1.5.11

Primo Maggio: resistere è esistere

Ci troveremo oggi a Milano, in piazza Quattro Novembre, alle ore 15, per il consueto corteo che si concluderà in Duomo. Gli umanisti non mancheranno all'appuntamento.
Sarà, già lo sappiamo, una partecipazione numerosa e sentita. Sarà il nostro giorno. Non quello dell'umiliazione, ma della presenza. Del coraggio. Della stima e dell'autostima. Della fortezza.

Particolare del monumento ai caduti sul lavoro, realizzato per il 60° della Costituzione di fronte al Comune di Bresso (Milano).

Era il 1° maggio 1947 quando a Portella della Ginestra, in Sicilia, si compiva la prima strage di lavoratori dell'Italia repubblicana. Undici i morti, due bambini e nove adulti. Ventisette i feriti.Che a sparare dalle alture erano stati i mafiosi di Salvatore Giuliano, gli italiani l'avrebbero scoperto solo quattro mesi dopo. Ma nessuno seppe mai chi armò la mano di quei briganti, comodi residui della storia, lemuri d'un passato che ancora sopravvive nella Sicilia dei compromessi e degli intrighi.

Eppure: "Io so", diceva Pasolini. Ma non ho prove. Non ho nemmeno indizi.

Morti, quelli del '47 come gli attuali della Thyssen Krupp, o gl'immigrati soggetti al caporalato nel Meridione, o gli edili che piovono dalle impalcature come rane ogni giorno, senza nome e senza volto anche quando quei nomi e quei volti assumono un contorno preciso. Perché destinati a rimanere oscuri, perché di essi i libri di storia non devono parlare. Così i mandanti nascosti dietro gli "Io so" inermi vorrebbero andasse il mondo. Invece quei morti c'interpellano dal fondo di antri oscuri, e un domani, luminosi, si ergeranno a giudicarci.E oggi sarà, dovrà essere, il giorno dell'unione. Pure dell'ira, se volete. Della dignità, oggi tanto cara. Permane qualcosa di santo nello spazientirsi della natura che si ribella, dell'umanità, quando trabocca e dilaga. Anche suo malgrado. Quest'umanità che si riappropria di sé, del resto, è sempre tenace, e mai violenta. Semmai, resistente. Resistente come i ragazzi de L'Isola dei Cassintegrati , che all'Asinara hanno "festeggiato" da poco il primo anno di reclusione volontaria per difendere i loro elementari diritti.

E, se si resiste, si esiste.


(grazie a Io amo Concita!)

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