Musica in sottofondo
per il :
- 3 novembre The Bootleg Series Vol. 7: No Direction Home: The Soundtrack del film omonimo di Martin scorzese su Bob dylan
- 4 novembre Where is my Mind - Pixies
- 5 novembre Sunday Morning VELVET UNDERGROUND
Causa "arretrato" ed a grande richiesta di amici\ che di Facebook e non sono su maggiori dettagli dei miei tre giorni( il 3-4-5 ) a Milano pubblico qui la mia cronaca dei concerti : 1) la 2 data di bob Dylan all'Arcimboldi ., 2) l'unica data italiana dei Pixies all'alcatraz ., 3) le mostre di pollok e gli irascibili ed warhol a palazzo reale .
Nonostante la levataccia la domenica l'Olbia-Milano (Linate ) c'è solo alle 7 del mattino
il mal di testa alla cervicale , che non mi permesso di godermi in pieno il concerto di bob dylan
il non aver portato nè macchina fotografica ( per paura di perderla e perchè non riesco a fare foto \ video , dove è proibito senza farmi sgamare ) né video camera che avrei potuto usare al concerto dei pixies visto gli scarsi controlli all'ingresso e dentro il locale .
Mi sono divertito un casino ed ho assistito a dei bellissimi eventi : 1 i due concerti ., 2) le belle , anche se mi è piaciuta di più quella di Waarhol che quella di Pollok e gli irascibili , mostre del palazzo reale .
Ma andiamo con ordine
3 novembre
La seconda data Milanese di Bob Dyaln si è tenuta nel bellissimo ed armai storico teatro Arcimboldi Un teatro molto bello architettonicamente con un ottima l'acustica anche in alto
foto mie del palco prima del concerto la 1 salendo ., a 2 da seduti ., la 3 nell'intervallo se non ricordo male
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A causa di una sottovalutazione poi smentita dall'ottimo concerto e dal tutto esaurito sia alla serata precedente sia a questa , che i biglietti si sarebbero trovati anche il giorno prima e che ci sarebbero andati solo i fans più incalliti e che Bob dyaln avrebbe fatto un mediocre concerto visto ormai l'età avanzata , abbiamo preso i biglietti all'ultimo e quindi di conseguenza abbiamo trovato posto sopra alla 37 fila . Un buon concerto , un dylan pimpante nonostante l'età e la tournèè che porta avanti dal 1989 , ottimo affiatamento con la band , stravolgimenti funzionali . confermo in pieno , sia quando hanno detto mio cugino ( deluso dalla sua esibizione precedente di 4\5 anni fa al forum d'ìasago ) e i suoi amici con cui sono andato al concerto , sia le recensioni di : 1) corriere della sera ., 2) onstaweb.com ., 3 ) . dopo un ora e mezzo di concerto il pubblico ha chiesto il bis in maniera cosi fragorosa che sembra che momenti crollasse il teatro dell'Arcimboldi
4 novembre
Poiché il mal di testa continuava ho chiesto a mi cugino un aspirina ( dimenticandomi che sono fabico e che tale farmaco mi fatale ) poi mio cugino mi ha guardato con aria interrogativa : << ma se sei fabico >> allora ci siamo fatti dele risate e mi ha dato due tachipirina in pastiglie . Siam arrivati nella via dell'Alcatraz alle 20.15 l'ingresso sul biglietto era per le 20.30 , e c'era già un caos di gente , poi quasi alla fine del marciapiede 40\50 metri prima dell'ingresso abbiamo trovato la fine della fila . ci siamo messi in fila . Dopo quasi un ora alle 20.55\21 siamo riusciti ad entrare . Nonostante fossimo abbastanza vicini , ma è inevitabile e nei concerti in piedi , c'era gente alta e cellulari ( smartphone e ipad a manetta per filmare , mettere online e non ) che avevo difficoltà a vedere il gruppo come dimostrano le foto fatte con il mio android , a vedere bene ( ma meglio di Dylan ) il gruppo in questione . Ma pazienza sono gli effetti collaterali dei concerti di massa . L'alcatraz stra pieno , infatti era la loro unica data italiana . Concerto da
( ANSA) - MILANO, 5 NOV - Il segno che i Pixies hanno lasciato tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, quando con cinque album in cinque anni hanno influenzato tutta la scena dell'alternative rock, è di quelli che non si cancellano. E infatti, nonostante non abbiamo prodotto un disco dal 1991, i loro concerti fanno sempre il pieno. Non ha fatto eccezione l'unica data italiana del loro nuovo tour mondiale, all'Alcatraz di Milano, dove ieri sera la band di Boston ha registrato il tutto esaurito.
Un concerto trascinante , gente cje pogava di brutto a non solo adolescenti e ventenni , un tuffo nella mia adolescenza . Ringrazio mio cugino per avermi fatto riscoprire ( anzi scoprire in quanto li ricordavo vagamente , lo scoperto durante il concerto che erano gli autori di questa soundtrack colonna sonora del film fight club
un gruppo di tale periodo . Un gruppo importante , i Pixes , dal punto di vista storico . Infatti , i Pixies sono unanimemente riconosciuti tra i precursori di un particolare stile musicale che combina elementi di garage rock, noise, surf e power pop.Inoltre artisti e band quali David Bowie, Radiohead e U2 espressero infatti il loro apprezzamento per il lavoro del gruppo e lo stesso Kurt Cobain ammise l'influenza del quartetto di Boston sulla musica del suo gruppo, i Nirvana. la band è stata accolta con straordinario affetto, con la devozione dovuta ai maestri, perché in fin dei conti di questo si tratta.
Confermo in pieno quanto <> dice repubblica del 5\11\2013 Hanno mantenuto quanto promesso ciooè quella di : << offrire al pubblico una scaletta estesa e completa capace di ripercorrere la carriera della band.
“Insieme ai pezzi adorati dai fans, presenteremo anche brani che non suoniamo da secoli o che non abbiamo addirittura mai suonato dal vivo” afferma Black Francis. “Canzoni come ’Brick is Red,’ ‘Havalina,’ ‘Tony’s Theme.’ e ‘Sad Punk.’ “ >> ( sempre da repubblica Milano del 4\11\2013 )
il 5 novembre
Mi sarebbe piaciuto vedermi lvisitare il duomo o la scala e vedere con più calma le due mostre con più calma , ma sto diventando vecchio ( fra 3 mesi sono 38 ) non ce la faccio più a tornare alle 3 e poi rialzarmi se prima non ho dormito 9 ore . Dato che dopo il concerto siamo andati a mangiare al ristorante messicano li vicino .
Quando mi è stato proposto: << cosa vuoi vedere pollok o Warhol ? >> io ho risposto entrambi . Ci siamo informati e per 19 € ( 11 la prima e 8 la seconda ) le ho viste entrambe visto che entrambe m'interessavano perchè di W conoscevo solo i ritratti pop ( la copertina del 1 disco del velvet and underground e i ritratti di mao e marilyn monroe )
di pollock il classico
mentre del movimento gli irascibli poco e niente se non per via letteraria cioè la 1 storia di topolino 2969
La prima mostra una mezza delusione infatti ha ragione : << La mostra di Pollock al Palazzo Reale di Milano ben sotto le aspettative. Miglior titolo sarebbe: “gli Irascibili, due Rothko e un Pollock” (!)
Ma andiamo con ordine nello spiegare il perche’ di questa mia delusione, non solitaria e già condivisa con diversi avventori della “mostra”.Iniziamo col dire che se avete un’ora di tempo libero e 11 euro da spendere, comunque, vi consiglio di andare, perche’ un Pollock (ripeto e sottolineo, 1 Pollock, il “numero 27“), idue Rothko, la splendida “porta sul fiume” di De Kooning e “territorio blu” dellaFrankenthaler saranno capaci di ripagarvi ampiamente del tempo e denaro investito. Questa e’ la prova, se mai ce ne fosse bisogno, che sono grandi opere, nonostante il misero allestimento riescono comunque ad emozionare. Ma, ahime’, le note positive finiscono qui.[.....] - Pollock, dove’? A parte alcune (penso 5), sicuramente fondamentali, “piccole” opere di Pollock, l’unico quadro esposto e’ il “numero 27″. E’ nella prima parte della mostra. Questa evidente “pochezza” (scarsità) di opere dell’artista cui la mostra viene intitolata – sicuramente la fonte di maggiore attrazione – viene “tamponata” con la proiezione di un paio di rari video dell’artista all’opera. Potete trovarli qui (visibili senza pagare 11 euro!): “Jackson Pollock working on a glass surface” – filmed by Hans Namuth in late 1950. Music by Martin Feldman, performed by Daniel Stern; “Jackson Pollock dripping and action painting“. E’ interessante il filmato – che sono riuscito a vedere solo alla mostra – della ricostruzione graduale (per passaggio di colore) della tela “numero 27″.(...) - L’illuminazione delle opere e’ un’altra cosa molto difficile per chi espone in musei e gallerie (soprattutto quando i locali non sono nati per essere spazi espositivi, ma ormai nel 2013 ci sono soluzioni e competenze utili a superare ogni “sfida”). Il problema di riflessi dovuti ai vetri oppure ai pigmenti spesso creano rompicapo a coloro che si occupano di predisporre la migliore illuminazione.Proprio sul “numero 27″ (e poi su molte altre opere) la luce dei faretti va a creare delle vistose alonature blu/azzurre sui bordi della tela, tanto che in un primo momento mi sono avvicinato per verificare se fosse un effetto voluto da Pollock (ovvero pittura) o cosa. Ho fatto presente la cosa agli addetti “forse qualche dado si e’ allentato“. Spero che la cosa sia risolta per i prossimi avventori (!). Ovviamente non era solo Pollock vittima di questi dadi allentati, nelle restanti 50 tele esposte altre 10, almeno, presentavano vistosi problemi di illuminazione.- Lo spazio a disposizione delle opere e quindi anche dei visitatori per osservarle dalla giusta distanza e’ angusto. Parliamo di opere dalle dimensioniragguardevoli, che vanno osservate da vicino (per gustare le pennellate, piuttosto che gli effetti delle varie tecniche pittoriche sulla tela, ecc) ma, anche e sicuramente, da unadistanza adeguata. Assurdo, ad esempio, che per guardare un’opera di Gottlieb (The Crest) una tela di quasi 3 metri per 2, debba allontanarmi e andare a pormi in fronte ad altre opere perpendicolari alla stessa. Per fortuna l’orario in cui ho visitato la mostra – dopo pranzo di un venerdi’ pomeriggio – era stranamente poco frequentato(non più di 5 visitatori per ambiente espositivo), quindi non si sono generate ingorghi e situazioni assurde, ma poco e’ mancato e in certi casi qualche commento per lo spazion “angusto” e’ stato condiviso con i “compagni” di visita.Nell’ultima sala, infine, francamente non capisco, ma sarà una mia mancanza, il perche’ della costruzione di un muro che cela in una sorta di nicchia le due opere di Rothko. E’ noto, mi e’ noto, che il maestro suggerisse una visione delle sue opere anche a soli 45 centimetri, per favorire una totale e completa immersione nel colore (cit. pag 46 “Rothko” di Jacob Baal-Teshuva, Taschen); ritengo, forse erroneamente, che le sue opere siano comunque interessanti anche da lontano, molto lontano; una distanza sicuramente superiore a quella definita dall’allestimento che obbliga – non capisco il perche’ – ad un massimo di 3 o 4 metri (non avevo la bindella!). [....] continua qui >>l'autore di http://ilradar.wordpress.com
http://www.mostrapollock.it/
http://www.mostrapollock.it/
La seconda . Certo monotematica , cioè dedicata ad un artista solo , ma bellissima con un esposizione azzeccata . Peccato che ero solo di passaggio ed non abbia potuto godere al meglio le occassioni e gli extra di tale mostra . Infatti : << In orari diversi da quelli della normale apertura al pubblico, la mostra apre le porte ad un evento speciale per le esigenze istituzionali e di pubbliche relazioni delle aziende. L’evento potrà essere articolabile nella sola visita riservata alla mostra, con servizio di guida-accompagnatore, oppure nella visita riservata abbinata ad un momento conviviale esclusivo.>> ( per ulteriori dettagli http://www.warholmilano.it/visite-guidate-didattica/ ) . Ma ho avuto la fortuna di aver visto Andy Warhol per a prima volta in mosra e per giunta la raccolta della Brant Foundation è un occasione rarissima per il pubblico di poter vedere uno dei gruppi di opere più importanti dell’artista Americano padre della Pop Art, raccolto non da un semplice collezionista, ma da un personaggio, Peter Brant, intimo amico di Warhol con il quale ha condiviso gli anni artisticamente e culturalmente più vivaci della New York degli anno ’60 e ’70. Ancora ventenne nel 1967 Peter Brant acquistò la sua prima opera di Warhol, un disegno della famosa Campbell’s Soup, iniziando quella che sarebbe diventata una delle più importanti collezioni di arte contemporanea del mondo.
http://www.warholmilano.it
Le due mostre possono sintetizzarsi con questa frase di Warhol appesa durante il percorso dela mostra prima delle opere , subito dopo i pannelli storici didascalici del periodo in cui W a fece le sue opere .
qui ne trovate altre
http://www.warholmilano.it
Le due mostre possono sintetizzarsi con questa frase di Warhol appesa durante il percorso dela mostra prima delle opere , subito dopo i pannelli storici didascalici del periodo in cui W a fece le sue opere .
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