasile sale verso il centrocampo come è uso nel loro gioco, Cerezo scambia con Junior, i due cercano lo scambio, ma succede l'imprevisto, Paolo Rossi intuisce e scatta appena il mediano del Brasile fa partire il pallone, lo intercetta e s’invola verso la porta. 
La potenza di 10.000 orgasmi
Campioni del Mondo
Campioni     del Mondo
Campioni    del Mondo

























Junior e Cerezo si gettano all'inseguimento, 20-30 metri palla al piede, Rossi è imprendibile alza la testa, vede il portiere brasiliano uscire dai pali e lascia partire un tiro che gonfia la rete alla sua sinistra. E GOL! Pur fuori di testa, capì che avevamo assistito ad un fatto clamoroso, forse mai accaduto nella storia del calcio. L’Italia non solo proseguiva il suo cammino alla conquista della coppa del mondo, ma avevamo battuto e cacciato fuori dai quarti di finale la Selecao, il Brasile per 3 a 2, forse il più bel Brasile mai esistito, travolto dall'Italia, sicuramente minore di quei Verde Oro. Disse Paolo Conti, a detta di tutti il Mundial, il più brasiliano del campionato Mondiale: "Se quella partita la rigiocassimo 10 volte la perderemmo per 9 volte, troppo forte quel Brasile".


1 commento:

Anonimo ha detto...

che bell'articolo

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