13.5.19

provocazioni ciniche ed idiote , idiozie fiusariane , ed altre riflessioni



io  da provocatore e polemista mi dissocio da questo intervento cinico ed idiota  non è questo   il modo di  provocare    dubbi  o  far  reagire  la gente  . 
IL tipo è  un noto comico provocatore     come  potete  vedere  dal post  sotto 


riportato ha scritto una ... imbecillità . Concordo parzialmente con l'articolo dek https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/ Lunedì 13 Maggio 2019, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 13-05-2019 12:49 in QUANTO PREFERISCO IGNORARLI ( MA STAVOLTA NON SONO RIUSCITO A FARLO ) O NEI CASI PIù GRAVI AD INTERVENIRE O A SEGNALARLI
 Purtroppo sulla tragedia vissuta da Noemi, la bimba di 4 anni colpita da una pallottola durante una sparatoria avvenuta a Napoli l’altro venerdì, c’è da registrare un altro post che lascia sconcertati. Ma stavolta abbiamo oscurato nome e volto dell’utente Facebook autore del testo, non certo per proteggerlo, ma per evitare di fargli pubblicità.
Infatti, visitando il profilo di questa persona si nota che le sue uscite sono tutte provocatorie, interventi su argomenti e notizie di attualità pubblicati solo per ottenere reazioni indignate da parte di chi legge. Un giochino che l’ha reso celebre e che lui mette in atto sostenendo che sia un modo per dimostrare come su internet il pubblico sia facilmente manovrabile. Ma in questo caso è lecito chiedersi se non si sia andati oltre la decenza, scrivendo: «Non capisco che ha fatto di male quello che a Napoli ha sparato ad una bambina, mica lo ha fatto apposta, sarebbe potuto succedere a qualsiasi altro napoletano». 
Ovviamente, nella giornata di ieri il post ha ottenuto centinaia di razioni, anche divertite, e commenti, mentre sono decine le condivisioni. E sono tante le persone, soprattutto napoletane, che, ritenendo spregevole scherzare sulla tragedia vissuta da una bambina, sono andate a scrivere insulti di vario genere rivolti all’autore, finendo proprio per fare il suo gioco. Stesso discorso vale per chi quel post l’ha condiviso, invitando gli amici a recarsi su quel profilo per scrivergliene quattro. 
Reazioni sbagliate che aiutano questi personaggi, siano essi haters o celebri provocatori, a perseguire i propri intenti, innescando anche un pericoloso effetto emulazione. In questi casi, invece, bisognerebbe ignorare le istigazioni e, semmai, segnalare il post e il profilo ai gestori del social network, nella speranza che certi comportamenti vengano censurati e i profili oscurati.

Non  intervengo direttamente \ in prima persona   perchè non sarei obbiettivo visto che  considero fusaro  un cazzaro  ( vedere i  miei  precedenti  post  )  e  quindi lascio la  parola    a Nadia  Somma   e  a questo suo intervento    sul  https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/12/
Un tempo si temeva che la civiltà occidentale si suicidasse con la bomba atomica, ma che ora un pannolino possa diventare una minaccia per un’intera civiltà mi pare un tanticchio esagerato. Sono rimasta a dir poco stupita quando ho letto l’invettiva di Diego Fusaro contro la campagna social #IoCambio lanciata dall’associazione culturale Onalim – Milano al contrario per  promuovere i fasciatoi nei bagni degli uomini e invitare i padri a farsi un selfie mentre cambiano il pannolino al figlio. Fusaro è giovane, ma pare avere un’idea dei ruoli e delle relazioni tra uomini e donne ferma agli anni 50.
Non rinuncia al vizio di svalorizzare la “femminilità”, che è una costruzione culturale così come lo è la virilità, sulla base di  stereotipi e pregiudizi sessisti e fa una filippica filo patriarcal-arcaica contro la cura paterna del bebè perché sarebbe una mansione umiliante per gli uomini. Alla madre spetterebbe la gratificazione di occuparsi della cura del corpo dei figli con la pulizia di merda, moccio e pipì, al padre la cura dello spirito e della mente, mondate dall’oscurità dell’incoscienza con la consegna delle tavole della legge e orazioni sui massimi sistemi: è questa l’idea del ruolo paterno e materno secondo Diego Fusaro? E se la cosiddetta “femminilizzazione” fosse al contrario arricchente e valorizzante per gli uomini? Mai questo dubbio sfiorò il filosofo che ignora l’esperienza del cambio del pannolino. Non è solo la pulizia di un culetto, è un momento fatto di contatto di pelle e sguardi, di tenerezza e di affetto. E santa pace, perché sarebbe un’esperienza che gli uomini non dovrebbero fare?

I tempi cambiano ed evolvono, caro Fusaro. La rigida suddivisione di ruoli tra uomini e donne è destinata a tramontare in barba a tutte le resistenze anacronistiche di inizio millennio. Ci sono i terrapiattisti e quelli che gridano allo scandalo se un uomo si avvicina ad un fasciatoio. Ma anche la Spagna, dopo la Svezia e la Francia, ha varato una legge sui congedi per paternità e maternità di pari durata (otto settimane) non trasferibili. Una recente direttiva del Consiglio dell’Unione europea prevede un accordo per cui i papà potranno chiedere di usufruire di almeno dieci giorni di congedo di paternità dopo la nascita (o l’adozione) di un figlio. Troppo pochi per garantire un’equa divisione del lavoro di cura tra genitori e per sollevare le donne dall’essere penalizzate rispetto al lavoro: ma è il segnale che si sta andando nella direzione – finalmente – di creare simmetria e condivisione del lavoro di cura.
In Italia i giorni per il congedo per paternità sono pochissimi: cinque. Si tratta di un periodo di tempo insignificante se si fa il paragone con gli altri stati europei, dove il congedo parentale e di paternità si conta in settimane e mesi, durante i quali padri e madri possono occuparsi dei figli senza diminuizioni di stipendio. Piuttosto che sfrantumare l’anima sulla cosidetta bigenitorialità come un’astrazione da inseguire solo a separazione avvenuta, si faccia anche in Italia una legge sui congedi per paternità e maternità di pari durata e non trasferibili con l’obiettivo di creare  un’equa suddivisione del lavoro di cura fin dalla nascita dei figli. I tempi sono maturi ma con la Lega al governo e i filosofi con la faccia rivolta al passato la vedo dura. Per fortuna ci sono uomini che non si sentono umiliati perché cambiano pannolini. Dalle parti de Il Fatto Quotidiano segnalo la risposta del direttore Peter Gomez:
e quella deliziosa di Mario Alberto Marchi, giornalista e caro amico, che su Facebook ha commentato: “Una delle esperienze più divertenti delle mie due paternità è stata la cacca. Saper riconoscere il tipo di pupù dal ‘profumo’, nell’incertezza ricorrere alla ‘prova dito’. A seguire il rito allegro del cambio di pannolino, le battute da cartone animato, e le pernacchie sul sedere ripulito con le risate fragorose dei miei figli. Ancora oggi ce lo raccontiamo e ridiamo come matti. Mi sento femminilizzato? Magari! Io i miei figli li avrei pure allattati!”.

Nonostante i Peter Gomez, i Mario Alberto Marchi e a tutti quelli come loro, la civiltà occidentale è ancora in piedi. Sarà meglio preoccuparsi del surriscaldamento climatico, fermare le guerre e l’inquinamento e nel frattempo pulire il culo ai figli con lo sguardo rivolto al futuro.
Gianluca Carmosino a Spazio aperto promosso da Maschile Plurale
LA LIBERTÀ NON È UNA T-SHIRT
"Ognuno è libero di vestirsi e atteggiarsi come vuole. Ma i bambini non sono liberi, perché a comprare i vestiti ci vanno con i genitori e quello che vogliono lo vedono in Tv. Questa non è libertà ma condizionamento sociale prima e familiare poi... Alle ragazzine si insegna che la seduzione è un gioco: in Tv, nella pubblicità, nei video musicali, nei libri erotici per teenager - sostiene Manuela Salvi Scrittrice, - Ma in quelle immagini statiche e costruite a tavolino non c’è mai l’ombra delle conseguenze possibili, dalla gravidanza precoce alla violenza sessuale. Come nelle favole, il sipario cala prima... La libertà può esistere solo quando c’è piena consapevolezza sia del contesto in cui la si esercita, sia delle possibili conseguenze e di come si dovranno affrontare... Forse, più di tutto, si dovrebbe insegnar loro a lottare per quella libertà che al momento, lasciatemelo dire, non hanno affatto..." http://comune-info.net/2016/05/insegnare-la-liberta/

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