chi lo dice che per esssere poeti bisogna essere laureati ? la storia di Gaspare Mele – per i compaesani “tziu Gasparru” – è nato il 29 aprile 1911 a Orotelli, dove vive tutt'ora. Ha lavorato fin da piccolo, in campagna. Ha vissuto l’esperienza della guerra e per un breve periodo è dovuto emigrare per cercare lavoro. Infine è stato
capocantiere in una ditta che si occupava di strade ed acquedotti. La poesia è una passione che lo accompagna da sempre e che gli ha permesso di raccontare in versi i temi fondamentali della vita: l’amore, l’amicizia, la solidarietà, il senso del divino, il rispetto per la natura.
capocantiere in una ditta che si occupava di strade ed acquedotti. La poesia è una passione che lo accompagna da sempre e che gli ha permesso di raccontare in versi i temi fondamentali della vita: l’amore, l’amicizia, la solidarietà, il senso del divino, il rispetto per la natura.
da lamiaisola inserto settimanale della nuovasardegna del 2\3\2019
I misteri della mente, malgrado i ripetuti tentativi degli studiosi di scandagliarne gli abissi e lati più oscuri, rimangono tali. Ma sta forse anche qui l’aspetto più affascinante e ricco di sorprese che alimenta l’arcano. Per questo appare incredibile in un uomo di 107 anni, Gaspare Mele, di Orotelli, il connubio così duraturo con la poesia. E se tanti versi sono stati una certezza, una presenza continua mai venuta meno, colpisce profondamente, quasi fosse uno scherzo o un miracolo il suo ricordare una mattina al risveglio un’ottava cantata ben 90 anni prima con alcuni amici.
Insomma, in un’età dove
la maggior parte delle persone dimenticano, la sua memoria compie un autentico record in apnea per riesumare ricordi quasi secolari. Quella mattina la figlia a cui recitò spedito quei versi si emozionò e lui stesso volle scriverli per sicurezza. Parole dedicate al suo paese e a quel suo debutto quasi inconsapevole da vate. Le recita anche oggi con sicurezza accompagnandole con una mimica decisa e musicale. Salude Oroteddi bona zente/de istintu zenerosa e ospitale. Permittimi ch'in versos ti presente/custu saludu meu augurale!/No isco si so dignu veramente/de ti appagare in modu zeniale: ma custa est sa prima orta idda mia/chi m'intendes cantande in poesìa!/.
Un’esistenza declinata in versi quella di Gaspare Mele, oltre che al lavoro e alla famiglia allargata (ha avuto 8 figli e sedici nipoti). L’ultracentenario ha ancora voglia e spirito per recitare le sue odi a chi ha la pazienza e la fortuna di andarlo a trovare nella sua casa del paese di granito dove per l’intera giornata e da diversi anni ormai è riempito di affetto e di attenzioni da due figlie, Luisa e Badorica, entrambe infermiere per una vita nella capitale e tornate in paese per assistere l’anziano genitore. Così in attesa che la primavera riscaldi le giornate con quella luce che sa di rinascita, Tziu Gaspare trascorre il tempo davanti a un camino vivo. Sul tavolo tanti quaderni e libri, che ogni tanto rivede quasi a voler riallacciare un filo con quelle storie. Il suo viso è sereno seppure comprensibilmente lo sguardo e l’udito non sono più quelli di un tempo.
La mente sembra percorrere sentieri di gioventù o inseguire quelle rime che tante volte ha composto e poi fermato su carta. Impugnando una penna e poi, in età decisamente avanzata, quando intorno agli ottanta ha scoperto la macchina da scrivere. Uno strumento che ha imparato ad usare e a tenere in perfetto stato.
«Io penso che tutti quelli che fino ad oggi hanno provato a spiegare in modo scientifico la longevità non abbiano concluso ancora con argomenti esaustivi – dice il figlio Natalio, psicologo e psicoterapeuta –. Le neuroscienze, la psicologia e l'antropologia propongono diverse e interessanti ipotesi che tuttavia lasciano insoddisfatte troppe domande. Ci manteniamo allora su livelli meno nobili di ricerca e privilegiamo risposte sulla longevità di tipo pragmatico legate a fattori quali: il cibo o alimentazione, gli stili di vita, la comunità, la famiglia, l'attività motoria e la curiosità intellettuale». Anche a dicembre ha ordinato i suoi soliti 30 quintali di legna. Ha voluto controllare di persona la qualità e valutato il posizionamento nel solito angolo del cortile stando in piedi al freddo per una buona mezzora malgrado il parere contrario dei figli. Per poi tornare soddisfatto nel suo nido caldo sospirando e mormorando: «Bhe! Como s'ierru est securu!» (Ora l’inverno è al sicuro).
«Anche da questo episodio, la sua centralità, percepita e riconosciuta, il suo controllo sulle cose, ancora importanti per lui, lo fanno sentire presente, ma anche dentro un progetto di futuro – rimarca Natalio Mele –, anche questo sembra contribuire a dilazionare il tempo, la longevità».
Insomma, in un’età dove
la maggior parte delle persone dimenticano, la sua memoria compie un autentico record in apnea per riesumare ricordi quasi secolari. Quella mattina la figlia a cui recitò spedito quei versi si emozionò e lui stesso volle scriverli per sicurezza. Parole dedicate al suo paese e a quel suo debutto quasi inconsapevole da vate. Le recita anche oggi con sicurezza accompagnandole con una mimica decisa e musicale. Salude Oroteddi bona zente/de istintu zenerosa e ospitale. Permittimi ch'in versos ti presente/custu saludu meu augurale!/No isco si so dignu veramente/de ti appagare in modu zeniale: ma custa est sa prima orta idda mia/chi m'intendes cantande in poesìa!/.
Un’esistenza declinata in versi quella di Gaspare Mele, oltre che al lavoro e alla famiglia allargata (ha avuto 8 figli e sedici nipoti). L’ultracentenario ha ancora voglia e spirito per recitare le sue odi a chi ha la pazienza e la fortuna di andarlo a trovare nella sua casa del paese di granito dove per l’intera giornata e da diversi anni ormai è riempito di affetto e di attenzioni da due figlie, Luisa e Badorica, entrambe infermiere per una vita nella capitale e tornate in paese per assistere l’anziano genitore. Così in attesa che la primavera riscaldi le giornate con quella luce che sa di rinascita, Tziu Gaspare trascorre il tempo davanti a un camino vivo. Sul tavolo tanti quaderni e libri, che ogni tanto rivede quasi a voler riallacciare un filo con quelle storie. Il suo viso è sereno seppure comprensibilmente lo sguardo e l’udito non sono più quelli di un tempo.
La mente sembra percorrere sentieri di gioventù o inseguire quelle rime che tante volte ha composto e poi fermato su carta. Impugnando una penna e poi, in età decisamente avanzata, quando intorno agli ottanta ha scoperto la macchina da scrivere. Uno strumento che ha imparato ad usare e a tenere in perfetto stato.
«Io penso che tutti quelli che fino ad oggi hanno provato a spiegare in modo scientifico la longevità non abbiano concluso ancora con argomenti esaustivi – dice il figlio Natalio, psicologo e psicoterapeuta –. Le neuroscienze, la psicologia e l'antropologia propongono diverse e interessanti ipotesi che tuttavia lasciano insoddisfatte troppe domande. Ci manteniamo allora su livelli meno nobili di ricerca e privilegiamo risposte sulla longevità di tipo pragmatico legate a fattori quali: il cibo o alimentazione, gli stili di vita, la comunità, la famiglia, l'attività motoria e la curiosità intellettuale». Anche a dicembre ha ordinato i suoi soliti 30 quintali di legna. Ha voluto controllare di persona la qualità e valutato il posizionamento nel solito angolo del cortile stando in piedi al freddo per una buona mezzora malgrado il parere contrario dei figli. Per poi tornare soddisfatto nel suo nido caldo sospirando e mormorando: «Bhe! Como s'ierru est securu!» (Ora l’inverno è al sicuro).
«Anche da questo episodio, la sua centralità, percepita e riconosciuta, il suo controllo sulle cose, ancora importanti per lui, lo fanno sentire presente, ma anche dentro un progetto di futuro – rimarca Natalio Mele –, anche questo sembra contribuire a dilazionare il tempo, la longevità».
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