le polemiche di cui ho parlato in : << il femminicidio e non solo di Giulia Cecchettin nel marketing morboso: dalla vita di Turetta in carcere alle relazioni tossiche trasformate in vanto>> mi hanno riportato alla mente questo
fatto di cronaca locale che trovate sotto . Il che dimostra e spiega perchè non
sempre i famminicidi o violenza di genere sono di tipo patriarcale .
DA GIALLO SETTIMANALE
Di Silvasna Giaccobini
Maria
Antonietta Roggio riuscì a convincere il figlio e un suo amico, entrambi
minorenni, a compiere l’omicidio e ottenne il suo atroce trofeo. Non accettava
che il marito l’avesse lasciata per un’altra, da cui aveva avuto un bimbo Una
delle tragedie meno conosciute e più cruente scri!e da Shakespeare è “Tito
Andronico”, il cui protagonista è un generale romano del tardo impero. Nella
fitta trama in cui s’intrecciano tradimenti e assassini all’ombra del potere,
spicca la ferocia con cui i due giovani Chirone e Demetrio a!uano la vende!a
istigata dalla madre, la regina dei Goti Tamora, nei confronti dell’indifesa
Lavinia, la figlia del generale,e la violano e mutilano nel modo più infame e
spietato. Nella tragica vicenda il genio letterario inglese descrive il lato
bestiale umano che arriva ad azioni così efferate da renderne impossibile la
giustificazione, così crudeli da apparire frutto di una fantasia malata. Eppure
la realtà può superare l’immaginazione, compresa l’arte visionaria del
drammaturgo inglese. È accaduto nel 1996 con il caso che sconvolse l’opinione
pubblica non soltanto italiana a causa dell’efferatezza di cui fu vittima una
ragazza ungherese, Vicky Danji, il cui corpo fu violato e oltraggiato, le fu
tagliata anche la testa.
IL GIALLO DEL BOTTINO DI 400 MILIONI
Lo sfondo dell’orribile crimine era un residence situato a Platamona, la località balneare a quindici chilometri da Sassari. I colpevoli furono due minorenni, Riccardo Pintus, quindicenne, e Francesco Nuvoli, diciassettenne, istigato al delitto dalla madre, Maria Antonietta Roggio, che voleva vendicarsi di Vicky Danji. Torniamo allora indietro nel tempo, al 1996. Era l’anno del trionfo dei Pink Floyd, Ron vinceva Sanremo con “Vorrei incontrarti tra cent’anni”, a marzo scoppiava la prima guerra cecena, Mel Gibson sbancava l’Oscar con cinque premi al suo “Braveheart”, i principi del Galles Diana e Carlo divorziavano, la Juventus conquistava la seconda Champion League.
Lo sfondo dell’orribile crimine era un residence situato a Platamona, la località balneare a quindici chilometri da Sassari. I colpevoli furono due minorenni, Riccardo Pintus, quindicenne, e Francesco Nuvoli, diciassettenne, istigato al delitto dalla madre, Maria Antonietta Roggio, che voleva vendicarsi di Vicky Danji. Torniamo allora indietro nel tempo, al 1996. Era l’anno del trionfo dei Pink Floyd, Ron vinceva Sanremo con “Vorrei incontrarti tra cent’anni”, a marzo scoppiava la prima guerra cecena, Mel Gibson sbancava l’Oscar con cinque premi al suo “Braveheart”, i principi del Galles Diana e Carlo divorziavano, la Juventus conquistava la seconda Champion League.
Lo sfondo
dell’orribile crimine era un residence situato a Platamona, la località balneare
a quindici chilometri da Sassari. I colpevoli furono due minorenni, Riccardo
Pintus, quindicenne, e Francesco Nuvoli, diciassettenne, istigato al delitto
dalla madre, Maria Antonietta Roggio, che voleva vendicarsi di Vicky Danji.
Torniamo allora indietro nel tempo, al 1996. Era l’anno del trionfo dei Pink
Floyd, Ron vinceva Sanremo con “Vorrei incontrarti tra cent’anni”, a marzo
scoppiava la prima guerra cecena, Mel Gibson sbancava l’Oscar con cinque premi
al suo “Braveheart”, i principi del Galles Diana e Carlo divorziavano, la
Juventus conquistava la seconda Champion League. Vicky Danji era nata in
Ungheria e, bella e disperata, aveva scelto l’Italia in cerca di fortuna e per fare un po’ di soldi trovò lavoro come entraineuse in un locale notturno. Lì era cominciata la sua relazione con Michele Nuvoli, un boss pregiudicato per vari reati. L’incontro era stato casuale, ma la conoscenza si era approfondita fino a sbocciare in una relazione sentimentale stabile. La passione li aveva travolti, anche se lui era sposato e padre di due figli. La moglie di Michele Nuvoli si chiamava Maria Antonietta Roggio, era alla soglia dei quaranta anni ed era accecata dalla rabbia e dalla gelosia, obbligata da Michele a condividerlo con la più giovane Vicky.
Quando la ragazza ungherese rimase incinta aveva da poco compiuto vent’anni, era nel pieno della bellezza e della giovinezza. Mise al mondo un bel maschietto e lo chiamò Michele junior, era il nome del padre Michele Nuvoli e la chiara indicazione che sulla paternità non dovevano esserci dubbi. Maria Antonietta Roggio si sentì sfidata e quasi impazzì, inferocita al pensiero che Michele, il suo uomo, trascurasse non solo lei ma anche i loro figli, Barbara,
quasi coetanea dell’amante del marito, e Francesco, 17 anni.
Non aveva importanza che fossero separati per colpa della ragazza, Maria
Antonietta non si rassegnava, l’avrebbe sempre potuto riprendere se non ci fosse
stata di mezzo l’ungherese. Maria Antonietta Roggio sospettava che Michele
volesse abbandonare definitivamente la famiglia per scappare via da Sassari con
la madre di Michele junior. Ma non solo. C’era anche una questione di soldi.
Tanti soldi. Dove era finito quel mucchio di milioni di lire, ben qua$rocento,
che Michele con la sua banda qualche anno prima aveva rapinato al Banco di
Sardegna? Di sicuro potevano essere nascosti in mano alla Danji e invece Maria
Antonietta era convinta che quei soldi spettassero a lei e ai suoi figli. Il
marito li avrebbe dovuti condividere solo con loro. Nel fra$empo il pregiudicato
Michele Nuvoli stava scontando una pena in carcere a Badu e Carros, a Nuoro.
Così era fuori gioco, non poteva proteggere la madre del neonato, era il momento
buono per agire e stanare i milioni. LI LASCIÒ ENTRARE, ERANO DEI RAGAZZINI...
Per di più, la Roggio era venuta a sapere che Vicky stava rinnovando i documenti
d’identità, forse stava organizzando il ritorno in Ungheria e quindi Michele
poteva espatriare per rifarsi una vita con lei e il "glio di sei mesi. Maria
Antonietta Roggio era decisa, pianificò l’omicidio di Vicky, si trattava di una
questione di vendetta e di denaro, anche se in seguito la donna volle
disperatamente, e inutilmente, negare di averlo fatto. Arriviamo così al 14
agosto. Tanti turisti avevano scelto come meta delle vacanze la bellissima
Sardegna,
con tante attrazioni per trascorrere giorni spensierati. Anche Vicky
Danji voleva trascorrere il tempo al mare accudendo il piccolo Michelino. Le
piaceva Platamona, a pochi chilometri da Sassari, nel golfo dell’Asinara, e
aveva scelto come abitazione un residence vicino alla spiaggia con le acque
limpide, che adorava. Francesco Nuvoli, il figlio del pregiudicato, il 14
agosto si presentò alla porta dell’apppartamento del residence di Platamona con
un amico, il vicino di casa quindicenne Riccardo Pintus. Vicky conosceva
Francesco, era il fratello di sangue del suo piccolo che dormiva sereno nella
culla, e non ebbe sospetti, l’altro era un adolescente. Li fece entrare. Cominciò
una discussione. Francesco l’accusò di volere andare all’estero col padre e i
soldi. Lei negò, voleva solo far conoscere il bambino ai parenti ungheresi.
Secondo la ricostruzione fatta in seguito da parte della polizia scientifica e
basata sulle confessioni dei minorenni, cominciò l’orrore, colmo di dettagli
raccapriccianti. Francesco tirò fuori dal giubbotto un coltello affilato.
L’aveva portato perché sapeva che gli sarebbe servito. Prese a tirare fendenti a
Vicky. Era una donna giovane e forte, ma più forte era Francesco, che era
spalleggiato da Riccardo Pintus. Una contro due. Ormai incapace di difendersi,
era diventata preda inerme dei complici mentre il piccolo Michelino piangeva
disperato. Secondo la ricostruzione dell’inchiesta, Riccardo aveva fatto qualche
praticaccia nella macellazione degli animali. Fu lui, Riccardo Pintus, con il
coltello insanguinato di Francesco a tagliare la testa a Vicky Danji. Non era
facile disarticolare la testa in un mare di sangue e soprattutto richiedeva
un’assoluta, crudele, orribile detterminazione. Francesco la mise in un sacco di
plastica e la portò alla madre Maria Antonietta Roggio come un macabro trofeo,
ma soprattutto come la prova certa che la vendetta era stata compiuta. La testa
della povera Vicky sarà ritrovata in un fossato qualche giorno dopo dove l’aveva
buttata Francesco. Passeranno sei mesi prima dell’arresto al termine di una
complessa indagine delle autorità investigative. Nella tragedia antica di
Shakespeare di Tito Andronico i protagonisti erano la personificazione del male,
crudeli e spietati nell’infliggere violenza e dolore, nella realtà le grandi
spinte del male, l’odio, l’invidia, la gelosia e l’avidità avevano avuto
ragione di ogni senso di pietà. Maria Antonietta Roggio è stata condannata
all’ergastolo per istigazione all’omicidio e vilipendio di cadavere, Francesco
Nuvoli a 19 anni e Riccardo Pintus 8 anni e 6 mesi da scontare in un carcere
minorile. La sorella di Francesco, Barbara Nuvoli, 19 anni, aveva testimoniato
che era stato proprio Francesco a mostrare la testa della ragazza a sua madre.
L’orrore l’aveva provata fsicamente e psicologicamente. Cercò un po’ di pace in
un Istituto di suore. Morì giovane nel 2000 nel suo letto per infarto.
L’orribile crimine e il suo strascico di dolore avevano fatto un’altra vittima.
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