A Bergün, piccolo paese dei Grigioni tra St. Moritz e Davos, firmata la delibera: divieto di scatti, pena multa di 5 franchi. E il sindaco fa appello alla Nasa: "Cancellate le nostre foto dall'alto"

va bene porre un argine al trash fotografico e telematico , e allo sfruttamento commerciale € delle proprie bellezze naturalistiche come ha fatto il comune di San quirico borgo del Senese
Ma  qui  si  esagera  e  si rischia  di scendere  nel  ridicolo  . Speriamo che la Nasa   glki risponda  con una sonora  risata  e peggio un  Vaff
La singolare iniziativa del paesino svizzero di Bergun, che ha vietato ai turisti con delibera comunale di scattare foto nel suo territorio per non "rendere infelici quelli che vedono le nostre foto e non ci hanno visitato" non si ferma. In un video , vedere  sotto , del sindaco Peter Nicolay ha radunato tutti gli abitanti per fare un appello alla Nasa: "Sappiamo che avete nostre foto dal satellite. Cancellatele, grazie" 

Infatti  


A Bergün, piccolo paese dei Grigioni tra St. Moritz e Davos, firmata la delibera: divieto di scatti, pena multa di 5 franchi. E il sindaco fa appello alla Nasa: "Cancellate le nostre foto dall'alto"

di GIACOMO TALIGNANI

Così belli da causare infelicità negli altri. Con un po' di supponenza e molta strategia di marketing un piccolo comune svizzero di 507 abitanti ha deciso di vietare a chiunque lo visiti di scattare foto del suo paesaggio (e non solo). Pura trovata pubblicitaria? Non del tutto, dato che la questione è diventata legge: da poche ore il consiglio comunale di Bergün (noto come Bergün/Bravuogn) ha infatti ufficialmente votato a favore della delibera che vieta "di fare e pubblicare foto del comune e dei suoi paesaggi", pena una multa simbolica di 5 franchi.  

Venticinque chilometri di innevate piste da sci, altre per il fondo, splendidi scorci montani per escursioni e con il suo centro situato a meno di 40 chilometri da Sant Moritz o Davos, Bergün - nel mezzo del cantone dei Grigioni nella regione dell'Albula - è convinta con la sua "straordinaria bellezza" possa far male a chi si imbatte in una qualsiasi fotografia che la ritrae.



"E' scientificamente provato che belle foto delle vacanze sui social media rendono gli spettatori infelici perché non possono essere lì” scrive l'ufficio del turismo cittadino nella sua campagna anti "Fomo". Questa sigla sta per  "Fear of missing out" ed è una sindrome legata alla "paura di perdere un evento o qualcosa", insomma il "terrore" di essere tagliati fuori da qualcosa di bello a causa delle migliaia di foto postate sui social network.  
In pratica, con questa curiosa motivazione, quelli di Bergün sono sicuri che chiunque si imbatta in uno scatto delle loro splendide vallate senza essere lì o averle visitate almeno una volta nella vita, possa soffrirne. Ci credono talmente tanto che - con indubbia trovata pubblicitaria - gli abitanti del villaggio sindaco in testa si sono ritrovati a fare un video appello persino alla Nasa: "Non fotografateci nemmeno dall'alto e cancellate le nostre foto" dice il primo cittadino in inglese fornendo le coordinate geografiche del suo villaggio.  
Passata la legge, in men che non si dica dai profili social di Bergün sono scomparse molte delle fotografie del paese. "Bergün/Bravuogn è un bellissimo posto e noi non vogliamo rendere infelici le persone al di fuori della nostra comunità. Dunque anziché attraverso le foto, invitiamo chiunque a venirci a vedere dal vivo" ha spiegato orgoglioso il sindaco Peter Nicolay.  Premesso che la multa difficilmente verrà applicata ("è più che altro simbolica") è lampante come l'operazione sia parte di una strategia di marketing per attirare turisti, ha ammesso anche il direttore del turismo Marc-Andrea Barandun, ricordando però che "la legge è reale e in vigore". 
Da Facebook a Twitter non sono mancate le prime critiche da parte dei viaggiatori da ora in poi a secco di selfie: c'è chi ha paragonato la scelta alle rigide leggi della Corea del Nord e  chi ha scritto che "allora non visiterò mai questo paese".  Lo stesso ufficio del turismo si è detto consapevole che la decisione "non piacerà a tutti" ma difende la sua scelta. Una scelta che, seppur differente, richiama ad esempi casi come quelli di San Quirico D'Orcia che impose una sorta di copyright sulle sue valli ultra fotografate (e sfruttate come immagini). 

"Ma per noi l'importante è che si parli di Bergün"  ha precisato Barandun confermando la parte di trovata pubblicitaria dell'operazione, anche se sui social alcuni gruppi di appassionati di fotografia avrebbero già deciso di annullare il loro viaggio nella zona. Gli svizzeri comunque non mollano. "Al fine di rendere tutti consapevoli della bellezza del nostro paese di montagna oggi abbiamo bisogno di metodi coraggiosi e ne abbiamo scelto uno. Grazie per la vostra comprensione e saluti da Bergün". Chiaramente, solo testo e niente foto-cartolina di corredo.

Guardate queste foto, potrebbero essere le ultime immagini di Bergun che vedete. Perchè questo paesino di 507 anime incastrato fra le montagne svizzere, a soli 40 chilometri da Sant Moritz, è talmente convinto di essere "così bello da causare infelicità in chi vede le nostre foto" che ha deciso di vietare ai turisti di fare foto nel suo territorio.



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Tramite delibera comunale è stato infatti vietato ai visitatori di scattare immagini del paesaggio, che di solito venivano poi pubblicate sui social network. Cinque franchi di multa per chi non rispetta la legge. Una sanzione più che altro simbolica, dato che si tratta in parte di una trovata di marketing. Proprio dalla pagina Facebook del turismo di Bergün sono già state rimosse decine di fotografie, tranne quelle qui pubblicate. Ne compaiono invece di nuove: il cartello con il divieto di fotografare e sindaco e abitanti felici con delibera appena firmata in mano.





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