27.11.13

CASI EDITORIALI. Il saggio (in inglese) di Paolo Mancosu, filosofo sardo ( un filosofo dela matematica ) a Berkeley.pubblica un saggio sulla storia e sulc aso editoriale che fu Il dottor Zivago

 dalla'unione sarda  cultura  del  25\11\2013


CASI EDITORIALI. Il saggio (in inglese) di Paolo Mancosu, filosofo sardo a Berkeley

Caro Giangiacomo, caro Boris: che tempesta, Il dottor Zivago

Così Feltrinelli pubblicò il primo best seller contemporaneo


Un grande poeta russo scrive un romanzo che gli frutterà il premio Nobel. Ma il Cremlino non vuole che sia pubblicato: ne emerge un ritratto poco lusinghiero della storia sovietica. L'autore fa arrivare il manoscritto a un editore italiano, che lo farà tradurre e lo darà alle stampe, dopo un anno di trattative diplomatiche, minacce e intrighi internazionali. Il romanzo diventerà il primo best seller dell'età contemporanea, lo scrittore pagherà il successo con l'isolamento: morirà in miseria, nel 1960.
Sembra il copione di un film sulla Guerra fredda. Invece è la storia vera di una straordinaria avventura letteraria e politica. Inside the Zhivago Storm (Dentro la tempesta Zivago) è il titolo di un saggio pubblicato negli Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Non a caso, perché fu proprio Feltrinelli, imprenditore miliardario e più tardi sponsor di rivoluzioni, a imporre Il Dottor Zhivago al mondo, facendolo esordire in Italia nel 1957. E a sostenere Pasternak e la sua famiglia, schiacciati dalla vendetta dell'establishment sovietico. Il romanzo sarà pubblicato in Urss solo nel 1988, sotto Gorbaciov. E solo l'anno dopo il figlio Evgenij ritirerà in Svezia il premio Nobel a cui Boris Pasternak aveva dovuto rinunciare 31 anni prima. Inside the Zhivago Storm è un lavoro meticoloso, articolato e dettagliato, ricco di informazioni inedite. Ma si legge come un romanzo, con passione. Perché con passione (oltre che con rigore accademico) è stato scritto. Non da un critico letterario, bensì da un filosofo: Paolo Mancosu, 53 anni, nato a Sassari, cresciuto a Oristano, laureato (in Logica matematica) alla Cattolica di Milano, dottorato a Stanford, professore ordinario di Logica e Filosofia della Matematica all'Università di California, Berkeley. Un lungo elenco di pubblicazioni e incarichi prestigiosi a Yale, Princeton, Oxford. La corrispondenza tra Pasternak e Feltrinelli, i retroscena delle edizioni pirata in russo (con intervento della Cia), i dettagli della guerra legale dell'editore italiano per proteggere il proprio copyright (e le royalties dello scrittore impoverito) contengono preziosi materiali per gli specialisti. Ma col suo stile senza fronzoli Mancosu trascina anche il lettore ordinario nella battaglia epica tra il totalitarismo e la creatività; tra il comunismo incarnato del Pcus (anche in versione post Kruscev) e quello ideale di Feltrinelli. Commuove l'amicizia a distanza tra lo scrittore, determinato a salvare l'integrità dell'opera, e l'editore che saprà mantenere i suoi impegni. Nonostante le manovre dei burocrati del Pcus e del Pci (del caso si occuperà, all'apparenza senza troppo entusiamo, anche il senatore sardo Velio Spano) e degli intellettuali di partito: il poeta di regime Aleksei Surkov, ma anche una durissima Rossana Rossanda. In attesa di una versione italiana di Inside the Zhivago Storm ne abbiamo parlato con l'autore. Via Internet.
Perché un filosofo della matematica scrive un saggio sulla storia di un romanzo?
È stata una vera passione. Cominciata in maniera insolita. Tre anni fa ho ripreso i miei studi di russo e ho comprato per 20 dollari, in una libreria dell'usato a Berkeley, una versione in russo de Il dottor Zivago . Su Internet ho poi scoperto che alcuni la vendevano per 5 mila dollari: era la prima edizione ufficiale, in russo, pubblicata nel 1959 dalla Michigan University Press. Un libro raro. Incuriosito, ho avviato qualche ricerca. Pensavo che magari avrei scritto un articoletto, ma più scoprivo e più volevo sapere.
Dove ha fatto le ricerche?
Dapprima negli archivi americani (Stanford, Michigan, Yale), poi ho raccolto materiali sovietici ed europei. Infine, Carlo Feltrinelli mi ha dato accesso per la prima volta al ricco archivio della casa editrice. È finita con un libro di 400 pagine e un'esperienza umana che è stata quasi una favola.
Quando ha letto il romanzo per la prima volta?
All'Università. Poi due volte mentre lavoraravo al libro.
Ha altri interessi di carattere storico o letterario?
Sì, da sempre. In Filosofia della matematica i miei contributi si distinguono da quelli più tipici della Filosofia analitica perché spesso incorporo ai problemi tecnici anche una prospettiva storica. Quanto all'interesse letterario, è presente fin dal liceo, anche se limitato alla lettura.
Che autori le piacciono?
Sono un eclettico. Se ci limitiamo alla letteratura, Proust, Musil e Svevo hanno avuto un forte impatto. Nella saggistica consiglio sempre il bellissimo Praga magica di Angelo Maria Ripellino. Ma leggo molto anche di musica. Specie di tango, dato che suono il bandonèon.
Che idea si è fatto di Feltrinelli?
Personaggio poliedrico, affascinante. Purtroppo, nella memoria popolare è rimasto quasi esclusivamente il ricordo della sua adesione alla lotta armata e della sua tragica fine nel 1972. Visione riduttiva. Feltrinelli era un uomo d'affari, intensamente impegnato per la cultura. Ha dato vita alla Biblioteca (poi Istituto) Feltrinelli, uno dei maggiori centri per lo studio della storia dei movimenti sociali, e alla casa editrice. Nel suo (unico) viaggio in Russia, a cavallo tra la fine del 1953 ed il 1954, poteva discutere coi dirigenti dell'Istituto Marx-Engels l'acquisizione di opere importanti per la storia del movimento operaio e al tempo stesso rappresentare dieci aziende in negoziazioni che andavano dall'importazione di pino siberiano all'esportazione di essenza di bergamotto.
Come poteva Feltrinelli essere un comunista e investire la sua fortuna personale in quell'ideale, pur vedendo le difficoltà di Pasternak?
Non c'è contraddizione. Feltrinelli era un uomo di sinistra ma nel 1956, dopo i fatti d'Ungheria, aveva rinunciato all'idea che l'Urss fosse il modello del socialismo. La sua difficoltà fu proprio quella di trovare la terza via tra Urss e blocco capitalista.
È agghiacciante il ruolo dell'Unione degli scrittori nell'emarginazione di Pasternak.
L'Unione degli scrittori aveva un potere incredibile. Esserne espulsi, come avvenne a Pasternak dopo il Nobel, equivaleva a non poter più lavorare. L'Unione doveva garantire l'ortodossia ideologica dei membri. Spesso era ancora più intransigente del Partito, quasi a voler evitare qualsiasi possibile critica per mancanza di vigilanza. Nel libro, c'è una bellissima lettera del traduttore Zveteremich a Feltrinelli, datata ottobre 1957: racconta come a Mosca lo avessere minacciato perché sospendesse la versione in italiano de Il dottor Zivago e di come l'Unione fosse più rigida del Pcus.
Lei riferisce la strenua campagna di Feltrinelli per difendere il copyright delle varie edizioni nel mondo. Battaglia di royalties o di principio?
Feltrinelli era un editore e quindi proteggeva anche gli interessi economici suoi e di Pasternak. Se il testo fosse divenuto di dominio pubblico, avrebbe perso i guadagni ma anche il controllo sulla qualità e la possibile interpretazione dell'opera. Feltrinelli voleva evitare che Il dottor Zivago venisse utilizzato in chiave anti-comunista o pro-capitalista. La possibile pubblicazione dell'opera da parte di forze anti-comuniste di emigrati russi, inoltre, avrebbe ulteriormente aggravato la posizione di Pasternak.
Daniela Pinna

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