19.3.13

Nuoro, padre naturale uccise la mamma Il papà di Vanessa è ora lo zio che l'ha amata


INella mia Sardegna  , specie  in certe zone  , conosciute     ai media e alla  mentalità  di certa gente   [ sic  ] nonostante le belezze naturalistiche , solo per le desamistade ( "inimicizia" e, per estensione, faida, lotta. Il brano racconta appunto la faida tra due famiglie probabilmente per motivi d'onore e promesse non mantenute ed è uno spaccato delle classiche "guerre" e inimicizie tra famiglie che spesso si potevano vivere soprattutto in molte zone della sardegna fino a qualche decennio fa, dovute soprattutto ad un fortissimo senso dell'onore e dell'orgoglio. )





 e   banditi  ,  succedono anche fatti come  questi   che dimiostrano che   la  cultura  sarda  è fatta   anche   di pace  e  di non violenza   oltre  che  da  volgia  d'uscire  da  questi   stereotipi  ed  uscire   dalla catena dell'odio e del rancore . é la storia  di  Vanessa  . 




dall'unione  sarda  del  19\3\2013


FESTA DEL PAPÀ. La lezione d'amore di una famiglia sopravvissuta alla tragedia
«Vanessa mi chiama babbo»
Agostino Mele: così ho lenito le sue ferite di bambina
Vanessa arrivò in casa dello zio materno tre giorni dopo la morte della mamma. Annamaria Mele era stata uccisa dal marito Pierpaolo Cardia.
Dal nostro inviato
Piera Serusi


Suo padre ha ucciso sua mamma. E lei ha cambiato cognome. Di quell'uomo non voleva serbare memoria nemmeno all'anagrafe. Suo papà è lo zio materno ( foto  a destra  ) che l'ha cresciuta e protetta quando il mondo l'aveva spinta nell'abisso di un dolore inaccettabile.
Vanessa (  foto sotto a sinistra  )  oggi ha 21 anni e studia criminologia. La sua storia, da Nuoro, ha conquistato l'Italia. Ha combattuto e vinto una battaglia per cambiare la legge che consentiva agli uxoricidi di godere della pensione di reversibilità della vittima. Ha rifiutato anche il cognome del padre naturale, Pierpaolo Cardia. "Ha ucciso mia mamma", scrisse nel modulo della Prefettura. Oggi, festa del papà, sull'Unione Sarda in edicola l'intervista allo zio materno Agostino Mele, 51 anni che ha accolto in casa la nipotina testimone della tragedia. Era il 3 dicembre del 1998. La bambina aveva 6 anni.
"Un giorno Vanessa - racconta all'inviato Piera Serusi - mi ha guardato negli occhi e ha pronunciato la parola papà. E' stato come se in quel momento lei, così piccola, mi avesse dato un'investitura. Ho provato una gioia talmente grande che ho pianto".«Sì. È stato qualche anno dopo il suo arrivo. Mi aveva sempre chiamato zio, e Federico, il mio primo figlio maschio, faceva lo stesso. Un giorno mi si è parata davanti, mi ha guardato negli occhi e ha pronunciato la parola papà. È stato come se in quel momento lei, così piccola, mi avesse dato un'investitura. Ero diventato suo padre. Ho provato una gioia talmente grande che ho pianto» La prima volta. Se la ricorda ?                                                                      Agostino Mele è l'uomo che ha partorito sua figlia. Cinquantuno anni, operaio forestale, sposato con Lina Mastinu - è lo zio materno, il nuovo papà di Vanessala bambina nata due volte.
La ragazza che ha cambiato cognome rifiutando quello del padre naturale («Ha ucciso mia mamma», scrisse nel modulo presentato in Prefettura) e che due anni fa, grazie alla sua battaglia, ha fatto cambiare la legge che consentiva agli uxoricidi di godere della pensione di reversibilità della vittima. C'è una prima vita inghiottita dal passato e una nuova esistenza scelta e voluta fortemente, in questa storia che racconta di come, in fondo, essere genitori e diventare figli non è una banale questione di sangue. È questione di affetto. Un affare d'amore. E la giornata di oggi, festa del papà dedicata a san Giuseppe, non è forse la celebrazione di questa verità ? LA STORIA Nell'appartamento al primo piano della palazzina di famiglia a Mamoiada, il sorriso di Vanessa Mele è dentro i ritratti alle pareti e sulla mensola vicino al camino. Con gli zii-genitori Agostino e Lina, bambina coi nonni, adolescente coi fratellini Federico e Edoardo. Lei, che oggi ha 21 anni, è in Galles, dove studia Criminologia all'Università. «Il prossimo anno si laurea», dice il babbo con una punta d'orgoglio. Sul ripiano c'è anche la foto di Annamaria, la sorella più grande di Agostino, uccisa la sera del 3 dicembre 1998 dal marito Pierpaolo Cardia, guardia forestale. Accadde nella loro casa di piazza Veneto a Nuoro. Un colpo di pistola alla tempia, Annamaria - che da tempo lottava con un tumore al seno - cadde riversa sul letto. La piccola Vanessa, che aveva solo sei anni, guardava i cartoni animati in soggiorno. Lui prese la piccola, la portò dalla nonna e andò dai carabinieri per costituirsi. «Stavamo litigando, il colpo è partito accidentalmente», raccontò. Poi venne fuori che aveva un'amante e che la moglie voleva la separazione. Fu condannato con rito abbreviato a quattordici anni e otto mesi. È tornato in libertà qualche anno fa. Ha scritto un paio di mail a Vanessa, diceva che voleva conoscerla e nel frattempo era riuscito a portarle via la pensione della madre, i soldi della donna che lui aveva ucciso. Come ha reagito Vanessa lo sa tutto il mondo. Vanessa ha ricacciato l'orco nel pozzo nero del passato.PULCINO IMPAURITO Agostino Mele non nomina mai l'uomo che nell'altra vita è stato suo cognato. «È uno che si è giocato l'occasione di essere padre. Poteva separarsi e tutto sarebbe finito lì. Invece no, ha ucciso la moglie». La piccola Vanessa arrivò in casa degli zii tre giorni dopo la morte della mamma. «Era un pulcino impaurito. Silenzio e pianto, la notte si svegliava con gli incubi. Quanto dolore dentro il cuoricino di una bambina così piccola. Cos'altro potevo fare se non coccolarla e tenerla stretta a me? Poi ce l'ha chiesto: dove sono papà e mamma? Lina, mia moglie, la prese sulle ginocchia. “Mamma è in cielo”, le disse, “babbo è partito per un lungo viaggio”». Per molto tempo non ha nominato più i suoi genitori. E intanto cominciava e finiva il processo che ha portato alla condanna di Pierpaolo Cardia. Intanto, l'affidamento della piccola agli zii Agostino e Lina si è tramutato in adozione legale. «Noi e la bambina siamo stati aiutati dagli psicologi. E io, che non potevo neanche piangere la morte di mia sorella perché volevo essere forte per Vanessa, sono stato sostenuto tanto da mia moglie». Perché, in definitiva, era il suo il fardello più pesante. Ad Agostino è toccato riportare al mondo la nipotina, lenirne le ferite di bimba aiutandola a crescere, a diventare una donna serena.IL DONO «Mi emoziono sempre quando ci dice “vi voglio bene”. La guardo e penso: è mia figlia, che grande dono ho avuto». Il papà che ha partorito la sua bambina dice che no, non è il sangue che conta. «È l'affetto, il tempo che si dedica a un piccino. È da questa corrente d'amore che nasce un padre e nasce un figlio. Mi arrabbio quando penso che gli orfanotrofi sono pieni di bambini che non hanno bisogno di nient'altro se non d'amore». L'amore di genitori che non devono essere necessariamente un babbo-maschio e una mamma-femmina. Possiamo, nel giorno consacrato alla festa del papà, accennare alle famiglie omogenitoriali? «Credo che non ci sia alcuna differenza. Se un bambino vive in una famiglia serena, con dei genitori che si vogliono bene, che importanza volete che abbia tutto il resto?».



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