3.2.15

L’ultima disfida della montagna “Basta elicotteri usati come skilift”

  Leggo   sempre  più alibito  alla cretineria   che può arrivare la  smania  del  denaro e  dell'estremismo  

 da repubblica del  2\II\2015

Dilaga l’heliski: 250 euro per farsi portare in vetta e riprendere a valle. “Rischio slavine, vietiamolo”



DAL NOSTRO INVIATO
LUIGI BOLOGNINI
TORRE SANTA MARIA (SONDRIO).

Con ciaspole e pelli di foca per battere l’elicottero. È la protesta andata in scena ieri in provincia di Sondrio contro l’eliski,pratica che abbina lo sci su percorsi non battuti e l’uso dell’elicottero come skilift. Già il fuoripista può provocare valanghe, chiaro che la situazione si complica se lo si fa con un apparecchio che sposta masse d’aria e quindi di neve fresca, inquina zone incontaminate, terrorizza a morte gli animali in letargo e rende più spericolati anche sciatori poco esperti.
Però questo importa poco a chi lo pratica: il costo non è basso (si parte dai 250 euro a persona,poi dipende a quante risalite si prenotano) ma muovendosi in gruppo lo si può spalmare,e arrivare in cima a un dosso in elicottero per scendere sci ai piedi è molto scenografico.      
E molto pericoloso, malgrado pressoché ovunque siano obbligatorie la presenza di una guida e una dotazione di ricetrasmittenti e zaini Abs per ritrovare più in fretta possibile chi viene travolto dalla neve. Precauzioni che due settimane fa non hanno impedito a quattro turisti a Livigno di finire sotto una
slavina che ha ucciso uno di loro, uno svizzero di 34 anni. Il malumore degli alpinisti più ortodossi
strisciava da tempo, ma la tragedia ha rinfocolato i dibattiti,
amplificati anche dalla decisione del Collegio lombardo delle guide di patrocinare un festival
di fuoripista che si terrà proprio a Livigno e dove si potrà praticare anche l’eliski. Risultato,
Popi Miotti, storico alpinista della provincia di Sondrio, si è dimesso da guida: «È ora di ribellarsi
agli atti di spadroneggiamento sulla montagna», ha detto ricevendo l’appoggio del Cai locale. E ieri all’alba Miotti è stato tra i tanti partecipanti di una manifestazione in Valmalenco contro l’eliski: dal fondovalle nel comune di Torre Santa Maria si è saliti fino alla vetta del sasso Bianco, quota 2.490
metri, solo coi classici metodi,ciaspole e pelli di foca.
«Una iniziativa simbolica — dice il promotore, la guida Michele Comi — per mostrare il
volto possibile della nostra montagna, per assaporarne il tempo e il silenzio, per testimoniare
quanta importanza ha quest’ultimo frammento di integrità che ormai scarseggia e
diventa preziosa. L’eliski è solo una parte del problema generale,che è il consumo della montagna, la frenesia con cui la viviamo, spesso con i motori ». E non è un problema solo italiano. Anzi, in un certo senso sì: l’eliski è vietato in Francia e ferreamente regolamentato in Austria e Svizzera. In Italia è legale, o per la precisione non è illegale (a parte la regione autonoma Trentino-Alto Adige), e il risultato è che gli stranieri vengono qui a praticarlo. «Nelle ultime settimane — rivela Comi
— ho ricevuto diverse telefonate di guide austriache e tedesche che mi chiedevano informazioni
sull’innevamento per la pratica dell’eliski da noi. Ci usano come terra di conquista:
ci sono agenzie di viaggi estere che vendono pacchetti completi in Valmalenco, anche in aree
protette dove già scorrazzano le motoslitte».
I sostenitori dell’eliski, turisti a parte, sono tanti operatori del settore che guardano all’opportunità
economica: gli stranieri portano soldi, e non pochi. «Un ragionamento che capiamo e rispettiamo — dice Comi — Ma se si devasta il territorio alla fine il turismo finisce». E per questo la protesta, morbida ed ecologica, si allargherà: «Ieri non hanno partecipato solo valtellinesi,
ma anche gente di altre zone alpine dove l’eliski è un problema. L’idea è di manifestare
a rotazione sulle varie  montagne italiane »


secondo me  ha ragioione  Mauro Corona


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