Gita a Tinadari


Sono le otto di mattina di una domenica di tredici anni fa....i miei si sono convinti a portarmi a Tindari vicino Messina.....si prospetta la solita domenica noiosa con annessi racconti del nonno...che palle....io sono scontrosa,annoiata,un pò dark,Jim Morrison,poeti maledetti,porte della percezione......partiamo che già ho il mal d'auto,la lavanda di mio nonno mi fa stare male,che odore insopportabile...arriviamo e tento di allontanarmi,mi vergogno dei miei....mi affaccio e guardo il mare,i laghi....che strazio,spero solo che questa domenica passi in fretta.....sono le dodici di una domenica fredda e assolutamente triste....io sono sola,mio nonno se l'è portato via il cancro,la mia famiglia la noia.....guardo fuori e pagherei per una gita a Tindari,lo smog mi fa tossire...scendo,seduto sulla porta un vecchio racconta al nipote sbuffante vecchie storie di guerra....mi avvicino e ascolto anche io,c'è un forte profumo di lavanda....perdonami nonno per tutte le volte che non ti ho ascoltato....



Vento a Tindari
Tindari, mite ti so
fra larghi colli pensile sull'acque
dell'isole dolci del dio,
oggi m'assali
e ti chini in cuore.
Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei pini,
e la brigata che lieve m'accompagna
s'allontana nell'aria,
onda di suoni a amore,
e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure d'ombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo assidue
e morte d'anima.
A te ignota è la terra
ove ogni giorno affondo
e segrete sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i vetri
nella veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo grembo.
Aspro è l'esilio,
e la ricerca che chiudevo in te
d'armonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo nel buio
dove mi hai posto
amaro pane a rompere.
Tindari serena torna;
soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m'ha cercato.

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