storie di gay che preferiscono nascondersi nel matrimonio etero e di famiglie gay

mentre   facevo la  raccolta  della  carta      ho trovato questa  lettera  scritta   a  Concita  de Gregoriio    ed ecco   un ricollegamento   al precedente post 
Una  storia  triste quella  qui riportata   che  fa (  dovrebbe  )   riflettere   come  ha  fatto con il sottoscritto che    credeva    che i gay ed le  lesbiche si nascondessero   nel  matrimonio etero   oltre  che per paura \  vergogna  ( come nel caso   che trovate  sotto  )   per ipocrisia ed   " non vplersi prendere  le proprie  responsabilità "  della  loro  scelta  sessuale  .


da http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/  del 27 MARZO 2019

                                      La mia vita è stata una finzione


La mano di Roberto, 61 anni

Questa lettera è di Roberto, 61 anni, Catania

"Ho 61 anni, vivo in Sicilia, a Catania. Negli anni ’70 era impossibile, ripeto impossibile, dirsi omosessuale, anche se tra i ragazzi di quell’epoca era facile far passare i primi approcci sessuali come giochi innocenti. Tutti ci siamo fatti una vita ‘normale’, sposati, genitori e in alcuni casi anche nonni. Ma… Un fuoco ardente si nasconde sotto la faccia perbene di uomini della mia età.
Essere ‘puppi’ (così si chiamano nel catanese gli omosessuali) era ed è una tragedia per le famiglie del ceto sociale meno abbiente e non solo. Io vivo ogni giorno un inferno in terra, e come me, mi creda tanti, ma tanti uomini di mezz’età hanno questa stessa condizione. Almeno qui in Sicilia".
"Attraverso i social ho avuto modo di scambiare opinioni e storie con altre persone della mia età, ma anche con quelli più giovani, il denominatore comune è la sofferenza. E più si è adulti, più si è sposati, più figli hai, più grande è la sofferenza. Lei mi può dire ‘Si separi’. Come se fosse facile rifarsi una vita in un centro piccolo, dove ti conoscono tutti e dove tutti sanno di te. Sarebbe far del male alle persone che più ami. Allora accetti di soffrire in silenzio, per amore di un altro, nel silenzio della stanza e nel cuore della notte ti svegli con le lacrime senza poter dare una spiegazione a nessuno di tale sofferenza".
"Ho pensato tante volte di farla finita, ho gridato tante volte al buon Dio di farmi finire questo mio transito terreno, sono stato abusato a 4 anni fino ai 10 da persone diverse. Tutti parlano della condizione dei giovani gay, nessuno si accorge delle sofferenze degli adulti. Io non ho avuto scelta: o la moglie o la strada. Entrambe le soluzioni sono gravate da sofferenze. I pregiudizi sono duri a morire. Essere omosessuali non si sceglie, si è".
"Come essere nero di pelle o con gli occhi azzurri. Non puoi decidere tu come essere. Se la gente capisse fino in fondo la lacerazione che viviamo, se sapesse l’incapacità che abbiamo di essere ‘normali’, non saremmo additati come diversi. Ma voi pensate che se potessimo scegliere la felicità, la serenità, la tranquillità non lo faremmo?".
"Vi prego pensate anche a noi adulti gay nascosti, truccati da brave persone. La nostra non è ipocrisia, ma spirito di sopravvivenza. E’ un territorio dove non c’è distinzione di classe sociale, ci sono gay sia fra gli strati più bassi della società che in quelli più abbienti, fra gli operai e gli impiegati e i professionisti. Le ho scritto per sfogarmi, non mi è servito neanche andare in analisi. Tutti mi dicono devi accettare di essere gay, ma il problema non sono più io: sono le persone attorno a me che non lo accetterebbero. Provi a chiedere altri, sarei curioso di sapere le risposte".



Le famiglie gay invece esistono

Andrea e Manuel al loro matrimonio

Questa lettera è di Andrea Incontri, 47 anni, Milano
Alla vigilia del cosiddetto congresso mondiale delle famiglie che riunirà a Verona i massimi esponenti del Medioevo, fossili viventi, si è aperto in questo spazio un intreccio fittissimo di racconti e di storie di vita sul tema della famiglia, anzi delle famiglie – le molte possibili, molto diverse come diversa e unica è la storia di ciascuno. In particolare ho ricevuto decine di risposte alla lettera di Roberto, marito e padre, sessantunenne di Catania, omosessuale. Tutti ricordiamo la prima intervista del nuovo ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, leghista, 39 anni, veronese. “Le famiglie omosessuali non esistono”, disse. Esistono invece. Polemizzare con la realtà anziché ascoltarla, comprenderla, provare – specie se si è al governo – a fare in modo che sia per tutti migliore non è mai stata una grande idea. La realtà tende a vincere su chi la nega. Pubblico la risposta a Roberto di Andrea Incontri. Nato a Mantova in una famiglia ricca solo di dignità e rigore – mi racconta – ha ostinatamente inseguito il suo sogno. Oggi è uno stilista di grande successo. Ecco la lettera.
"Caro Roberto. Ho letto attentamente le parole di un uomo come me che si pone domande. Che espone il proprio stato d’animo. Lo ringrazio per aver condiviso una propria condizione umana e sociale. È vero. Si pensa ai giovani ma non alle persone che hanno già percorso buona parte della propria vita in assenza di completezza sentimentale. Io sono felicemente sposato con Manuel, un marito che mi appaga in ogni senso"."Ho 47 anni ed il percorso non è stato per niente facile. Ho lavorato molto sulla mia persona. C’è una cosa sulla quale non sono in accordo con Roberto, perché in qualche modo ci sono passato: Il giudizio è in prima istanza nostro. Essere portavoce di noi stessi non è mai sbagliato. Raccontare come siamo, esseri unici per sensibilità, visione, anche orientamento di genere, è una cosa bellissima. Ma se pensiamo a noi stessi come esseri sbagliati (e capisco, l’abbiamo pensato nell’infanzia e nell’adolescenza, ad un disagio dovuto all’essere conformi a tutti i costi ad un modus operandi sociale), la forbice tra l’unicità di noi stessi e la forma considerata corretta si allarga. Penso che lei abbia un’opportunità straordinaria di aprirsi al dialogo"."Sembra una montagna altissima e invalicabile. Invece non è così. Potrebbe donare ancora più amore alla sua famiglia e agli altri. Passo dopo passo. Uno al giorno. La pianura diventa collina. E la collina diventa montagna. E lei con questi piccoli passi avrà una visione d’insieme più armonica di accettazione di se stesso e degli altri. Perché il bel panorama si vede solo quando si arriva in cima. La abbraccio con stima e affetto".

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