16.3.13

anche i matrimoni si fanno online Italia-Bangladesh, le nozze via Skype

cazzeggiando  su repubblica .it    vedo questo video ,di  un matrimonio  indiretta  su Skype  . Incuriosito

  leggo  il giornale  d'oggi  e  riporto l'articolo  qui  sotto  .  Questa  vicenda   mi ricorda  sia il film    (  foto sotto al centro preda  da  wikipedia  )   con Alberto Sordi   , visto  qualche tempo  fa ,Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata




sia   quiesto 'interessante  articolo    che  riporto  in parte  sotto

Le mogli per corrispondenza 


  di  Mauser  fonte  www.farwest.it 

Indubbiamente quello di sposarsi dopo aver creato un minimo di relazione con la futura sposa è un aspetto della vita normale, per cui il fenomeno di cui parliamo in questo articolo era spesso collegato alla fascia medio-bassa della popolazione.
Privi delle doti necessarie a intrattenere una signora o per mancanza di queste, alcuni uomini iniziarono a ordinare le spose ad amici e conoscenti in trasferta fuori città come noi ordiniamo cartoline e souvenirs agli amici in vacanza. «Trovami una moglie disponibile ed io me la sposo!» era pressappoco la richiesta.
Questi amici fuori sede, chiamiamoli così, intrallazzavano presso le loro conoscenze della città di destinazione, si informavano se una qualche fanciulla fosse stata disponibile, dopodichè prendevano accordi con la di lei famiglia circa il mantenimento, la dote e la forma legale del matrimonio.   continua    qui  sul sito

Ma ora  veniasmo all'articolo  tratto  da    da  repubblica  del 16\3\2013

di VLADIMIRO POLCHI

In un appartamento di Dhaka (capitale del Bangladesh), Henrietta si sposa alla presenza di testimoni e del delegato di governo. Il suo futuro marito Bidrohi è a 7mila chilomentri di distanza in un ufficio di Roma. A collegarli due computer portatili e una connessione internet. Il loro "sì" commosso è viaggiato veloce sulle onde di Skype .

In un appartamento della sua città in Bangladesh Henrietta è con i testimoni e il delegato di governo. Il marito Bidrohi è in un ufficio di Roma
QUANDO Bidrohi si è sposato non mancava nulla. Né i testimoni, né il completo scuro, né la sua voce rotta dall'emozione. Mancava giusto la sposa. O meglio, Henrietta c'era, elegantemente vestita, ma la sua voce era lontana più di 7000 chilometri. Mentre Bidrohi sedeva in un ufficio di Roma, la sua futura moglie stava in un appartamento di Dhaka, capitale del Bangladesh.A collegarli due computer portatili e una connessione Internet. E così il loro "sì" commosso è viaggiato veloce sulle onde di Skype. È la nuova "moda" esplosa tra le comunità migranti: i matrimoni a distanza.distanza.«Nelle comunità bengalesi,indiane e pakistane in Italia —racconta Shobin Islam, segretariodell’associazione Italia-Bangladesh — i fidanzamenti a distanza sono cosa comune.La novità sono le nozze via internet:una pratica in nettacrescita». Il fenomeno è diffusoanche negli Usa, come testimoniaun recente articolodel New York Times: i “proxymarriages” tradizionalmenteriservati ai militari in missionesi stanno ora estendendoanche alle comunità immigrate.In alcuni Paesi, infatti, imatrimoni a distanza sono legalmentericonosciuti, comenel caso del Bangladesh: «In Italia --conferma Shobin--so di almeno una decina di coppie bengalesi che si sono unite via Skype».

È il caso appunto di Bidrohi e Henrietta: musulmano lui,cristiana lei.





 La loro pare una storia da film: «Ho lasciato il Bangladesh otto anni fa — ricorda Bidrohi — facevo il giornalista, ma ero perseguitato dai fondamentalisti che hanno bruciato la mia biblioteca.

Sono arrivato a Roma come rifugiato e oggi lavoro come mediatore culturale per una cooperativa. In patria ho lasciato la mia fidanzata. Nel 2010 l’ho ritrovata su Facebook e l’unico modo per portarla in Italia era il ricongiungimento familiare



. E dunque  sposarla». Ma Bidrohi non può rimettere piede in Bangladesh,troppo pericoloso. E allora? «La soluzione è arrivata dal web. L’11 gennaio 2011 ci siamo sposati via Skype. Lei era a Dhaka a casa di un’amica buddista, con due testimoni, un avvocato e un impiegato del governo. Io ero a Roma negli uffici di due amici che lavorano per Blog. tv». Le nozze, legalmente registrate in Bangladesh,hanno consentito agli sposi di ricorrere al ricongiungimento familiare. E così dal 12 marzo 2012 Henrietta vive a Roma col suo Bidrohi.
«Siamo di fronte a una sorta di matrimoni per procura — ragiona Mara Tognetti, che insegna Politiche migratorie alla Bicocca di Milano — che si avvalgono delle nuove tecnologie.
È un’ulteriore declinazione di quello spazio affettivo transnazionale che si va diffondendo: nuove modalità di fare famiglia non più connotate dal vivere sotto lo stesso tetto. Certo — aggiunge Tognetti — dietro queste nozze a distanza possono talvolta celarsi matrimoni di comodo,per garantire l’ingresso
in Italia dei migranti». Resta  il fatto che nel nostro Paese i matrimoni misti e tra stranieri sono in forte aumento,«per questo dobbiamo guardare  con attenzione a questi fenomeni, che possono anticipare tendenze future».

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