l'italia è il paese delle questioni di lana caprina . il caso di Alassio, il murales dei Presidenti è “troppo rosa”, la Soprintendenza: “Smorzate i colori”

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Alassio, il murales dei Presidenti è “troppo rosa”, la Soprintendenza: “Smorzate i colori”

Scontro istituzionale fra Comune e Ministero per l'opera che celebra i nostri Capi di Stato ma solleva anche la questione di genere

In principio era un anonimo muraglione di contenimento in cemento armato in mezzo al verde collinare lungo 55 metri e alto circa 10 situato sulla strada panoramica tra Solva, Vegliasco e Cavia, alture di Alassio. Dopo la trasformazione in murales con l’effigie dei 12 presidenti della Repubblica italiana – realizzato da Robico, al secolo Roberto Collodoro, pittore e street artist siciliano – da ‘Wall of Presidents’ è diventato suo malgrado il muro della discordia. Proteste sui costi, discussioni sui social e infine i controlli del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) dei Carabinieri in Comune ad Alassio per raccogliere la documentazione inerente al progetto.

Questo perché l’opera era stata realizzata senza l’ok della Soprintendenza, pur essendo stata richiesta. “Il progetto era stato avviato a fine settembre e deliberato in giunta dall’amministrazione affinché fosse pronto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato italiano”, spiega il vicesindaco e assessore al Turismo Angelo Galtieri, fautore dell’iniziativa. “A novembre vi è stato poi il passaggio tecnico della Commissione per il Paesaggio per il rilascio delle autorizzazioni, la quale ha deliberato si a dicembre, ma essendo sotto le feste natalizie ha inviato il dossier alla Soprintendenza ai primi di gennaio, perdendo così la tempistica necessaria. Il parere tardava ad arrivare, le elezioni incalzavano e l’artista ci aveva dato disponibilità solo per una ventina di giorni, dal 10 gennaio, essendo molto richiesto. Dunque, mea culpa: ammetto di non aver pressato chi di dovere per velocizzare la procedura e di aver detto a Robico di iniziare i lavori, nelle more della autorizzazione, pur non avendo ancora il benestare”. La parete cambia così volto e diventa una sorta di Monte Rushmore impressa sul cemento anziché nella roccia e rimanendo in tema americano fa il pari con la scritta di hollywoodiana ispirazione con cui la cittadina della Baia del Sole si fa annunciare, nel suo ingresso di levante. Quell’autorizzazione della Soprintendenza però è di fatto mancante, da lì la visita del Noe in Comune cui vengono consegnati atti, rilievi, fotografie del prima e del dopo intervento e quant’altro. Nel frattempo ai primi di febbraio in coincidenza col giuramento di Mattarella arriva l’ok della Soprintendenza, con l’indicazione di applicare quanto previsto dalla Commissione per il Paesaggio.

Galtieri tira un respiro di sollievo. “L’idea mi era venuta durante una camminata estiva in zona con un amico milanese che si occupa di street-art e conosce tutti in quell’ambiente. Penso che sotto il profilo meramente estetico abbiamo riqualificato una superficie in stato di incuria ispirandoci a un tema di alta istituzionalità; nei nostri intendimenti vi è pure quello di realizzare in loco un percorso nella natura e nella cultura, con pannelli serigrafati con la storia della repubblica, più una mostra specifica all’Anglicana e appena possibile, espletata la parte burocratica, invitare il Presidente Mattarella. Le polemiche sui costi? Assurde: la realizzazione dell’opera è costata 3.500 euro, tra affitto elevatore per consentire a Rubico di lavorare, rimborso spese e vitto. I colori sono stati pagati da una nota azienda-sponsor. Lo stanziamento è stato di 7 mila euro in via prudenziale, perché si pensava di dover pagare anche i pernottamenti dell’artista, poi ospitato dall’Associazione Albergatori”.

Il muraglione prima del murales 

Sembrava tutto a posto, tuttavia quel rosa vivido non è piaciuto a Soprintendenza e a Commissione paesaggistica, intimando ai diretti interessati di modificare la cromia utilizzando un colore “Nella gamma delle terre in modo da armonizzarsi con i colori del contesto paesaggistico naturale in cui si inserisce”, così come i colori delle figure, attenuando il nero dei volti. Contestazione legittima, non fosse che si sta parlando di un’ opera d’arte e non di un palazzo. L’artista - fa sapere Galtieri - si è messo a disposizione per riadattare il murales, non nascondendo però la sua delusione. Al di là dell’omaggio ai quasi 80 anni della Repubblica, aveva infatti intitolato il suo bel lavoro “#quoterosa” non a caso, lasciando uno spazio vuoto e lanciando un preciso messaggio e perché no, un auspicio: la presenza, prima o poi, di un capo di Stato donna.
“Appena possibile tornerò ad Alassio per modificarla, ma così viene distrutto il messaggio che volevo dare e mortifica la mia professionalità, la libertà d’espressione artistica”, commenta laconico Collodoro/Robico. Avevo ricevuto carta bianca per realizzare il tutto a mia libera interpretazione; l’unico riferimento femminile era lo sfondo rosa. Cambiandolo viene meno il senso e il nome dell’opera, che raffigura solo uomini”.

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