Disabilità. «Dopo la scuola non c’è nulla: bocciate mia figlia»

è vero che non ci si possa pronunciare sentendo una sola campana, per esprimere un parere anche solamente sommario dovrei conoscere le motivazioni della scuola. Ma  essendo  figlio e nipote  d'insegnanti   fra  cui  ( mia zia  )  specializzata  sull'handicap   e  avendo una cugina in secondo grado  handicappata   penso    che  la madre  abbia ragione  .  

  da   http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2018/04/08/























Mia figlia Anna ha 15 anni ed è affetta da grave disabilità. Frequenta la terza media di una scuola livornese, ambiente in cui si sente oramai integrata nonostante i limiti imposti dall’handicap e quelli, altrettanto tangibili, di un sistema-scuola non ancora a misura di disabile. È lei stessa a dimostrarmelo ogni giorno, con l’entusiasmo contagioso che mette nel salire sul pullman e nel raccontarmi, a suo modo, le mattine trascorse a scuola, le attività svolte e piccoli aneddoti su insegnanti e compagni.
Anna alle medie è serena, ha trovato la sua dimensione e, per questo, vorrei prolungare quanto possibile la sua permanenza: per non sottrarle una routine che le offre riferimenti saldi (una continuità indispensabile a ogni ragazzo portatore di handicap) e per rinviare un futuro denso di incognite che, da madre, non può non turbarmi. Incognite legate al prossimo passaggio alle superiori, in un ambiente meno raccolto, e soprattutto al futuro di lungo periodo, quando le prospettive di tutela sociale per Anna si faranno più incerte.
Vivo mia figlia nel quotidiano e l’esperienza mi insegna cosa è meglio per lei. È quanto ho fatto presente al consiglio di classe chiedendo di “bocciarla” per rallentarne ulteriormente il percorso, pregando di tener conto delle difficoltà legate alla mia condizione di madre separata e lavoratrice e del contenuto della legge 104/92, che ammette la possibilità di una terza ripetenza in singole classi. Percependo, viceversa, l’intento di non accogliere a priori la mia richiesta. Ho consultato un legale per vedere tutelati i diritti e il benessere di mia figlia. Ma al di là degli aspetti legali e del mero bilancio didattico, mi amareggia che le mie ragioni di madre siano state considerate marginali, così come le esigenze specifiche. Mi sono sentita inascoltata e lasciata a me stessa proprio da chi dovrebbe offrire il primo supporto a me e a mia figlia; da

chi dovrebbe far sì che i valori di solidarietà, empatia, risposta ai bi-sogni specifici dell’alunno disabile richiamati dalle normative non restino lettera morta. Comunque vada spero si decida il meglio per Anna, lei e il suo sorriso sono la mia priorità. Una priorità, mi auguro, condivisa.

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