In un pomeriggio cupo e plumbeo , non avendo voglia di documentarmi ( anche se dovrei farlo ) sui nomi e le caratteristiche delle piante , approfittando degli url messi per approfondire
il post d'ieri e i fatto che : << La Storia è fatta di tante, troppe, storie individuali che i libri non riportano. >> come dice un a famosa canzone\poesia Una delle canzoni più belle e significative nel repertorio della musica Italiana!!
ho visto il film El Alamein - La linea del fuoco un film del 2002 diretto da Enzo Monteleone, con Paolo Briguglia, Emilio Solfrizzi, Thomas Trabacchi, Luciano Scarpa e Pierfrancesco Favino.
Mio padre mi ha detto : << ma come dopo dieci anni >> ? . In effetti . Il fatto è che , aprioristicamente , dopo aver visto qualche anno fa quando si parlavo dei 60 anni dell'evento i film : 1) El Alamein, film del 1957 diretto da Guido Malatesta, 2 ) La battaglia di El Alamein, film del 1969 diretto da Giorgio Ferroni troppo retorici e pieni di propaganda , credevo che fosse un esaltazione dell'ideologia fascista veedere il video sotto fra gli approfondimenti , o un proporre in chiave cinematografica l'utopistica e forzata memoria condivisa ( vedere post citato ) .Invece .... Mi sbagliavo
Un film duro , anti retorico o quasi , obbiettivo che libera la vicenda storica dalle incrostazioni neofasciste ( vedere il video sotto tra gli approfondimenti ) e la riporta per quello ch' è stato tanto da risultare indigesto ai più , bello non un polpettone ( Salvate il soldato rayan ) o melenso ( Pearl Habor ) ,poetico in certe scene Esso ha rafforzato le mie tesi sula memoria condivisa ( vedere post su alamein prima citato ) , . Buono nonostante alcuni limiti e pecche (ma che secondo me lo rafforzano ) :
da http://it.wikipedia.org/wiki/El_Alamein_-_La_linea_del_fuoco"Al di là di ogni ideologia i veri problemi del film sono di ordine cinematografico, perché Monteleone, già sceneggiatore di film come Mediterraneo, Marrakech Express, Alla rivoluzione sulla 2 cavalli, evita la retorica bellicistica ma non quella generazionale, sicché questi soldati persi nel deserto nel 1942, confrontati al pericolo, ai disagi, alla dissenteria, alle cannonate che piovono improvvise, a volte polverizzandoli letteralmente, finiscono malgrado tutto per somigliare un po troppo ai combattenti od ai reduci di altre epoche. Domina una chiave soft che per non speculare sull'orrore toglie impatto al racconto e dribbla i veri problemi di messinscena posti dal soggetto"[1].
"Gli episodi surreali sono le cose migliori di El Alamein - La linea del fuoco, assieme ad un'efficace scelta dei personaggi che non ricorre agli stereotipi del war-film americano, dove tutti sono ipercaratterizzati (molto alti, molto bassi, molto grossi) onde essere riconoscibili malgrado l'uniformità della divisa. Per il resto il film adotta uno schema narrativo molto classico, filtrando dal racconto di Serra secondo il modello, un tantino abusato, della presa di coscienza"[2].
La sceneggiatura fa ricorso a "prestiti" di lusso: l'episodio del carico di lucido da scarpe è riportato da Paolo Caccia Dominioni -che vi assistette- nel suo "El Alamein", la cui attenta lettura è senz'altro stata utilissima alla regia (tra l'altro il magnifico sacrario è opera sua). La caratterizzazione del Sergente Rizzo è largamente ispirata al Rigoni Stern del "Sergente nella Neve" del quale viene addirituttura riproposto -con grazia, va detto- il tormentone "Sergente, ci arriveremo a casa?". Citazioni eccellenti e appropriate, che avrebbero pero' meritato un riscontro esplicito dagli autori.
"Nel finale di El Alamein - La linea del fuoco Enzo Monteleone ci insegna con quale spirito si deve entrare in un sacrario di guerra. Dopo un secolo e mezzo di orribili monumenti ai caduti, scopriamo che per onorarli non servono vittorie alate né muscolari di bronzo: bastano i nomi e magari neppure quelli. È sufficiente la parola «Ignoto» su una lapide per farci provare una stretta al cuore in un misto di sentimenti che al rispetto associano la rabbia. E volutamente ignoti, scelti nell'anonima manovalanza della guerra, sono sullo schermo i soldati della Divisione Pavia, comandati ai bordi della depressione di Quattara fra ottobre e novembre 1942: una pattuglia sperduta proprio alla Ford. Travolti in una battaglia di oltre dieci giorni che agli italiani costò 9.500 morti e 30.000 prigionieri, questi giovani (impersonati da attori tanto bravi da sembrare veri come lo stranito volontario Paolo Briguglia, il sergentaccio Pierfrancesco Favino, il tenente Emilio Solfrizzi e altri) fanno il loro dovere fra alternanze insopportabili di calori diurni e freddi notturni. Cannonate che sollevano nuvole di sabbia e insidiose fucilate di cecchini, reticolati e campi minati, fame molta e acqua poca. Il film non parla di politica né di alta strategia e sui signori della guerra si concede appena qualche stilettata ironica. Arrivano derrate di lucido da scarpe per la parata di Alessandria, che non si farà, e transita il cavallo di Mussolini suscitando tentazioni gastronomiche. Monteleone ci trasporta all'interno della tragedia con la semplicità di Rossellini, mostrando una situazione dove la posta in gioco è la sopravvivenza: «Le pattuglie sono utili se tornano indietro» raccomanda il pragmatico Solfrizzi. Arpeggiando sui notturni e sui rombi guerreschi, ingegnose soluzioni all'italiana sono attuate dalla produzione per illuderci di star vedendo più di ciò che il budget ha concesso di mettere nell'inquadratura. La stupenda fotografia, sapientemente decolorata, è di Daniele Nannuzzi. Qualche «cammeo» di attori noti ravviva il cast: Silvio Orlando, generale suicida, Roberto Citran, colonnello imbecille, Giuseppe Cederna, medico stoico"[3].
- ^ Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 8 novembre 2002
- ^ Roberto Nepoti, la Repubblica, 23 novembre 2002
- ^ Tullio Kezich, Il Corriere della Sera, 9 novembre 2002
per approfondire
- il documentario se riuscite a trovarlo ( io non l'ìho trovato ho trovato solo questo ( cliccare sopra per ingrandire )
- http://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_del_Nordafrica
- questa puntata della trasmissione le storie di Corradfo Augias
e i link alla fine del post terra del 4\11\2'012 ( 70 anni di Alamein ) e ....
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