«Io, picchiata dalle mie coetanee perché poco musulmana»
La storia di Aurora, oggi 18enne, aggredita e minacciata da tre coetanee marocchine per le quali è iniziato il processo
CASTELNOVO MONTI. E’ stata minacciata, picchiata e perseguitata da due studentesse per razzismo “al contrario”: le due marocchine trovavano insopportabile che la ragazzina, all’epoca 14enne, figlia di un matrimonio misto, avesse uno stile di vita non musulmano e libero. Nei giorni scorsi è iniziato il processo, davanti al giudice di pace, per le giovani violente: dovranno rispondere del reato di minacce e lesioni personali in concorso.
A raccontare l’accaduto è stata la vittima di questa storia, Aurora Chahrazad Belhamra, ora 18enne, residente a Casina, rappresentata dall’avvocato Domenico Noris Bucchi. Il primo novembre 2015 Aurora è stata anche ospite dell’angolo Openspace su “Le Iene”, su Italia1, intervistata da Nadia Toffa. Nel 2016 Aurora è stata candidata nella lista “per casina” del sindaco uscente Gianfranco Rinaldi.
I fatti risalgono all’ottobre 2014 e hanno sempre avuto come teatro la fermata dell’autobus di Castelnovo Monti, che la studentessa usava per recarsi a scuola.«Un giorno sono andata nella parte anteriore del bus per timbrare l’abbonamento; mentre tornavo indietro tre studentesse (non della mia scuola) marocchine hanno iniziato a insultarmi: “marocchina falsa e sfigata” – racconta Aurora – Un mio amico mi ha chiesto se le conoscevo, ho risposto di no e che proprio per questo le compativo. Le tre hanno continuato ad apostrofarmi con offese, finché ho detto all’autista di scaricarmi prima e sono andata a piedi fino a casa».Ma non era finita qui. «Il giorno dopo ero in corriera, loro erano alla fermata, continuavano a dirmi “scendi, scendi”; io ho fatto finta di niente finché il bus è partito».Il giorno dopo ancora «ero in corriera in fondo, loro sedute a metà: hanno cominciato a cantare dei cori in arabo (“ti strappiamo i capelli, ti spacchiamo la faccia, ti picchiamo”)». Un altro giorno «una ragazza mi ha detto di scendere perché qualcuno aveva bisogno: ingenuamente sono scesa e, tre contro uno, hanno iniziato a picchiarmi, a tirarmi per i capelli, mi hanno tirato lo zaino in faccia, colpito con calci. Sono finita al pronto soccorso, ho dovuto portare il collare per un mese per un trauma cervicale. Una mia amica ha chiamato mia mamma, che mi ha raggiunto all’ospedale».Una prognosi di sette giorni, come da certificato medico. «All’uscita dall’ospedale ci siamo fermate in caserma per sporgere denuncia. Io non le conoscevo, ma sapevo il cognome di una sola perché abitava a Casina: ci hanno pensato i carabinieri ad identificarle». In realtà la ragazza residente a Casina era minorenne: da lei i militari sono risaliti alle altre due, ora alla sbarra.La persecuzione ha avuto un’altra coda perché, prosegue Aurora, «in seguito su Facebook quelle hanno scritto minacce verso i miei genitori e si sono vantate di avermi picchiato: ho fotografato le schermate e le ho portate in caserma».Il motivo di tanto accanimento è stato uno solo: Aurora, mamma italiana e papà marocchino, secondo le antagoniste era troppo “italiana”. «Mi prendevano in giro per il mio nome, metà italiano e metà arabo, scrivevano che mio padre non è un buon musulmano perché non mi ha fatto indossare il velo – spiega Aurora – In casa mia sono cresciuta libera, si celebrano sia la festa del montone sia Natale».Aurora precisa che è stata offesa altre volte per le sue origini. «Insulti come “sporca marocchina” sì, ma è stata la prima volta che qualcuno è arrivato ad alzare le mani. Si è trattato di razzismo da parte di marocchini verso chi non è osservante. Sono voluta andare in fondo a questa vicenda, anche dal punto di vista legale, perché il razzismo non va accettato, qualunque sia la sua provenienza. Mi interessa dare loro una lezione, non solo per me ma per tutti i musulmani moderati: gli estremismi sono sempre pericolosi, soprattutto con il clima attuale».Aurora nel frattempo è diventata mamma, di un bimbo che ora ha 7 mesi. Progetti futuri? «A giugno darò la maturità, spero di trovare un lavoro non appena preso il diploma».
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