1.3.17

L'elzeviro del filosofo impertinente /5

Vi è capito di imbattervi in soggetti che dopo aver letto i vostri messaggi su Facebook, Messenger o WhatsApp non si sono mai degnati di rispondervi? E che dire di coloro che leggono le email ricevute e poi non solo non rispondono, bensì fanno finta di non averle mai aperte? Il mondo, ahimè, è fatto di persone così. Individui che con il loro fare sprezzante ci inviano un segnale ben preciso: 'Non mi interessa ciò che hai da comunicarmi. Non mi interessa il tuo pensiero. Io sono un soggetto socialmente impegnato che non ha tempo da perdere con te'. Questi professionisti della risposta negata dimostrano solamente di appartenere alla tribù dei Cafonal!  Una tribù che a dispetto delle apparenze è ben rappresentata e numerosa. Rispondere a chi si è preso la briga di scriverti è il minimo dell'educazione richiesta. Giuseppe Mazzini asseriva: “L’educazione è il pane dell’anima”, ma di questi tempi sono tutti a dieta e non si nutrono certamente di questo cibo vitale. Per esperienza professionale di soggetti di siffatta specie ne ho incontrati moltissimi. A costoro avevo rivolto un saluto, un pensiero oppure una cortese richiesta caduta, ovviamente, nel vuoto. Visualizzavano il messaggio e continuavano a rigurgitare post inutili nelle loro bacheche virtuali. Ma di questi ectoplasmi depensanti cosa ce ne facciamo? Sono esserini che collezionano amicizie su Facebook con la stessa foga della raccolta premi del supermercato.  L'unica differenza è che non sceglieranno alcun premio da ritirare, ma vivranno con i loro contatti  irreali in perpetuo anonimato. Ma abbiamo davvero bisogno di frequentarli anche se solo virtualmente? Ci sarà pure una ragione se nella vita vera avevamo già deciso di troncare con loro ogni rapporto, o no?
Questo comportamento ci obbliga a snaturare il nostro modo di fare, e di adattarci anzi a questi diktat nullificanti.
Cari individui che non rispondete ai vari messaggi per conferirvi un'aria di superiorità vi confermo, invece, che la vostra stupidità non ha eguali. Come sosteneva il grande Umberto Eco: "Il problema della Stupidità ha la stessa valenza metafisica del problema del Male, anzi di più: perché si può persino pensare (gnosticamente) che il male si annidi come possibilità rimossa del seno stesso della Divinità; ma la Divinità non può ospitare e concepire la Stupidità, e pertanto la sola presenza degli stupidi nel Cosmo potrebbe testimoniare della Morte di Dio".

Criap
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