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15.12.24

Luigi Mocci, il centenario che disse no al posto fisso: "Mai pentito, meglio il lavoro nei campi"

   unione  sarda




L’8 dicembre ha soffiato su una torta con cento candeline nella sua casa di via Orsini, a Sanluri, al fianco dell’inseparabile moglie Rosina Muntoni che di anni ne ha 98 e con la quale il 31 dicembre festeggerà 71 anni di matrimonio, traguardo che consegnerà loro il record di coppia più longeva della città. «Ci saremmo sposati anche prima, ma era morta mia madre e bisognava rispettare il lutto», spiega lei assisa sulla poltroncina dalla quale non perde mai di vista quell’ex ragazzo che dal fronte della seconda guerra mondiale le spedì un mucchio di lettere che lei conserva ancora. «Avevo chiesto il permesso a suo padre di poterle scrivere e lui mi disse “Va bene, purché non siano troppe”. Ma io appena potevo le mandavo lettere d’amore molto lunghe. Lei no, era più corta, poche righe e basta».Dunque, tornando alla carriera. «I miei genitori avrebbero voluto che lavorassi in ufficio, per questo dopo la scuola dell’avviamento iniziai all’ufficio catastale del Comune. Dovevo sistemare le carte anche dei paesi del circondario, eravamo in sette. Ma non ero felice e ogni giorno guardavo questo mio collega: aveva avuto un figlio ogni anno, il più grande ne aveva 15, ma non stava mai in famiglia e lo stipendio non bastava per mantenerla. Mi sono detto: chi me lo fa fare? E poi volevo aiutare mio padre che soffriva di asma e faceva fatica a lavorare nei terreni e badare agli animali». Da qui la decisione di mollare tutto. «Il mio capoufficio era molto credente, ogni domenica andava in chiesa per la prima messa. Allora un bel giorno l’ho aspettato fuori e gli ho detto “Da domani non vengo più”. Non ci credeva ma avevo ragione io, lì dentro non mi hanno più visto». La vita però aveva in serbo ancora molte sorprese per Luigi Mocci e il lavoro nei campi ha dovuto aspettare. Prima venne il militare. «Il primo anno l’ho fatto nel nord Sardegna. Una notte eravamo accampati a Serra Secca, a Sassari, ci svegliarono al suono di tromba e il generale annunciò “Oggi nasce la nuova Brigata Sassari”. Dovevamo tenerci pronti per partire». E così fu. Presto arrivarono la traversata da Cagliari a Napoli, il viaggio in treno per Brindisi e poi il fronte tra Bologna e Rimini e la battaglia di Monte Cassino. «Nacque il Corpo di Liberazione e noi eravamo con gli Alleati, facevamo saltare i ponti o i binari dove sarebbero passati i fascisti e i tedeschi».
L’incarico
Il rischio di finire dietro una scrivania era ancora in agguato. «Il sergente maggiore affidò a ognuno di noi un compito. Io rimasi per ultimo e alla fine mi disse “Tu stai nell’ufficio del generale”. Io gli risposi che non sapevo parlare l’americano, sapevo dire solo “okay”. Eppure ci capimmo».
A casa
Tornato a Sanluri iniziarono i preparativi per il matrimonio. «Ho trasportato ogni pietra che è stata usata per costruire questa casa. Il 31 dicembre del 1953 vennero celebrate le nozze e dall’amore tra Luigi e Rosina nacquero Brunella, Raffaele, Maria Pina e Annalisa. «In campagna ho faticato parecchio, ma sono sempre stato felice».

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