Accolta dai talebani una giornalista neozelandese incinta che non riusciva a rientrare nel suo paese per le regole anti-Covid

   canzone  suggerita
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anche i duri , i fanatici \ fondamentalisti hanno un cuore anche hanno un cuore . Tale gesto sarà pure propaganda per mostrarsi democratici all'occidente ed al resto del mondo , ma è un bel gesto.  

Ed  è  quello     che  è  successo     recentemente   a questa  giornalista   Neozelandese 


Accolta dai talebani una giornalista neozelandese incinta che non riusciva a rientrare nel suo paese per le regole anti-Covid 



Charlotte Bellis in una foto dal suo profilo Instagram
  Charlotte Bellis, collaboratrice del New Zealand Herald ha raccontato la sua paradossale vicenda. Aveva denunciato il trattamento riservato da Kabul alle donne, ma ora è stata aiutata. Unico consiglio: "Non dire che non sei sposata"


 






di   Enrico Franceschini

LONDRA - Una giornalista incinta neozelandese costretta a chiedere asilo al regime dei Talebani in Afghanistan perché le severe norme sulla quarantena le impediscono di tornare nel suo paese. È la paradossale vicenda raccontata dalla protagonista, Charlotte Bellis, in un blog sul giornale a cui collabora, il New Zealand Herald. "Una brutale ironia che, dopo avere criticato i talebani per il modo in cui trattano le donne, io debba rivolgere accuse simili alle autorità del mio governo", scrive la reporter. "Quando sono i talebani a darti rifugio, capisci che la tua situazione è un po' strana".


                    sempre  dal  suo  istangram    https://www.instagram.com/p/CZSRlVysIQF/

La Nuova Zelanda è riuscita a mantenere al minimo la diffusione del Covid, con solo 52 vittime su una popolazione di cinque milioni di abitanti. Ma le regole che impongono anche ai propri cittadini che rientrano in patria una quarantena di 10 giorni in isolamento in alberghi controllati dall'esercito hanno creato una lunga lista d'attesa fra quanti vogliono tornare a casa dall'estero. Come nel caso della cronista in questione

Ora come dimostra questi due   articoli sempre di repubblica :   <<  Afghanistan, i talebani reprimono la manifestazione delle donne usando spray al peperoncino >>  di Pietro Del Re del 17 Gennaio 2022 e    << Nel nascondiglio inglese delle calciatrici di Herat: “I talebani ci odiano volevano lapidarci” >> di Antonello Guerrera del 23\1\2022  non    sono     per  niente  democratici    verso le  donne   ed  il  gesto potrebbe anzi meglio  è solo  propaganda   .  Forse perchè   sempre  secondo  repubblica  del  30\1\2022  

Lo scorso anno Bellis stava lavorando per Al Jazeera, la rete televisiva di news del mondo arabo, seguendo il ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan quando attirò attenzione internazionale per le sue critiche ai talebani sul trattamento delle donne. Trasferitasi in Qatar, ha scoperto di aspettare un bebè, descrivendo la gravidanza come "un miracolo" perché i medici le avevano detto in precedenza che non avrebbe potuto avere figli: dovrebbe partorire una bambina nel maggio prossimo.
Allora ha dato le dimissioni da Al Jazeera e con il fidanzato Jim Huylebroek, un fotografo freelance per il New York Times, si è spostata in Belgio, paese di cui quest'ultimo è originario. Ma non aveva un permesso di residenza e così ha scoperto che l'unico paese per il quale avevano entrambi un visto era l'Afghanistan. Così ha presentato richiesta ai talebani che nonostante le sue passate critiche al regime l'hanno fatta entrare a Kabul senza problemi, con una sola avvertenza: "Limitatevi a dire a tutti che siete sposati e se ci sono difficoltà avvertiteci. Non preoccupatevi". Nel frattempo ha presentato 59 documenti al governo neozelandese per ottenere un rimpatrio d'emergenza, ma la richiesta è stata respinta. Dopo la pubblicazione del blog e l'eco che ha suscitato, riferisce il Guardian di Londra, un portavoce governativo l'ha contattata, indicando che la sua richiesta non esaudiva la condizione di un trasferimento entro 14 giorni e invitandola a ripresentarla. A questo punto la pratica sembra essersi messa in moto ed è possibile che potrà rientrare in Nuova Zelanda. Dove nessuno, evidentemente voleva sembrare meno attento dei talebani sui diritti delle donne.

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