da https://d.repubblica.it/life/2020/08/19/
Daniela Parodi ed Emiliano Paredes hanno scelto di vivere quotidianamente in altre epoche, vestendosi con abiti antichi anche per andare a fare la spesa e circondandosi di accessori e mobili che appartengono al passato. Una passione per il passato che non erano mai riusciti a condividere con i loro partner precedenti. Qui Daniela racconta come è nato il loro amore e come vivono questa strana quotidianità. E la psicoterapeuta Milena Masciarri fornisce il suo parere sul loro rapporto
Le cose che abbiamo in comune sono 4850, le conto da sempre, da quando mi hai detto: ma dai, pure tu sei degli anni ’60?”. Se questo ’60 venisse sostituito con ’20,’30,’40’ o ’50, le parole della canzone di Daniele Silvestri “Le cose in comune” si adatterebbero perfettamente alla storia di Daniela Parodi ed Emiliano Paredes. 38 anni lei, 45 anni lui, hanno scelto di vivere quotidianamente in altre epoche, vestendosi con abiti antichi anche per andare a fare la spesa e circondandosi di accessori e mobili che appartengono al passato. Un passato che loro, che si sono trovati grazie a una passione comune, hanno scelto di vivere come presente. Tanto che, per accontentare e aggiornare chi volesse seguire le loro rivisitazioni, hanno creato una pagina Facebook, “Time Travels”. Daniela qui ci racconta il suo particolare legame con Emiliano. Abbiamo poi chiesto alla psicoterapeuta Milena Masciarri, docente dell’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP), quanto sia importante per una coppia avere una passione e un progetto in comune
Tutto è iniziato nel 2003. La prima volta che ho visto Emiliano c’è stato un colpo di fulmine improduttivo. Entrambi pensavamo che i nostri compagni dell'epoca fossero quelli giusti e ci siamo evitati. Partecipavamo a una rievocazione storica, in cui con il suo gruppo Emiliano lavorava sulla ricostruzione delle armature. La seconda volta che ci siamo visti abbiamo litigato pesantemente, avevamo una visione diversa sulla ricostruzione degli abiti. Da lì in poi, però, siamo diventati amici. C’è stato un corteggiamento infinito, durato tre anni, e stiamo ufficialmente insieme da quattro anni. La complicità si è manifestata soprattutto lavorando insieme per creare i costumi. Siamo arrivati a una specie di simbiosi e telepatia. La preparazione, la documentazione e i progetti ci hanno unito sempre più. Finché un giorno ci siamo guardati e abbiamo capito. Discutiamo ancora spesso, ad esempio succede quando ricreiamo vestiti d’epoca e ci troviamo in disaccordo. Ma questo rende la nostra relazione equilibrata, ci teniamo testa e abbiamo entrambi un’educazione all’antica
Avevo due anni quando è iniziata la mia passione per gli abiti antichi. A tre anni ho detto a mia mamma che volevo vestirmi come si vestivano le bambine di inizio secolo. In parte sono stata cresciuta da una zia nata nel 1901, che faceva la dama di compagnia di una ricca signora. Mi ha educato come si educavano le bambine di quell’epoca. Mi raccontava di quando era piccola, mi faceva vedere le foto. Io mi innamoravo sempre più di quel mondo. Così, fin da bambina il mio sogno era imparare a aggiustare gli abiti d'epoca per indossarli. Poi ho iniziato a farlo per mestiere. Sono sempre stata affascinata dal culto dell’abito, dalle acconciature. Ho imparato a cucire a 10-11 anni. Crescendo non mi sentivo a mio agio con gli abiti in vendita nei negozi. Cucendo potevo crearmeli da sola. Anche Emiliano si è appassionato al passato fin da bambino e ha imparato presto a cucire: ha ereditato le conoscenze di sua nonna. Nel 2002, con la sua famiglia, ha lasciato Buenos Aires, suo luogo d'origine, e si è trasferito in Liguria. Riparare le cose è sempre stata la sua passione, tanto che ora lo fa in un certo senso anche come mestiere, lavorando come tuttofare e aggiustando quello che si rompe nelle case.
La singolare scelta di indossare solo abiti d’epoca
Vestirsi con abiti d'epoca ogni giorno non è una cosa che si fa da un momento all’altro. Pian piano abbiamo cambiato stile di vita e oggi spaziamo su varie epoche. Quello che pensiamo spesso è che se gli abiti della metà dell’800 sono arrivati integri ai nostri giorni e sono ancora indossabili è perché sono stati creati per durare nel tempo. Una cosa che oggi si è persa. Per noi non si tratta solo di una questione di abiti: è una filosofia di vita. Ricerchiamo quello che oggi non esiste più, riportiamo in vita vestiti e oggetti antichi.
Anche la nostra casa è arredata con cose d’epoca. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di esibizionismo, ma non è così. Non ci vestiamo d’epoca per farci vedere, ma perché ci rende felici. Chiaramente, ci rendiamo conto di non passare inosservati. Sia la famiglia, che gli amici che le persone in strada ci chiedono spesso di posare per delle foto, di raccontare la nostra storia. Molte volte ci chiedono se stiamo facendo le comparse per un film. I passanti si incuriosiscono, un po’ ci imbarazza, ma abbiamo imparato a conviverci. Ci sono persone che ci dicono che sarebbero contente di vestirsi come noi, ma non hanno il coraggio, perché non va di moda.
La passione comune ha fatto la differenza
Nelle nostre relazioni precedenti i partner non condividevano alcune cose di noi, del nostro modo di essere. Questo finiva per provocare delle spaccature. Abbiamo tentato di avere delle relazioni con persone “normali”, ma ci siamo stati stretti. Non venivamo accettati completamente. È stata una fortuna incontrarci e riconoscerci. Non c’è nulla che non amiamo di questo nostro lato stravagante. Ognuno di noi ha i suoi gusti, le sue preferenze sulle varie epoche. Però alla fine ci mettiamo d’accordo. Decidiamo insieme se vestirci anni ’20 o anni ’50, anche in base a quello che dobbiamo fare. Se andiamo a visitare un caffé dell’800 ci vestiamo per essere perfetti in quella cornice, se abbiamo degli amici appassionati degli anni ’40 li accontentiamo e andiamo vestiti così a trovarli. Quello che fa la differenza, nella nostra storia, è che restauriamo e aggiustiamo insieme quello che amiamo. Riportare in vita qualcosa gli dà molto più valore. Regala molta soddisfazione indossare gli abiti una volta che li abbiamo riportati in vita o utilizzare un oggetto che non funzionava più. Fa parte della nostra filosofia e rispecchia totalmente la nostra personalità.
Il parere dell’esperta“Avere una passione o un progetto comune è un collante molto forte in una coppia, purché non sia l’unico collante, altrimenti rischia di fissare troppo e bloccare sul lungo termine”, spiega la psicoterapeuta Milena Masciarri. “Nel caso di Daniela ed Emiliano la passione, che prima di tutto era individuale, è stata trasmessa loro da figure importanti. Questo permette un legame di affettività significativo per la loro storia personale: fornisce una sorta di continuità esistenziale che viene riattualizzata e personalizzata nel presente. Con i partner del passato hanno dovuto contenere questo aspetto della loro vita, o in parte evitarlo per l’imbarazzo. Probabilmente hanno tentato di spiegare agli ex la loro passione, ma con la consapevolezza che non ci sarebbe mai stata una comprensione reale, perché non vissuta e sentita nello stesso modo. Per Daniela ed Emiliano, invece che un potenziale elemento di distanza, questa passione è stata l’elemento di unione, perché nella loro passione individuale si sono riconosciuti fino in fondo. Si godono a pieno anche i loro lati più eccentrici e bizzarri. Questo porta alla coppia un forte senso di appartenenza l’uno all’altro, che con il tempo ha lasciato spazio alle rispettive individualità, permettendo loro di differenziarsi pur condividendo la stessa passione, che nel loro caso è diventata uno stile di vita. Nei momenti di confronto e scontro riescono a trovare una mediazione che permette loro di riscoprirsi diversi ma vicini. Questo lascia spazio, all’interno della coppia, a un elemento vitale, quello della curiosità dell’inconoscibile che ognuno ha rispetto all’altro, quel mistero che alimenta fascino, attrazione e desiderio. In più, nella loro passione, la coppia si sente unica e speciale rispetto allo sguardo esterno. Essere fonte di ammirazione per una libertà vissuta insieme è per loro gratificante e rafforza il loro entusiasmo. Il segreto di Daniela ed Emiliano è che la loro passione è diventata un progetto di vita e il loro ridar vita insieme a qualcosa di antico offre un momento di creatività sia individuale che di coppia che li rende felici. Quando si fanno insieme delle cose che si condividono, nelle quali si crede e in cui si mette amore e passione, dentro di noi si sintonizzano emozioni, pensieri e azioni. Questo permette di far star bene noi stessi e di riconoscerci nel benessere dell’altro. Le coppie che condividono una passione o un progetto comune hanno sicuramente una marcia in più: amano la stessa cosa e in ogni momento vissuto insieme si ritrovano sia come individui che come dualità in quello che maggiormente apprezzano”.
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