"Io, tabaccaio rapinato per sei volte a San Severo, darei le chiavi dell'attività al Comune. Non ti abitui mai e penso di chiudere"

 

"Io, tabaccaio rapinato per sei volte a San Severo, darei le chiavi dell'attività al Comune. Non ti abitui mai e penso di chiudere"

Parla Amedeo Giancola, titolare della omonima tabaccheria che si trova in via Tiberio Solis e che oggi ha subito la sesta rapina

La più violenta quella del 2017 quando un rapinatore gli puntò un coltello

Amedeo Giancola, titolare dell'omonima tabaccheria a San Severo 

alla gola. Da allora Amedeo Giancola titolare della omonima tabaccheria che si trova in via Tiberio Solis in pieno centro a San Severo, di rapine ne ha subite sei. L'ultima in ordine di tempo venerdì 4 gennaio. 

Giancola, è successo ancora.
"Non nascondo di aver provato tanta rabbia. E' volta che accade, ma non ti abitui mai".

Ha avuto paura?
"Questa rapina è stata particolarmente violenta. E' durata pochi istanti: sono rimasto scioccato"

Come è andata?
"Un rapinatore incappucciato ha fatto irruzione nel mio locale. Con una ferocia incredibile ha distrutto il pannello anti-Covidin plexiglas. Poi ha iniziato ad arraffare i soldi dal registratore di cassa. Ha portato via 1.800 euro, l'incasso della giornata. Istintivamente stavo per intervenire, per cercare di fermarlo, ma mi ha bloccato la mia collaboratrice. Tutta le scena è stata immortalata dalle telecamere di sicurezza. Anche il momento in cui mentre fugge scaraventa a terra un cliente".

A San Severo la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese ha già inviato una ventina di poliziotti in più per pattugliare il territorio. Lei cosa chiede allo Stato?
"Mi sembra chiaro che tutto questo non basta. Qui ci vuole una presenza in massa dello Stato. Non bastano pochi uomini in più. I poliziotti, i carabinieri, che operano qui, sono pochi, sottopagati e stremati dalle ore di fatica".

Lei che cosa farebbe?
"Vorrei consegnare simbolicamente la mia attività nelle mani del Comune. Consegnare i documenti alla Prefettura. Darei in gestione a loro, alle istituzioni, la mia rivendita di tabacchi. In cambio chiederei di percepire un euro simbolico all'anno ma solo per fare il dipendente. E' chiaro che la mia è una provocazione".

A San Severo nei primi giorni dell'anno persone sconosciute hanno fatto saltare in aria quattro attività commerciali: una profumeria, una rivendita auto, un parrucchiere e un negozio di giochi pirotecnici, piazzando ai piedi delle saracinesche dei rispettivi locali potenti ordigni esplosivi. E' così difficile essere un imprenditore da queste parti?
"E' impossibile fare impresa in questo territorio. Noi siamo stanchi. Abbiamo paura. Penso ai miei colleghi, agli altri quattro commercianti di San Severo che hanno subito attentati bomba".

Che futuro l'aspetta? Deciderà di chiudere la sua rivendita di tabacchi?
"Al momento non chiuderò. Ogni giorno, però, questa ipotesi diventa sempre più concreta. Ho tanti progetti, ma pian piano li sto abbandonando".

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