NON UNO DI MENO © Daniela Tuscano

Ne manca uno. I volti e i corpi degli squartatori di Willy Monteiro Duarte sono diventati virali in breve tempo ed è giusto così, è giusto poterli individuare, esporli alla piazza virtuale e anche a quel cannibalismo mediatico cui loro per primi tenevano tanto. Eppure, in tutte queste immagini, la sensazione predominante è l'assenza. Quella effettiva, cioè del complice, l'autista che li ha portati sul luogo del delitto e colpevole in egual misura. Esigiamo quella faccia, sbattuta in prima pagina come si conviene ai mostri.


Ma il senso di vuoto permane. Volatile e tuttavia pesante, gonfio di steroidi, drogato d'anabolizzanti, di pelli artificiosamente tese. Pubblico i nomi dei criminali - Francesco Belleggia, Mario Pincarelli, i fratelli Gabriele e Marco Bianchi - ma perdura il retrogusto d'impotenza, forse di resa. Perché quei nomi, in fondo, sono fittizi. Non appartengono a nessuno, men che meno ai loro proprietari. Belleggia, Pincarelli, i Bianchi e il quinto elemento non sono persone. Sono virus. Pandemie. Possono colpire chiunque, anche se nessuno li vede. Il male non si circoscrive: dilaga, come la distesa d'acqua dietro quelle spalle vanesie e indifferenti. Per questo gli autori biblici la paragonavano alle forze diaboliche.Molti parlano di mascolinità tossica. Vero: la disumanizzazione di un sesso rispetto all'altro innesca ogni altra violenza, razzismo, guerra. L'abbiamo ripetuto tante volte. Ma qui di maschile non c'è nulla. E la virilità, la virtù degli Scipioni, la pietas d'Enea, potrebbe forse trovar ricetto in un coacervo d'afrore e manganelli?No. Noi pubblichiamo queste facce, questi brutti corpi, per toglierci una soddisfazione meschina, ancorché comprensibile. Quello che gli auguriamo è giusto; ma sappiamo che si disperderà subito, e non servirà, non deve servire come alibi. Di Belleggia, Bianchi e Pincarelli il mondo rigurgita. Willy Monteiro Duarte, l'unico vero uomo di tutta questa vicenda, invece non lo dimenticheremo, e non ne nascerà un altro al mondo, e saremo tutti un po' più soli. Però nei momenti di spleen, quando avremo la tentazione di finirla, basterà sussurrare il suo nome, e lui comparirà, reale e splendente, a infonderci coraggio.
© Daniela Tuscano

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