I genitori arcobaleno in lotta per i diritti "Lo Stato discrimina i nostri bambini"A quattro anni dalle unioni civili madri e padri omosessuali denunciano: "Respinti nei tribunali, ostaggi della burocrazia. Ora chiediamo certezze"

si può anche essere  contrari , ma  perchè  si deve  discriminare  che  vive  in maniera  diversa  ? costringere alla clandestinità un amore  .  Oppure  peggio   fare  come prima del divorzio ,   quando  eri costretto  a stare  insieme   per mantenere  l'apparenza  e  poi  in segreto  avere  un altra  famiglia  ? 

Ecco perchè  do ragione  alle famiglie  arcobaleno    di cui  si parla  ,  e  come queste  ci  ne  sono diverse  ,    in questo articolo di Maria Novella De Luca  su repubblica  d'oggi   11.5.2020  


                                                
«Il nostro secondo figlio nascerà tra due settimane ma anche per lui, come per Niccolò, sarò una mamma invisibile, una mamma clandestina per lo Stato italiano. Eppure Aretha e io questi bambini li abbiamo "concepiti" insieme, sono frutto del nostro amore, anche se le gravidanze le ha portate avanti lei. Il nostro comune, in Toscana, ha rifiutato di mettere il mio nome sull’atto di nascita, ci ha respinte. Ora siamo in causa per farci riconoscere entrambe come madri. Per le nostre famiglie spesso non resta che la via giudiziaria ».
Sono amare le parole di Valentina Zoi, mamma insieme ad Aretha di Niccolò, sei anni e di un altro bimbo in arrivo. Racconta, a quattro anni dall’approvazione della legge sulle unioni civili nel maggio 2016, un panorama, oggi, di conquiste interrotte, di passi indietro, come se un grande freddo fosse sceso sui diritti Lgbt. «In questi giorni di lockdown chiunque avesse una famiglia "non regolare" ha sentito sulla propria pelle la discriminazione. Niente congedi, il rischio di essere fermata con Niccolò e non poter dimostrare di avere un legame con lui». Una burocrazia antistorica, il contrario della vita vissuta. «Noi abbiamo scelto la trasparenza — spiega Valentina — raccontare sempre com’ è nato nostro figlio. Vuol dire fare quasi un coming out quotidiano, ma grazie a questa verità Niccolò è perfettamente integrato». Ma la restaurazione è in atto. Famiglie dove uno dei genitori è "clandestino" per lo Stato, sentenze della Cassazione che hanno bocciato a ripetizione certificati di nascita omogenitoriali, certificati dove è necessario dichiararsi "padre e madre", a cominciare dalla carta d’identità elettronica, decreto voluto da Salvini. (E soltanto pochi giorni fa le famiglie arcobaleno sono riuscite ad accedere ai congedi previsti per il Covid19. IL sistema informatico dell’Inps non riconosceva, come "famiglia", due codici fiscali dello stesso sesso).Gianfranco Goretti, papà di Lia e Andrea insieme a Tommaso Giartosio, è il presidente di Famiglie Arcobaleno.

 «Le unioni civili sono state un traguardo enorme per l’Italia, ma la legge ha lasciato fuori i bambini, bocciando la stepchild adoption. Oggi le nostre vite e quelle dei nostri figli e figlie sono appese alle decisioni dei tribunali, di un sindaco o di un ufficiale di stato civile. C’è bisogno di una legge che riconosca le nostre famiglie una volta per tutte».
Larissa Zoni, mamma insieme a Monica Pistoia di Susanna, sei anni, racconta l’incredibile prassi di dover dichiarare il falso quando nasce un bambino con fecondazione assistita. «Il giorno del parto ho dovuto firmare un modulo in cui affermavo che Susanna era nata dall’unione naturale con un

 uomo…». «Viviamo a Pisa, in un comune leghista, sappiamo che la nostra richiesta non sarebbe mai stata accolta. La cosa assurda è che se fosse nata a Livorno, a pochi chilometri di distanza, il nome di Monica sarebbe stato aggiunto al certificato di nascita di Susanna».
Succede infatti che alcuni tribunali, Roma ad esempio, emettano sentenze favorevoli alla "stepchild" adoption. E altri tribunali, Milano, ad esempio, invece no. Comuni codove i bimbi con genitori dello stesso sesso vengono riconosciuti alla come figli di entrambi e altri no. Dice Larissa: «La società ha le porte spalancate,, lo Stato ci ostacola. Monica si occupa di Susanna per molte più ore al giorno di me, eppure non può avere un congedo, non può firmare i moduli scolastici, non potrebbe assistere nostra figlia in ospedale. E se a me accadesse qualcosa Monica potrebbe, per assurdo, essere esclusa dalla vita di Susanna. Credo che per noi, a questo punto, l’unica strada sia quella dell’adozione. Una strada lunga, difficile ma purtroppo l’unica possibile». E questa è stata infatti la scelta di Stefania Leggio che ha già fatto tutto l’iter a Roma per poter adottare Nora, 5 anni, partorita da sua moglie Simona Nicosia. «E’ un compromesso, è abbastanza assurdo dover adottare una figlia che è già mia figlia. Ma è ci è sembrata l’unica scelta certa, oggi l’aria è cambiata. E almeno Nora sarà tutelata».
Ci sono, però, per fortuna, anche storie che raccontano un’altra Italia. Giuseppe Cutino, Ivano Iaia e la loro meravigliosa figlia Bianca, nata un anno fa negli Stati Uniti con gestazione di supporto. Giuseppe e Ivano hanno alle spalle uno storia d’amore lunga 18 anni, e una unione civile festeggiata nel 2018. Racconta con emozione Giuseppe: «Forse oggi Palermo è una zona franca di libertà. Il sindaco Orlando da anni trascrive gli atti di nascita con due padri e due madri di bambini nati all’estero, o riconosce comunque i piccoli nati in Italia da coppie dello stesso sesso. Non abbiamo avuto nessun problema, anzi è una festa che dura ancora. Sembrava che tutti aspettassero Bianca. Su tutti i suoi documenti ci sono i nostri due cognomi, lo abbiamo voluto anche come atto politico ». Un tassello, «che può contribuire a cambiare il mondo». «Saremo sempre grati alla portatrice americana che ci ha fatto il dono di Bianca. I nostri figli sono parte della società italiana, possibile che lo Stato si ostini a discriminarli?».
In attesa di adozione. Stefania Leggio, Simona Nicosia e la piccola Nora. "Adotterò mia figlia, è un compromesso ma ci dà sicurezza"

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