Ancora dalla cronaca post alluvione , scusate , ma non riesco ad andare avanti , certi avvenimenti anche se vissuti in modo indiretto ( fra le persone sfollate e che hanno avuti danni , compreso mio zio , ci sono amici di famiglia e non , conoscenti . E poi ho trascorso fino ai 20 anni le vacanze di natale e estive nella zona più colpita d'Olbia , il quartiere Baratta ci abitavano i miei nonni materni e mia zia ed ci abita ancora mio zio . E ho conosciuto l'evolversi del quartiere e delle sue costruzioni miste ad abusive o legali ) ti restano dentro e difficilmente il dolore \ indignazione fluisce subito . Ecco perchè condivido lo sfogo di Samuele Canu , e monta la rabbia su certe persone che scherzano ( neppure io che di solito sono di battute facile e faccio un uso di humor nero riesco a spingermi a tanto ) o usano tale scopo rubare .
Ma ora andiamo agli articoli il primo è della nuova sardegna del 26\11\2013
.
«Sono parole che provengono dritte dal cuore, ma che difficilmente sarei capace di pronunciare». La lettera alla “Nuova” di Samuele Canu ( foto a destra ) 19 anni, di Arzachena, studente a Sassari, è di quelle che emozionano e lasciano il segno. Sua nonna, Anna Ragnedda, è una delle vittime dell’alluvione a Olbia, e lui con sincerità e lucidità racconta la tragedia e ne dà una chiave di lettura che coinvolge tutti e apre un profondo, anche spietato motivo di riflessione.
di SAMUELE CANU
Caro direttore, ho 19 anni, abito ad Arzachena e frequento l'Università di Sassari. Scrivo queste poche righe a lei perché non ho la forza, né il coraggio di rivolgerle alla mia famiglia. Pochi giorni fa è venuta a mancare mia nonna, Anna Ragnedda di 83 anni, travolta dal nubifragio che ha colpito Olbia.
Ripenso ancora a due mesi fa, quando mi faceva gli auguri per l’Università e immaginavo la gioia che avrebbe provato nel divenire bisnonna per la terza volta.
È morta nella maniera peggiore, da sola, al primo piano del suo condominio, come un topo in gabbia, senza il conforto di una voce amica che potesse rassicurarla, senza che nessuno di noi potesse fare niente.
Esprimere il dolore che ho nel cuore è estremamente difficile, perché le parole che fuoriescono dalla mia bocca sono solo inutili, insignificanti suoni che appaiono sempre più distanti, sempre più impotenti, sempre più insensibili. Ogni giorno chiamo mia madre. Il come staiche le rivolgevo qualche settimana fa si è trasformato in un frastornante silenzio inframmezzato da un cosa fai?, state bene?, grazie al cielo qui a Sassari va tutto bene, perché so perfettamente cosa prova, quale stato d’animo si cela dietro la sua voce fioca e tremolante, sempre più ansiosa per la mia stessa incolumità.
Mi sento impotente, inutile. Vorrei poterle dire è stato il ciclone, come impropriamente l’hanno definito le testate nazionali, a portarci via nonna o è stata una tragedia, non potevamo prevederla ma non è così. Ma sarebbe un’autoassoluzione il cui lusso non ciè concesso. Abbiamo tutti le mani insanguinate. Io, te, papà, tutta la nostra famiglia e come noi, forse, molte altre perché sappiamo benissimo che la causa di quei 16 morti, tra cui 2 bambini e un’intera famiglia, delle centinaia di sfollati siamo in realtà tutti noi. Tutti noi abbiamo permesso che questo accadesse, che il malaffare, l’ingordigia, la stupidità e il compromesso cementizio prendessero il sopravvento. Perché sappiamo tutti quali maneggi, quali clientele esistano all’interno delle amministrazioni comunali, provinciali, regionali, sino a raggiungere i piani alti della politica. Perché i tanti “dei”in giacca e cravatta, scesi dalle poltrone a magnificarci con la loro presenza, siamo stati noi a sceglierli e legittimarli, in cambio della speranza di un lavoro, di una vita dignitosa. Abbiamo abdicato alla nostra libertà, e purtroppo a molto di più, per ricevere in dono ciò che qualsiasi Stato democratico, autenticamente definibile in quanto tale, dovrebbe garantirci di diritto.Questa è la verità, nessun evento aleatorio, solamente la nostra volontà, divenuta schiava, è stata la causa di quel caos. Non sai con quanta fatica scrivo queste parole e pazienza se qualche figura istituzionale si risentirà per ciò che dico, sono convinto che nessuno di loro potrebbe rivolgermi lo sguardo sapendo di mentire. Mamma posso dirti però che ti sono vicino, e che insieme a me sono vicine tante altre persone che con totale disinteresse, senza alcun legame di sangue hanno dato se stesse per starci accanto, e stare accanto al disagio dell’intera Sardegna, e le ringrazio con tutto il mio cuore. Sono rammaricato del fatto che la fine di alcune delle tante acrimonie che regnano nella nostra famiglia sia stata legata alla morte di nonna. Facciamo almeno in modo che questo sia un dono che lei ci concede da lassù. A te e a chi dovesse leggere questa lettera dico una sola cosa: poniamo fine ad ogni odio che ci tiene distanti dalle persone care, perché come dice sempre papà "la vita è come una goccia che inesorabilmente scorre su una foglia". Dobbiamo avere premura di conservarla, prima che scompaia sotto i nostri occhi, per ricongiungersi a quel grande mare, a noi celato, delle anime scomparse.
il secondo dal sito dell'unione sarda d'oggi
Strada ricoperta di fango. Una delle immagini simbolo del post-alluvione. |
Olbia, "Scappate, sono straripati i canali"Sciacalli col megafono seminano il panico
Alla miseria generata da un grande disastro naturale come è quello che ha colpito la Sardegna lunedì 18, si aggiunge altra miseria: quella umana, di uomini senza scrupoli che girano dando notizie false. Obiettivo: seminare il panico.
Mentre la Procura bussa negli uffici comunali e provinciali di Olbia e sequestra documenti su dati tecnici, manutenzioni, infrastrutture, nei quartieri più colpiti dall'alluvione gli sciacalli vanno in giro col megafono: “Uscite dalle case, sta arrivando un tifone”.
Una serata davvero difficile, quella di ieri, per il comando di Polizia municipale che ha passato l'intero pomeriggio a correre dietro a queste bande, cercando di arginare furti e saccheggi. Tantissime le segnalazioni arrivate dalla Zona Bandinu - settore 12 - uno dei quartieri più sfortunati di questa tragedia. "Scappate sono straripati i canali", è stato uno degli annunci dato via megafono da uno degli sciacalli.
Alla miseria generata da un grande disastro naturale come è quello che ha colpito la Sardegna lunedì 18, si aggiunge altra miseria: quella umana, di uomini senza scrupoli che girano dando notizie false. Obiettivo: seminare il panico.
Mentre la Procura bussa negli uffici comunali e provinciali di Olbia e sequestra documenti su dati tecnici, manutenzioni, infrastrutture, nei quartieri più colpiti dall'alluvione gli sciacalli vanno in giro col megafono: “Uscite dalle case, sta arrivando un tifone”.
Una serata davvero difficile, quella di ieri, per il comando di Polizia municipale che ha passato l'intero pomeriggio a correre dietro a queste bande, cercando di arginare furti e saccheggi. Tantissime le segnalazioni arrivate dalla Zona Bandinu - settore 12 - uno dei quartieri più sfortunati di questa tragedia. "Scappate sono straripati i canali", è stato uno degli annunci dato via megafono da uno degli sciacalli.
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