e poi dicono che il fascismo non era razzista . La storia incredibile, sepolta e riscoperta dalla polvere degli archivi, di Leone Jacovacci: un pugile tecnicamente perfetto, agile, intelligente e potente. Leone parlava perfettamente quattro lingue, cinque col romanesco. Era italiano e forse anche fascista. Sicuramente non antifascista. Aveva un solo problema: era un italiano nero
dall sito dell'ansa
ROMA 10 marzo 201710:50 NEWS
ROMA 10 marzo 201710:50 NEWS
Quel pugile 'nero' del Duce ignorato da Mussolini
In sala il documentario di Saccucci dedicato a Leone Jacovacci
Nonostante il titolo, Il pugile del Duce, non c'è neppure l'ombra di Mussolini nei 90 minuti del docu-film di Tony Saccucci, in sala con l'Istituto Luce dal 21 marzo 2017 (Giornata mondiale contro il razzismo). Perché questa storia vera, quanto incredibile, di Leone Jacovacci, campione europeo nel 1928, nasconde qualcosa che il regime volle censurare: il pugile, tanto amato dalle piazze, era infatti tanto italiano quanto nero. Esattamente: metà italiano e metà congolese, e un campione 'nero' allora era improponibile.
Una storia straordinaria la sua, volutamente sepolta e solo da poco venuta alla luce grazie a Mauro Valeri, sociologo e autore del saggio biografico 'Nero di Roma' da cui è liberamente tratto il film. E c'è da raccontare di questo Jacovacci, grazie anche archivi Luce, un uomo forte quanto intelligente che passa attraverso molti paesi, dall'Inghilterra alla Francia, adottando, ad hoc, identità e paesi di provenienza, il tutto per poter combattere nonostante il suo colore della pelle. Leone parlava così perfettamente quattro lingue, cinque col romanesco. Era italiano e forse anche fascista, ma quando decide di tornare in Italia tutto si complica, nessuno sa neppure della sua origine italiana. Prima dell'incontro per il titolo europeo, impiega ben quattro lunghi anni per poter ottenere il titolo di pugile 'italiano' e quando poi la sera del 24 giugno 1928, allo stadio Nazionale di Roma, davanti a quasi 40.000 spettatori, Leone Jacovacci si laurea campione europeo, tutto precipita. Dopo l'incontro, il Duce lo fa come cancellare dalla storia d'Italia (il filmato originale dell'incontro - su cui ruota parte del documentario - viene addirittura manomesso) per sostituirlo con il 'bianco' Carnera.
"Il merito di questo film va tutto al libro di 480 pagine di Mauro Valeri 'Nero di Roma'. È lui che mi ha detto la spinta emotiva per girare questo film a cui ho lavorato maniacalmente in maniera filologica", spiega oggi a Roma Saccucci. "Il razzismo in Italia ha delle caratteristiche particolari, per noi è lo straniero in quanto tale, per altri paesi è invece solo un cittadino di colore diverso - dice invece Valeri che, tra l'altro, ha un figlio di colore proprio come Jacovacci -. Nel 1940 i meticci prendevano per legge la cittadinanza del genitore indigeno aggiunge -, una legge cambiata solo nel 1947. Ma in Italia non è stato sempre così. Nella prima guerra mondiale c'erano ben quattro generali di colore e anche il primo aviatore italiano è stato un nero". E da Valeri anche un appello suscitato dalla sensibilità del figlio: "una volta guardando la tv, mio figlio mi ha detto: ma io dove sto? In realtà in Italia ci sono cinque milioni di stranieri, ma sembra che il piccolo schermo non se ne sia ancora accorto".
cerco conferma in rete onde evitare bufale e trovo , scegliendo fra i tanti articoli ( eccetto il video del trailler ) questo do http://www.leggo.it/spettacoli/cinema Venerdì 10 Marzo 2017, 08:46 di Michela Greco
'IL PUGILE DEL DUCE', ECCO IL DOCU-FILM SULL'ATLETA NERO OSCURATO DAL REGIME
Il 24 giugno 1928 Leone Jacovacci, un italiano nero (di padre romano e madre congolese) vinse il match di pugilato che lo incoronava campione europeo dei pesi medi davanti a 40mila spettatori. Eppure il suo nome ci suona completamente sconosciuto, al contrario di quello di Primo Carnera, boxeur scelto per incarnare il fascismo ed esaltato in quanto simbolo, mentre il campione nero imbarazzava il regime e anche la stampa. «Non può essere un nero a rappresentare l’Italia all’estero», scrisse un noto giornalista dopo l’incontro, mentre il filmato dell’Istituto Luce si interrompe prima della vittoria, censurando le immagini di Jacovacci trionfante. A recuperare la memoria di questa vicenda emblematica è stato prima il sociologo Mauro Valeri, autore della biografia Nero di Roma e poi Tony Saccucci con il documentario
Il pugile del duce, nelle sale dal 21 marzo, in occasione della Giornata mondiale contro il razzismo. Realizzato pescando nello sterminato e prezioso archivio del Luce, il film rievoca la parabola straordinaria di un ragazzino che, nell’Italia degli anni 20, cerca di fuggire dalla propria identità discriminata. Cambia paese e persino nome, per poi tornare in patria da campione e pretendere la cittadinanza. Ma non era il solo. «Nessuno sa che nella Prima Guerra Mondiale c’erano quattro ufficiali neri italiani - ha spiegato Valeri - Il primo aviatore nero al mondo era italiano, ma il fascismo ha oscurato queste figure». Una verità semplice e terribile: «Mussolini ha orchestrato la rimozione dei neri - ha aggiunto il regista, che è anche insegnante di storia - Non parlarne equivaleva a non farli esistere, perché la storia non è che una ricostruzione della politica in base alle esigenze del presente». In quel presente c’era il fascismo, ma questo campione è sconosciuto ancora oggi.
Il pugile del duce, nelle sale dal 21 marzo, in occasione della Giornata mondiale contro il razzismo. Realizzato pescando nello sterminato e prezioso archivio del Luce, il film rievoca la parabola straordinaria di un ragazzino che, nell’Italia degli anni 20, cerca di fuggire dalla propria identità discriminata. Cambia paese e persino nome, per poi tornare in patria da campione e pretendere la cittadinanza. Ma non era il solo. «Nessuno sa che nella Prima Guerra Mondiale c’erano quattro ufficiali neri italiani - ha spiegato Valeri - Il primo aviatore nero al mondo era italiano, ma il fascismo ha oscurato queste figure». Una verità semplice e terribile: «Mussolini ha orchestrato la rimozione dei neri - ha aggiunto il regista, che è anche insegnante di storia - Non parlarne equivaleva a non farli esistere, perché la storia non è che una ricostruzione della politica in base alle esigenze del presente». In quel presente c’era il fascismo, ma questo campione è sconosciuto ancora oggi.
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