24.3.17

la degnerazione e l'uso scriteriato dei cellulari e dei social in particolare di WhatsApp non si risolve proibendone l'uso e con i provvedimenti disciplinari capito caro preside di Durì (Isis della Bassa friulana)





ho già detto tutto nel titolo e quindi nessun commento introduttivo all'articolo. Aggiungo solo che Giulietto Chiesa e alcuni dello staff \ aderenti di http://megachip.globalist.it/   già dalla  fondazione dell'associazione  lo avevano previsto [ I II ]  e che era ( ed è tuttora ) necessario ,come dico implicitamente dal titolo , che le scuole dovrebbero fare corsi per i genitori ed alunni e spiegare le conseguenze etiche e morali che i social e internet posso avere con i nostri gesti . 

iniziamo da qui  da  questa   guida pratica per genitori, basata sui suggerimenti di Valeria Balbinot e Giorgio Tamburlini del Centro Salute Bambino Onlus di #Trieste.



Adesso   la  storia   in  questione   presa  da  http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca del 24 marzo 2017

L’appello del preside: "Bloccate WhatsApp"Durì (Isis della Bassa friulana) vuole frenare «la degenerazione digitale» nelle scuole. Alcuni studenti sono stati sanzionati per l’abuso delle chat su internet


               di Elisa Michellut


CERVIGNANO.
 Altolà del preside alle chat di classe su WhatsApp. Il dirigente scolastico dell’Isis della Bassa friulana, Aldo Durì, lancia un appello e chiede alle famiglie di vigilare per mettere un freno a quella che definisce una degenerazione digitale. In alcuni casi si è reso necessario ricorrere ai procedimenti disciplinari.
Il pericolo, secondo Durì, è dietro l’angolo. «In questi cerchi magici inibiti agli adulti – fa notare – girano ogni sorta di stupidaggini, condite da un frasario alquanto colorito, e qualche volta anche fotografie a carattere esplicitamente sessuale.
Ci sono i polemisti e i complottisti, i secchioni ma anche i festaioli. Non manca chi fa gaffe e si abbandona in commenti sugli altri genitori.
C’è poi il bullismo in rete. Recentemente, i docenti di Cervignano sono intervenuti per sanzionare alcuni allievi che usavano le chat come una sorta di arma impropria: per insultare e deridere i compagni più fragili, presi di mira con atti persecutori, utilizzando anche alcuni video per metterli alla gogna. In un altro caso la chat è stata usata per far circolare le immagini scandalose di un allievo mentre veniva colpito a cinghiate da un compagno.
Spesso i gruppi WhatsApp diventano “raccoglitori” di maldicenze e cattiverie, in cui, per inciso, le ragazze si distinguono. La preoccupazione c’è. Se le vittime di queste angherie non trovano il coraggio di denunciarle, per i genitori e per gli educatori è impossibile accedere a questi circuiti».


Secondo Durì è necessario ristabilire spazi fisici e non virtuali destinati al dialogo tra operatori scolastici e genitori. La logica dei gruppi esclude i docenti, pertanto, troppo spesso, la comunicazione è autoreferenziale. «I genitori a volte si parlano addosso, lasciano libero sfogo alle emozioni, ma di proposte costruttive non ne arrivano più – riflette il dirigente –. Il problema è grave: alla necessaria collaborazione si sta sostituendo l’incomunicabilità tra due mondi. Alla comprensione reciproca si sostituisce la rivendicazione e l’ostilità. Ormai ci si parla tramite gli avvocati.Un bambino spinge un altro durante la ricreazione? Arriva immediata la richiesta di risarcimento e la maestra è messa a priori sotto accusa. Un provvedimento di sospensione? È subito impugnato dall’avvocato di famiglia. Se non c’è l'avvocato sono i genitori che si improvvisano legali d’ufficio».


Anche nelle scuole della Bassa dilaga inarrestabile la moda dei gruppi WhatsApp. In ogni classe se ne contano almeno due: quello che riunisce i genitori e quello che raggruppa gli alunni. In certi casi la formazione di questi gruppi è incoraggiata dalla scuola ed è stata sperimentata soprattutto per le mobilità internazionali: gli allievi che trascorrono lunghi soggiorni all’estero si tengono in contatto con gli insegnanti e possono comunicare in tempo reale eventuali problemi.
«In questo modo – aggiunge Durì -, grazie a una comunicazione rapida, è stato possibile risolvere emergenze anche gravi in modo tempestivo ed efficace. Purtroppo c’è anche un uso distorto di questo strumento. I genitori talvolta non danno il buon esempio, quanto allo scambio di chiacchere e pettegolezzi».
Il problema è che, sempre più spesso, si fa un uso distorto della chat nei confronti della scuola. «Alle elementari – conclude il preside –, recentemente, alcuni genitori si sono visti accusare e mettere al bando perché, a torto o ragione, giudicati incapaci di educare i propri figli.
La stessa sorte è toccata ad alcuni docenti, accusati delle più diverse malefatte senza potersi difendere in un confronto franco e leale. In questo modo si crea un clima avvelenato, che non favorisce la la convivenza all’interno delle classi e neppure i rapporti tra scuola e famiglia».

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