usiamoli finchè ci servono e poi buttiamoli via la storia di M.L un anziana abbandonata dai familiari di daniela tuscano

 

Hanno detto che era stanca, depressa, umiliata per un fisico che non rispondeva più, che sentiva inutile. Non per un fatto estetico. La decadenza la tormentava perché le avrebbe impedito di dedicare alle figlie, ai nipoti il tempo e l'energia che desiderava. Questo hanno detto e forse è vero, M. L., come tutte le nonne e le donne, era stata educata così: a pensare agli altri e non a sé stessa, a pensare sé stessa in rapporto agli altri. Soprattutto alla famiglia. Ma la famiglia non c'era il 20 luglio, antivigilia della festa dei nonni. Le figlie, i nipoti erano appena partiti in vacanza e lei, M. L., smarrita da tempo, doveva improvvisamente fare i conti con la propria in-utilità. Quegli anni gratuiti, gli anni della vigoria e del dono, gli anni delle estati in Liguria, dove le voci garrule dei bimbi al mare restituiscono una breve infanzia, quegli anni erano diventati un ricordo crudele e scialato. Inutile anch'esso, perché M. L. era rimasta lì, involontaria stilita, come una vecchia misantropa, in un silenzio senza storia.E in silenzio è volata giù, dalla finestra spalancata che ha gridato per lei. Non è stata una caduta accidentale. È scesa per esserci ancora, fra l'erba verde, presso gli alberi da frutto. Una tomba "antica", ché tutti ormai non lasciamo che cenere, e le nostre case sono sarcofaghi dei quali non rispettiamo la sacertà. È scesa perché era finita, perché finita si sentiva, perché finita non voleva finire. Nessuno conosce il guazzabuglio del cuore umano, a nessuno è lecito giudicare. Ma le tombe mute dei vecchi, come il disonore delle salme degli anziani ospiti della Rsa milanese, morti in un rogo e abbandonati anche durante le esequie, sono l'accusa concreta, starei per dire vivente, dei nostri anni ingrati. La lezione del covid non ci ha resi migliori. In questi anni "che mai non fur vivi" seppelliamo anzitempo gli anziani "in-utili", precludendoci così il futuro.

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