dopo la firma del decreto che abolisce il reato dell'abuso d'uffico e la proposta ( speriamo resti una proposta per tranquillizzare i sodali mafiosi ) in ricordo delle stragi del 1992 di abolire il reato d'associazione mafiosa e il solito pistolotto ipocrita «Combattiamo le zone grigie» che vie pronunciato ogni anno all'anniverario di Facone e Borselino , mi chiedo la stessa del titolo del blog e del post , vedere sotto , di
Leonardo Cecchi
Quando qualcuno dice di voler mettere mano ai reati per mafia, depotenziandoli, dovrebbe pensare a cosa ha vissuto e vive questo Paese.
Era il 20 luglio quando questi tre ragazzi furono crivellati con oltre 40 colpi di fucile mitragliatore. Si chiamavano Alberto Vallefuoco, Rosario Flaminio e Salvatore De Falco. Avevano tutti vent’anni o poco più. Erano semplici tirocinanti in un pastificio a Pomigliano d’Arco. Avevano da poco vinto una borsa di lavoro e stavano imparando il mestiere, con la speranza di venire assunti. Tutti e tre bravi ragazzi, nessuno aveva a che fare con la camorra. Il 20 luglio, mentre prendevano un caffè in pausa pranzo al bar vicino lo stabilimento, un commando di camorristi fermò la macchina davanti a quel bar, aprì il fuoco e li uccise tutti. La “colpa” fu della Y10 di uno dei tre, scambiata per quella di un camorrista di un clan rivale. Y10 che, pensate, non era neppure sua, ma del padre, che gliel’aveva prestata per andare a lavoro. Quei ragazzi vivevano con i genitori e non potevano neppure permettersi un’auto. Come sempre, dopo la strage la camorra iniziò a diffondere bugie sul loro conto. A infangarne la memoria.Furono i colleghi della fabbrica a opporsi, a fare quadrato e a difendere la loro memoria, mettendo un freno alle bugie che già iniziavano a girare sul loro conto. Uccisi a vent’anni per uno scambio di persona. Oggi avrebbero famiglia. Ci pensi chi parla di modificare le leggi sulla mafia.
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