La domanda per padri e madri

N.b
Non riporto   né qui né  nel post  precedente  il video  di Grillo  perchè   come    dice  il mio contatto  
Il video di Grillo è davvero incommentabile.
Ho ascoltato/guardato fino alla fine con grande fatica (e perciò evito di condividerlo qui) uno show ripugnante di garantismo genitoriale estremo che, secondo me, nuoce gravemente al figlio.
È talmente violento da risultare contraddittorio e parossistico come difesa da un’accusa di violenza.
È talmente illogico nelle argomentazioni da far supporre che davvero non esista alcuna argomentazione logica a difesa.
Bene avrebbe fatto a tacere, almeno stavolta.

Adesso dopo questa promessa entriamo nel vivo del post d'oggi . Dopo  la lettura dell'articolo   su repubblica  d'oggi  , che  trovate  sotto   ,  di Michela   Murgia  sul becero discorso  di Beppe  Grillo  , troverete  delle   aggiunte  a quanto  dicevo ieri nel  mio  post  : << Beppe  grillo ha  paura    della condanna  del figlio    e del relativo danno d'immagine  ?  >> .
Ora il  finale  dell'articolo  di Michela Murgia è  un  forzato \  esagerato   Un po' esagerato alla  fine   perchè non  è detto  che   per forza necessariamente,   anche  se non è   da  escludere  perchè  :  una subcultura simile figlia di un arcaico possesso della femmina purtroppo fa ancora danni incredibili pure tra i giovanissimi\e che  in tutte le  famiglie   ci  sia   per  forza  un grillo  .Un articolo che fa puntualizzazioni importanti. Ci serviva.  Infatti  nel  finale  ha voluto "calcare la mano" nell'affermare che c'è un Grillo in ogni famiglia e ovviamente ognuno di noi pensa che non sia vero, non nella nostra, ma rifletterci bene non ci farà sicuramente male. Grazie.  Ma  prima    di lasciarvi alla lettura   del suo   articolo   dico  solo  a chi ha il dubbio che si cerchi di creare una cultura della carta da bollo nella sessualità, consiglio di leggere l'articolo di Perilli sulla rape culture  su repubblica  d'ieri  , e guardare il video (in inglese). O di leggere l'articolo di Michele Serra sul post di Aurora Ramazzotti e il cat calling di qualche settimana fa...e in particolare di leggere i commenti dei lettori. Illuminanti, su cosa significhi non cogliere l'esigenza di consensualità nei comportamenti sessuali, consensualità che può mancare su tanti, troppi livelli: dai commenti alla donna che va per i fatti suoi per strada, ai crimini di stupro. Dalle piccole alle grandi cose, la consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento. Parole e concetti giustissimi quelli di quest'articolo, che
dovrebbero leggere e soprattutto comprendere certi opinionisti di Destra (vero Feltri, Sallusti e company ) che in precedenti occasioni hanno speso parole in abbondanza per ricordare, a loro dire, come dietro ogni minaccia o offesa sessuale maschile compiuta ci sarebbe sempre in realtà un'accondiscendenza da parte femminile. Con tanto di squallidi esempi da loro riportati addirittura sulla meccanica con cui uno atto sessuale violento può o non può essere compiuto senza la partecipazione "voluta" della vittima. Ricordiamocelo. Quindi  da  EX    simpatizzante  del  m5     mi sento  
dire  anch'io   condividendo quanto dice  quest altra mia   utente  Facebook  

È da ieri che vorrei scrivere qualcosa.
Spiegare a Grillo l’ovvio. Spiegargli cosa può succedere nel corpo e nel cuore di una donna che subisce una violenza. Vorrei raccontargli esattamente come mai possano passare giorni prima che una realizzi e decida di denunciare. A volte mesi. A volte anni. A volte non basta una vita. Vorrei provare a fargli capire che lui, con la sua immeritata visibilità, sta stuprando quella ragazza una seconda volta.
Ma non capirebbe.
Forse è meglio qualcosa più alla sua portata. Tipo vaffanculo
Ma   adesso basta   parlare io lasciamo  la parola  alla Murgia e   ed  alle  vostre  considerazioni  se  vi  va  di  commentare    

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La domanda per padri e madri

Il video shock di Grillo

Per far capire agli scettici nostrani del #metoo quanto sia difficile per una donna denunciare una violenza sessuale basterebbe mostrare loro il video con cui Beppe Grillo, coi toni scomposti delle reazioni a caldo, insinua che in una denuncia presentata otto giorni dopo i fatti ci sarebbe qualcosa di "strano", cioè sospetto e dubitabile. La presunta vittima, colpevole di essere stata troppo lenta a reagire, sarebbe dunque la vera carnefice, decisa a incastrare a posteriori dei ragazzi ingenui senz'altra colpa che quella di esser stati troppo esuberanti. Grillo esprime una presunzione comune a molte persone: quella di sapere come dovrebbe comportarsi ogni vera vittima di violenza per essere credibile (e dunque creduta). Secondo questo vademecum dell'affidabilità, la donna deve correre subito al primo commissariato e contestualmente al pronto soccorso, altrimenti è legittimo pensare che si sia inventata tutto a mente fredda per incastrare qualcuno e magari specularci su. Come troppi, il fondatore del Movimento 5 Stelle fa finta di ignorare che vivere l'esperienza di uno stupro non è come subire un furto. Capire di esser stata violentata mentre eri ubriaca è tutt'altro che immediato. Devi ricordare, poi superare la vergogna di confessarlo, affrontare la paura di non essere creduta (ti chiederanno com'eri vestita? Perché avevi bevuto? Come mai eri lì?) e sopportare l'ipotesi - utile agli inquirenti, ma terrificante per te - che esistano prove digitali che possano nel frattempo girare pubblicamente e che, nel caso di un rinvio a giudizio, finirebbero sotto gli occhi di decine di estranei pronti a giudicare i tuoi atteggiamenti intimi decine di volte.
Visti da questa prospettiva, otto giorni per trovare il coraggio di denunciare sembrano persino pochi, invece per Grillo - manettaro da politico e garantista da genitore - sarebbero già la prova che non è vero niente, rafforzata da un filmato dove la presenza di consensualità si evincerebbe dal solo fatto che un gruppo di maschi diciannovenni sembri divertirsi molto. In che modo si siano divertiti Grillo junior e i suoi amici lo stabilirà ovviamente un tribunale. A noi spetta invece interrogarci sulla strana idea di consensualità che emerge dal ragionamento di Grillo senior, perché sta alla base della diffusa difficoltà italiana a riconoscere come tale qualunque violenza sessuale. Il consenso tra adulti esiste se le persone fanno un patto su termini condivisi. La persona consenziente è quindi quella che ha espresso un accordo esplicito. Ovvio? Non se parliamo di sesso. Per un meccanismo sociale che si chiama cultura dello stupro - quella secondo la quale la violenza è sexy e la sessualità è violenta - in Italia avviene infatti l'esatto opposto: il consenso femminile ai rapporti sessuali è considerato implicito anche in assenza di disaccordo. Se non dici no, allora è già sì. Non ha alcuna importanza se il tuo rifiuto è impedito dal fatto che sei ubriaca, spaventata o intimidita da circostanze, sostanze e persone. Questi fattori possono essere addirittura considerati rafforzativi del consenso, giacché se hai assunto alcool o droghe è perché volevi perdere il controllo. Per questo, agli occhi di molti, bere sottintende già il consenso a fare sesso in stato di alterazione, così come l'indossare abiti convenzionalmente definiti provocanti o l'accettare situazioni confidenziali che però non sono ancora sessuali. Il consenso come volontà espressa non gode di gran credito nel nostro Paese, dove fior di commentatori sui giornali intervengono a giorni alterni per lamentarsi di quanto il #metoo abbia ucciso il romanticismo e di come chiedere assenso esplicito burocratizzi la spontanea arte del corteggiamento. La vicenda Grillo è come tante e la dirimerà un giudice, ma ai ragazzi e alle ragazze chiederei di usarla per fare un piccolo esperimento sociale in famiglia. Mostrate ai vostri genitori il video dell'ex comico e chiedete loro: papà, se mi diverto col corpo di un'altra persona senza chiederle il permesso, anche tu mi difenderai così? Mamma, se bevo a una festa e poi mi fanno questo, anche tu mi scaricherai così? C'è un Grillo in ogni famiglia. Forse è il momento di stanarlo.

chiudo  con in sottofondo radiofonico  le    note  finali   di Pensa  di  F.Moro
 e   quelle  iniziali   di  la  canzone del maggio   di F.De.Andrè 

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