ANNA MARIA DE MITA MOGLIE DEL BOSS CIRIACO DE MITA
|
BENEVENTO - Ne ha ricevute tante di telefonate, ma questa proprio l'ex ministro non se l'aspettava. A casa Mastella, funestata in queste ore dai provvedimenti della magistratura, nel pomeriggio di giovedì è squillato il telefono: dall'altro capo, casa De Mita. È la moglie dell'ex premier Dc, Annamaria, a contattare i coniugi Mastella. E uscendo dalla villa di Ceppaloni, forse per la prima volta da poco piu' di 24 ore, Clemente Mastella ha espresso la sua felicità per questa «telefonata inaspettata, che ci ha fatto piacere, da Anna Maria De Mita con la quale non c'erano piu' da tempo rapporti di cordialità». L'Udeur da molti anni ha un rapporto di «odio-amore» con il suo maestro di politica, l'ex Dc Ciriaco De Mita.
QUANDO DISSE: CLEMENTE NON HA ANIMA - Dunque, un disgelo in piena regola, dopo anni in cui è tirata aria pesantissima tra Ceppaloni e Nusco. Ad inasprire gli animi erano intervenute alcune dichiarazioni al Corriere del Mezzogiorno della moglie di De Mita. In un'intervista del 2003, infatti, si puntava il dito (anche) contro il leader del Campanile. «Ci hanno tradito in molti», affermava Anna Maria De Mita, riferendosi a Giuseppe Gargani («oggi politicamente non è più stimato»), Ortensio Zecchino («mi ha molto deluso»), e apppunto Clemente Mastella: «Qui è un altro discorso - sosteneva Annamaria De Mita - Lo abbiamo conosciuto da ragazzo, mio marito lo ha allevato, gli ha insegnato l'abc. Ma non c'è niente da fare lui l'anima non ce l'ha proprio». E alla domanda «si sente Lady De Mita?» rispondeva con una punta d'acidità: «In verità solo Sandra Mastella si fa chiamare così» con il prefisso Lady. «Evidentemente ci tiene al nomignolo. Io sono la moglie di Ciriaco De Mita, e ho una identità».
TELEFONATA CON RUINI - Mastella, inoltre - uscito dal cancello della sua villa alle 17 e 30 - ha ribadito di aver avuto moltissime telefonate di solidarieta' aggiungendo: «Mi sono sentito con il cardinale Ruini».
al. ch.
__________________________________
Conobbi Anna Maria De Mita un giorno di tanti anni fa' esattamente nel 1986 circa, la ricevetti dopo appuntamento a Palazzo Taverna mentre ero la segretaria del Magnate della TV Brasiliana, venne da me, per essere visitata dal piu' famoso chirurgo plastico brasiliano, il grande Ivo Pytangui, aperta la porta mi disse che gli stava cascando tutto, era in preda ad una agitazione, il professore la tranquillizzo' e la visito' ACCURATAMENTE...(...) anche la piccola Antonia aveva l'angoscia di non possedere seno...ma per miracolo poi spunto' un seno da mostrare a tante feste, per la gioia di ba'ba'(papa' De Mida)...e che dire di Mastella di Ceppaloni sistemato alla Rai da De Mita e poi diventato IN POLITICA piu' bravo del maestro? Ceppaloni e Nusco sono paesi orgogliosi dei loro protettori ...tutti in ginocchio a chiedere il posto fisso...il famoso scambio di voto...vizio italico.
MENTRE IL SUD AFFONDA NELLA MONNEZZA SI CONTINUA A FESTEGGIARE QUESTI PERSONAGGI INVEROCONDI, EBBENE SI, PERSINO IL RE DEL PIL - il grande giornalista Eugenio Scalfari, grande moralizzatore, stava alla festa degli 80 anni dell'ex povero di Nusco, figlio di un povero sarto che gli piazzava le pezze al culo... NELLA BELLA CASA DELL'ENTE di fronte a Fontana di Trevi , mica a Tor Bella Monaca - CHE IL VECCHIO INVEROCONDO de mida VORREBBE COMPRARE A VECCHI PREZZI CATASTALI, PER LASCIARLA AI SUOI GIOIELLI...
COSI FAN TUTTI I POLITICI ...
MAL COMUNE MEZZO GAUDIO...
SI AUTOASSOLVONO...
DESTRA SINISTRA CENTRO...
SENZA VERGOGNA ALCUNA...
______________________________
Svendopoli, su casa De Mita deciderà il giudice di Gian Marco Chiocci
Il portone d’ingresso, in cima a una scaletta sul pianerottolo che porta all’attico, è ancora lo stesso. E anche se non c’è nome né sul campanello né sul citofono al piano terra, qualcosa tradisce l’identità dell’inquilino eccellente di questo appartamento in pieno centro storico, a Roma, in via In Arcione due passi dalla fontana di Trevi.
Sono le maniglie in ottone della porta in legno e acciaio, che disegnano due iniziali stilizzate e intrecciate, inconfondibili: «DM».
Eccolo qui, lo «storico» attico di Ciriaco De Mita, dove il leader centrista, ora segretario regionale della Margherita in Campania, abita da quasi 20 anni. Affittuario affezionatissimo, non si decide però a comprare. Non senza tirare sul prezzo, almeno.
Il suo indirizzo romano non è mai cambiato dal giorno in cui, divenuto presidente del Consiglio, De Mita traslocò qui dalla casa di via del Gigante, sull’Ardeatina. La vecchia residenza non era abbastanza sicura: a gennaio dell’88 la scorta del politico di Nusco aveva notato una persona sospetta aggirarsi lì intorno, e quando i carabinieri fermarono l’uomo, si scoprì che era un latitante delle Br, Antonino Fosso, nome di battaglia il «Cobra».
Così ecco spuntare una bella casetta dell’Inpdai, allora diretto da Francesco Calò.
Il nuovo tetto, però, non era sufficientemente sicuro, nonostante gli altri inquilini dello stabile Inpdai, fossero gli 007 del Sisde. E così le belle terrazze affacciate sui tetti di Roma si ammantarono di mistero e di vetri blindati. Da via del Tritone le lucide cortine verde scuro non passarono inosservate. E quando si scoprì che i cristalli protettivi erano stati installati a spese dei contribuenti, le polemiche furono inevitabili. La storia finì sui giornali, e anche in procura, dove sulla vicenda venne aperto un fascicolo d’indagine nel ’93.
Si moltiplicarono anche le interrogazioni parlamentari sui lavori in casa De Mita, sull’assegnazione di quell’alloggio, sulla quantificazione del canone. Che è sempre rimasto un «segreto di famiglia». Nemmeno da Affittopoli saltò fuori la pigione dell’uomo di Nusco, che superò anche la seconda bufera mediatica, ben protetto, in tutti i sensi, nel suo attico romano.
Una conseguenza di Affittopoli, però, fu l’annunciata dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali. E con questa anche De Mita doveva fare i conti. Il prestigioso palazzo dell’Inpdai di via in Arcione finì in vendita, e lo stesso ente previdenziale fu liquidato. Il Sisde traslocò. Le parti «non residenziali» dell’edificio furono aggiudicate, a marzo del 2002, per 8,7 milioni di euro. Il nuovo «vicino di casa» dell’ex premier è la Commissione di vigilanza sui Fondi pensione. Ma quando l’offerta di vendita arriva all’ultimo piano, l’unico residenziale, il titolare del diritto di prelazione Ciriaco fa un salto sulla sedia. Il suo è uno dei circa 3mila immobili destinati alla dismissione definiti «di pregio», e che dunque non godono dei supersconti previsti dal piano di vendita. Doveva essere l’escamotage per sventare il rischio di una «svendopoli», ma non ha funzionato molto. E a De Mita non va giù di essere l’unico a pagare un prezzo di mercato o quasi.
Così prende il via una lunga battaglia legale con l’Inpdai e poi con l’Inps . E anche se per il senso comune suona surreale dirlo, spetterà ai giudici dirimere il contenzioso e decidere una volta per tutte se quella casa panoramica nel cuore del centro storico di Roma è o non è di pregio. Anche se è vero che, tra blindature e portoni personalizzati, pure De Mita ha contribuito, non necessariamente di tasca sua, a farne accrescere il valore.
Il portone d’ingresso, in cima a una scaletta sul pianerottolo che porta all’attico, è ancora lo stesso. E anche se non c’è nome né sul campanello né sul citofono al piano terra, qualcosa tradisce l’identità dell’inquilino eccellente di questo appartamento in pieno centro storico, a Roma, in via In Arcione due passi dalla fontana di Trevi.
Sono le maniglie in ottone della porta in legno e acciaio, che disegnano due iniziali stilizzate e intrecciate, inconfondibili: «DM».
Eccolo qui, lo «storico» attico di Ciriaco De Mita, dove il leader centrista, ora segretario regionale della Margherita in Campania, abita da quasi 20 anni. Affittuario affezionatissimo, non si decide però a comprare. Non senza tirare sul prezzo, almeno.
Il suo indirizzo romano non è mai cambiato dal giorno in cui, divenuto presidente del Consiglio, De Mita traslocò qui dalla casa di via del Gigante, sull’Ardeatina. La vecchia residenza non era abbastanza sicura: a gennaio dell’88 la scorta del politico di Nusco aveva notato una persona sospetta aggirarsi lì intorno, e quando i carabinieri fermarono l’uomo, si scoprì che era un latitante delle Br, Antonino Fosso, nome di battaglia il «Cobra».
Così ecco spuntare una bella casetta dell’Inpdai, allora diretto da Francesco Calò.
Il nuovo tetto, però, non era sufficientemente sicuro, nonostante gli altri inquilini dello stabile Inpdai, fossero gli 007 del Sisde. E così le belle terrazze affacciate sui tetti di Roma si ammantarono di mistero e di vetri blindati. Da via del Tritone le lucide cortine verde scuro non passarono inosservate. E quando si scoprì che i cristalli protettivi erano stati installati a spese dei contribuenti, le polemiche furono inevitabili. La storia finì sui giornali, e anche in procura, dove sulla vicenda venne aperto un fascicolo d’indagine nel ’93.
Si moltiplicarono anche le interrogazioni parlamentari sui lavori in casa De Mita, sull’assegnazione di quell’alloggio, sulla quantificazione del canone. Che è sempre rimasto un «segreto di famiglia». Nemmeno da Affittopoli saltò fuori la pigione dell’uomo di Nusco, che superò anche la seconda bufera mediatica, ben protetto, in tutti i sensi, nel suo attico romano.
Una conseguenza di Affittopoli, però, fu l’annunciata dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali. E con questa anche De Mita doveva fare i conti. Il prestigioso palazzo dell’Inpdai di via in Arcione finì in vendita, e lo stesso ente previdenziale fu liquidato. Il Sisde traslocò. Le parti «non residenziali» dell’edificio furono aggiudicate, a marzo del 2002, per 8,7 milioni di euro. Il nuovo «vicino di casa» dell’ex premier è la Commissione di vigilanza sui Fondi pensione. Ma quando l’offerta di vendita arriva all’ultimo piano, l’unico residenziale, il titolare del diritto di prelazione Ciriaco fa un salto sulla sedia. Il suo è uno dei circa 3mila immobili destinati alla dismissione definiti «di pregio», e che dunque non godono dei supersconti previsti dal piano di vendita. Doveva essere l’escamotage per sventare il rischio di una «svendopoli», ma non ha funzionato molto. E a De Mita non va giù di essere l’unico a pagare un prezzo di mercato o quasi.
Così prende il via una lunga battaglia legale con l’Inpdai e poi con l’Inps . E anche se per il senso comune suona surreale dirlo, spetterà ai giudici dirimere il contenzioso e decidere una volta per tutte se quella casa panoramica nel cuore del centro storico di Roma è o non è di pregio. Anche se è vero che, tra blindature e portoni personalizzati, pure De Mita ha contribuito, non necessariamente di tasca sua, a farne accrescere il valore.
È nato lo stesso giorno di James Joyce, Aldo Palazzeschi e Antonio Segni. Certo con qualche anno di distanza. Sabato 2 febbraio l'ex presidente del Consiglio, leader del Pd, Ciriaco De Mita compie 80 anni. Che, pare, lui non consideri un traguardo, ma solo un nuovo inizio. E il nuovo inizio di De Mita ha tratti anche glamour, per un uomo sempre sobrio, mai votato alla mondanità. Ebbene giovedì prossimo campeggerà sulle patinatissime pagine di Vanity fair, il settimanale che ha rubato il nome al libro di culto di William Thackeray. Ed è stato anche ospite della trasmissione di Luca Giurato, Unomattina, e non è detto che, corteggiato da Chiambretti e Fazio, non dica sì a uno di loro. «Ma nessuna torta prima di sabato. Papà è cattolico, ma anche un po' superstizioso», ci scherza su la figlia Antonia. Che per il padre sta organizzando, insieme con i fratelli e la mamma, la festa romana. Rigorosamente in casa e per i familiari e gli amici più stretti. «Sono invitate le persone che hanno condiviso con lui un pezzo di strada. All'inizio doveva essere la nostra sorpresa — prosegue la giornalista — ma poi come potevamo tener lontano papà dall'organizzazione? ».
Giorgio Napolitano, Carlo Azeglio Ciampi, Franco Marini, Nicola Mancino, Gianni Letta e Diego Della Valle, alcuni dei nomi degli invitati. Ma anche i giornalisti Bruno Vespa, Paolo Mieli, Eugenio Scalfari, Ezio Mauro e gli amici del mondo dello spettacolo Pippo Baudo e Renzo Arbore. Di base cucinerà la signora Annamaria, i piatti semplici dell'Irpinia, ma non senza qualche aiuto esterno. Però la festa non finirà a Roma. Per il compleanno dell'ex presidente del Consiglio, gli amici del Pd campano stanno organizzando un party nell'ex Villa Scipione Capece, a Posillipo, per lunedì prossimo. Inviti e menu ancora top secret. «Ma noi — spiega Antonia De Mita — faremo di tutto per essere anche a Napoli. Abbiamo differenziato gli appuntamenti proprio per non far dispiacere nessuno. La verità è che più il tempo passa più aumentano gli estimatori di mio padre. È una guida, un uomo di spessore e, con la testa che ha, è il più giovane di tutti».
Giorgio Napolitano, Carlo Azeglio Ciampi, Franco Marini, Nicola Mancino, Gianni Letta e Diego Della Valle, alcuni dei nomi degli invitati. Ma anche i giornalisti Bruno Vespa, Paolo Mieli, Eugenio Scalfari, Ezio Mauro e gli amici del mondo dello spettacolo Pippo Baudo e Renzo Arbore. Di base cucinerà la signora Annamaria, i piatti semplici dell'Irpinia, ma non senza qualche aiuto esterno. Però la festa non finirà a Roma. Per il compleanno dell'ex presidente del Consiglio, gli amici del Pd campano stanno organizzando un party nell'ex Villa Scipione Capece, a Posillipo, per lunedì prossimo. Inviti e menu ancora top secret. «Ma noi — spiega Antonia De Mita — faremo di tutto per essere anche a Napoli. Abbiamo differenziato gli appuntamenti proprio per non far dispiacere nessuno. La verità è che più il tempo passa più aumentano gli estimatori di mio padre. È una guida, un uomo di spessore e, con la testa che ha, è il più giovane di tutti».
Simona Brandolini
Nessun commento:
Posta un commento