2.12.23

Un cane poliziotto in pensione incontra dopo anni il suo ex conduttore: la gioia è indescrivibile ., Lubendo e i suoi accoliti: lotta per Cabinda a Sestri Levante

 

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Due anni dopo essere andato in "pensione", questo ex cane poliziotto si è letteralmente commosso nel rivedere il suo addestratore di un tempo.Il Pastore Tedesco Wangwang ha prestato servizio in Cina come cane poliziotto e non ha dimenticato nulla della sua vecchia vita.
Un vivo ricordo, nella mente e nel cuore
Nel gennaio 2021, la cagnolina si è riunita con il suo ex addestratore di cani, che non aveva visto dal suo pensionamento nel 2019.L'animale è adesso in buone mani e conduce una vita tranquilla con la sua famiglia adottiva che lo ama più di ogni altra cosa. Ma mantiene ancora un posto nel cuore per il suo ex addestratore, che non ha mai dimenticato Vedendolo di nuovo, Wangwang lo ha subito accolto scodinzolando, ricoprendo l'uomo di coccole, leccate e affetto, e sembra addirittura che il cane abbia pianto di gioia !La cagnolina di 8 anni di età all'epoca dei fatti, ha dimostrato di provare forti emozioni per colui con il quale ha trascorso gran parte della sua vita.


Queste immagini hanno commosso gli utenti del social network Douyin, la versione cinese di TikTok. Ecco ancora una volta un cane fedele e pieno di amore !

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Lubendo e i suoi accoliti: lotta per Cabinda a Sestri Levante




Il generale Girava travestito da militare con divise raccattate in qualche mercatino e una pistola giocattolo La Digos li ha perquisiti . 
Raccontano che dopo gli ultimi accadimenti, il vero dramma del “generale” Pancracio Lubendo non sia quello di essere accusato di terrorismo. Al contrario, il vero timore di quest’uomo, adesso, è di non essere preso sul serio. Screditato alla stregua di un qualsiasi ciarlatano, che per darsi un tono girava travestito da militare con divise raccattate in qualche mercatino e una fondina con dentro una pistola giocattolo, strappando qualche selfie a “vip” incrociati per strada, come il sindaco Marco Bucci o il cardinale Angelo Bagnasco.


INSOMMA, Lubendo teme di passare per quello che si spacciava per ciò che non era: ministro della Difesa e rappresentante in Italia del libero Stato del Cabinda. Una causa attorno a cui aveva radunato un variopinto manipolo di soggetti, tutti italiani, accomunati dall’avversione ai vaccini e arruolati in cortei contro il Green Pass. Li aveva promossi – chi al grado di ufficiale, chi al ruolo di attaché diplomatico – e convinti a posare con passamontagna e baschi, a testimonianza di improbabili riunioni notturne nell’entroterra ligure, postate in Rete per dimostrare che qui ardeva la fiammella della rivoluzione africana. Il risultato delle foto è un po’ grottesco, qualcosa a metà tra una riedizione di Fascisti su Marte o Il dittatore dello Stato libero di Bananas. Ma non al punto di non destare un minimo grattacapo alle autorità italiane. Alla fine, la Digos, su delega della Dda di Genova, ha deciso di fugare ogni dubbio. Li 
ha perquisiti tutti, alla ricerca di armi, ma non è saltato fuori granché: uno dei cinque coinvolti aveva una doppietta da caccia, regolarmente detenuta. A un altro hanno trovato un arco e delle frecce. Niente di illegale, ma nemmeno molto utile per favorire insurrezioni armate.Per chi non ne avesse mai sentito parlare, il Cabinda, sebbene non riconosciuto come entità statale, esiste davvero: è un’enclave sotto il controllo dell’angola, compresa nel territorio del Congo, una regione povera ma ricca di giacimenti, piena di intrighi, interessi petroliferi e mercenari al soldo di compagnie private occidentali. Soprattutto, esiste la sua causa: un movimento indipendentista, che negli anni si è anche reso responsabile di attentati. Il più cruento, quello dell’8 gennaio 2010 contro il pullman della Nazionale del Togo, in occasione della Coppa d’africa. Il bus viene assaltato a colpi di mitragliatrice, muoiono in tre: l’autista e due accompagnatori. Nell’agguato ci sono vari feriti, tra cui il portiere della squadra di calcio. La responsabilità viene rivendicata dal Flec, il Fronte per la liberazione del Cabinda, che specifica però di aver colpito i togolesi per errore: il vero obiettivo sarebbero state le guardie angolane. A dichiararlo è Rodrigues Mingas, capo militare dei ribelli e signore della guerra. Molti oggi lo credono in Europa, lui su Linkedin si definisce ambasciatore itinerante residente a Panama.Ma qui c’è uno dei nodi della vicenda: in giro per il mondo esistono vari sedicenti governi in esilio del Cabinda. Tutti reclamano di essere il più titolato, molti distribuiscono onorificenze e passaporti. Lubendo esibisce a tal proposito un mandato firmato dal generale Antonio Luis Lopes, presidente di uno dei vari esecutivi in esilio, con la nomina a ministro della Difesa. Per l’italia, fino a pochi giorni fa, Lubendo era solo un agricoltore angolano di 34 anni, residente sulle alture di Sestri Levante. In Internet postava spesso contenuti sul Cabinda e in favore del Flec. Di lui si sa poco altro: la volontà dichiarata di studiare Ingegneria; un’esperienza attoriale al Suq, festival dedicato al Sud del mondo; la contrarietà al lockdown, che lo porta ad arruolare (e mettere nei guai) i simpatizzanti italiani. Ma vediamo di capirne qualcosa in più.GIUSEPPE DEL SOLE, 60 anni, “tenente colonnello” dello Stato maggiore di Lubendo, è un ex bidello che di tanto in tanto dorme per strada. Viene agganciato a un corteo no-vax, con una proposta impossibile da rifiutare: “Lubendo mi chiese se volevo aderire a una battaglia per far star bene i bambini di un paese occupato e io ho accettato”. Si riconosce in alcuni scatti con un berretto militare, la mimetica e uno scaldacollo sul viso: “La mia è sempre stata una lotta non violenta”, specifica Del Sole, assistito dagli avvocati Paolo Amerigo Marulli di San Cesario Carniglia e Lars Markus Hansen. La polizia ha poi fatto visita anche al “colonnello” Marco Trovatello, ex idraulico di 60 anni, Sergio Anselmi, “funzionario diplomatico” di 56 anni ufficialmente senza occupazione, ed Emanuele Rocca, un vicino di casa di Lubendo.Come si è ormai capito, questa storia ha le sembianze di un film in cui la trama rimane sospesa fino alla fine tra la spy story e la farsa, senza possibili vie di mezzo. Se Lubendo sia o no davvero legato ai ribelli del Cabinda è un interrogativo che in definitiva non interessa nemmeno troppo le autorità italiane: la cosa importante, per gli inquirenti, è che il fantomatico carico di 500 pistole donato dal Brasile di Bolsonaro e annunciato sui social, se mai esistito, non sia mai transitato dall’italia. Insomma, depurata dal colore, l’epopea di Lubendo è destinata a rimanere avvolta nel mistero, che confonde il rivoluzionario di professione dal mitomane. Gli investigatori stanno meditando se contestargli la truffa, per via delle raccolte di fondi promosse in giro. Ma, assicura un legale, “è troppo facile ridicolizzare Lubendo, lui è davvero chi dice di essere. I politici di casa nostra, visti con gli occhi degli altri, sono tutti così competenti?”. Il ministro in esilio, nel frattempo, ha affidato a Facebook un comunicato, che qui riporteremo in modo letterale (concordanze comprese): “Fate attenzione a ciò che si dichiara. Siete partiti con i piedi sbagliati!”.  
 Tutto ciò è dovuto ad  un equivoco    . Infatti    sempre  secondo il  giornale  

LE BATTAGLIE PER IL TERRITORIO ANGOLANO ESISTE SUL SERIO


un territorio in Africa chiamato Cabinda. Si trova al confine tra l’angola e il cosiddetto Congo “portoghese” e fa parte, con qualche turbolenza, dell’angola. Ricca di petrolio, nel 2007 è divenuta regione a statuto speciale. Nel 2010, un attentato durante la Coppa d’africa del movimento indipendentista chiamato Flec (Fronte per la liberazione del Cabinda), uccise un autista e due accompagnatori della Nazionale di calcio del Togo.








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