4.11.23

«finché si sente solo blaterare di “misure” e di “riforme” e mai nessuna di questa sembra essere scritta a favore del popolo,verrebbe voglia di adottare quell'epiteto “Ipocriti!!!” di Lorenzo La Fratta

 



«finché si sente solo blaterare di “misure” e di “riforme” e mai nessuna di questa sembra essere scritta a favore del popolo,verrebbe voglia di adottare quell'epiteto “Ipocriti!!!” che soleva adoperare Gesù nei confronti dei potenti di allora ma anche, più prosaicamente,il sistema adottato da Eduardo De Filippo nel celebre film “L’oro di Napoli” ossia ‘o pernacchio.» "Nel solco dei tempi: il Vangelo di Gesù" Domenica 5 novembre 2023 Matteo (23,1-12) “Tra il dire ed il fare... ”

Testo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere,
perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ''rabbì'' dalla gente.Ma voi non fatevi chiamare ''rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno ''padre'' sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare ''maestri'', perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Chi tra voi è più grande tra voi sarà vostro servo; chi invece si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”.

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Si leggeranno anche brani da : Malachia (1,14b.2,2b.8-10) / Salmo 130/ Lettera Paolo ai Tessalonicesi (2,7b-9.13)
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Riflessione
A vedere ciò che accade tra Israele e Palestina non posso far altro che iniziare la mia riflessione odierna prendendo spunto proprio dalla prima lettura che è tratta dal libro del Profeta Malachia e che vorrei qui riproporre interamente con la premessa che gli “eserciti” del Signore qui ed in altre parti della Bibbia citati non sono quelli che sparano ed ammazzano ma sono le schiere angeliche ; altra cosa che ci tengo a precisare è che qui troverete che l'invettiva del Signore esposta attraverso il Profeta era rivolta ai sacerdoti ma io oggi intendo che potrebbe benissimo estendersi anche ai capi di stato,ai leader di fazioni estremiste quanto non terroriste che agiscono su quel martoriato territorio anche perché visto che il padre “comune” è Abramo dalla cui unione con l'egiziana Agar nacque Ismaele a sua volta progenitore della nazione araba, non credo sia poi un'ipotesi tanto campata in aria e poi ,non dimentichiamo, che a “intenditor poche parole” specialmente se calzanti... ma eccovi il testo di Malachia :
“Io sono un re grande, dice il Signore degli eserciti....
Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni. Voi invece vi siete allontanati dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento;avete rotto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti.
Perciò anch’io vi ho reso spregevoli e abbietti davanti a tutto il popolo, perché non avete osservato le mie disposizioni e avete usato parzialità riguardo alla legge.
Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro profanando l’alleanza dei nostri padri? “ Ed allora perché non la smettete con questa dannata ,crudele,folle guerra?
Vengo quindi ad esaminare la pagina del Vangelo di Matteo di questa domenica ove si corre il rischio da una parte di aprire polemiche mentre dall’altra di voler minimizzare un argomento importantissimo come quello che andremo a vedere e questo a maggior ragione partendo proprio dalla prima lettura che verte sulla pagina tratta dal libro di Malachia che vi ho esposto qui sopra dato che anche ai tempi dell’autore di questo libro, che si data intorno al secolo V A.C., traspare una situazione analoga a quella che si riscontrava ai tempi di Gesù e che lo costringerà,rivolgendosi alla folla ed ai suoi discepoli, ad una “filippica” contro gli scribi ed i farisei.
Ma di nuovo, direte voi? Ma perché Gesù ce l’aveva tanto contro gli scribi ossia i dottori della legge, gente colta ed intellettuale che aveva studiato alacremente e con i farisei, uomini che suddividevano la loro giornata in tre parti uguali, otto ore a studiare i sacri testi, otto ore a lavorare ed otto per il giusto riposo? Non era forse una vita da uomini retti e pii?
Può essere ma a Gesù non basta, non basta se questa condizione deve creare una sorta di auto referenzialità per cui, un po' alla Marchese del Grillo, “Io so’ io e voi non siete un ca….”, non basta perché proprio i farisei,che pure avevano dei meriti in campo religioso poiché riconoscevano, ad esempio,la resurrezione dei corpi e quindi la “vita dopo la vita”, si erano un po' avvitati dentro sé stessi e la loro teologia si applicava nelle già citate molte altre volte seicentotredici norme che di fatto legavano il popolo ad un’osservanza molto rigida nei comportamenti di vita, tutta fatta di formalismi, una vita resa difficoltosa da lacci e lacciuoli, poca introspezione spirituale e vero dialogo con Dio.
Stessa situazione cinque secoli dopo Malachia si presenta a Gesù che si ritrova una classe sacerdotale tutta tesa a farsi incensare, sempre pronta ad occupare i posti d’onore in banchetti (pare fossero anche “golosi”) e nelle sinagoghe, a farsi chiamare dalla gente “maestro”,”padre”, “guida” quando la coerenza tra quello che insegnavano e quello che praticavano era nulla ed è questo quello cui punta il Signore con la sua “filippica”, qui sta il nocciolo della questione : la coerenza tra quello che si predica e quello che si mette in atto nella vita di tutti i giorni e questo vale certamente anche oggi nei casi in cui è l’auto referenzialità a farla da padrona,quando si vuole salire su un pulpito senza averne l’autorevolezza giusta,quando hai voglia di nascondere la polvere sotto i tappeti perché questa azione può si nascondere la sporcizia ma non eliminarla.
Ed è a quelli che Gesù si rivolge e sono quelli la “pietra d’inciampo” citata da Malachia, quelli ma non tutti ed ecco perché la Chiesa, continuando a riconoscere il Vangelo come pietra di paragone ed ispirazione,non ha “censurato” questa pagina che i suoi “avversari” potrebbero usare per attaccarla una volta di più ma anzi la adotta per restare sempre e comunque alla sequela del Cristo.
Ovviamente la coerenza chiesta dal Signore non vale per i soli sacerdoti ma deve essere adottata anche da tutti i laici impegnati nel sociale,nelle varie comunità,nella politica ma qui apriremmo un altro dolente capitolo perché ,ahinoi, finché si sente solo blaterare di “misure” e di “riforme” e mai nessuna di questa sembra essere scritta a favore del popolo,verrebbe voglia di adottare quell'epiteto “Ipocriti!!!” che soleva adoperare Gesù nei confronti dei potenti di allora ma anche, più prosaicamente,il sistema adottato da Eduardo De Filippo nel celebre film “L’oro di Napoli” ossia … ‘o pernacchio..
Per tanto non dimentichiamo le parole con cui Gesù conclude questa splendida pagina e rammentiamolo anche a chi occupa posti di prestigio che :“ Chi tra voi è più grande sarà vostro servo; chi invece si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”.
«Quella notte (Veglia di Natale del 1993) capii che l'emarginato,il drogato,il travestito,le donne buttate in strada per vendere il proprio corpo,erano lì alla ricerca di un bene,con lo stesso diritto di ogni altra creatura,oltre l'asfittico giudizio di chi conosce la sua realtà e non le altre»

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