la prima è una storia stavolta ( ma anche se non lo fosse stata è sempre importante e dimostra che il senso civico ancora non è , anche se sempre più raro , morto completamente ) a lieto fine che << contrasta >> -- il http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2017/02/17 da cui ho tratto la storia -- << con episodi di cronaca, anche recenti, nei quali sono stati proprio il coraggio e il senso civico a venire meno.>>
Bambina piomba nel Tergolino, un papà-eroe la riporta a riva
Camposampiero, il genitore di un suo compagno d’asilo si getta in acqua e la salva: “Devo cambiarmi, sono pieno di fango”
di Martina Mazzaro
di Martina Mazzaro
CAMPOSAMPIERO
Una bambina dell’asilo cade nel canale e il papà di un suo compagno di scuola materna non ci pensa due volte: si getta in acqua e la salva. Riaffidata la bimba alla mamma, se ne torna a casa con il figlioletto.
È successo in centro. Erano le 15.40 quando la piccola, sporgendosi dal parapetto mentre tornava a casa, è caduta nelle acque del Tergolino che scorre a fianco della Sr 307. Vani i suoi tentativi di aggrapparsi con le manine alla riva, mentre la corrente la trascinava oltre il ponte che dà accesso ad alcune abitazioni.
Sono state le grida disperate della madre a catturare l’attenzione dei passanti e dei negozianti, in particolare del papà eroico che, senza pensarci due volte, è sceso nel canale per soccorrerla.
«Quando ho sentito gridare, mi sono precipitato in strada per prestare aiuto, è stato allora che ho visto un uomo che, senza esitazioni, è sceso in acqua raggiungendo la bambina e prendendola in braccio» racconta un maestro della scuola primaria Parini.
«Una volta afferratala, il soccorritore, con l'acqua fin sopra la cintola, ha passato la piccola a un altro ragazzo e a quanti poi l’hanno riportata a riva». Una catena umana in cui ognuno formava un anello.
Risalito a riva dopo il gesto coraggioso, l’uomo che ha salvato la piccola è tornato nell'ombra e ogni tentativo per rintracciarlo è stato vano: «Non appena la bambina è tornata tra le braccia della mamma, che cercava in tutti i modi di tranquillizzarla, l’uomo se ne è andato per la sua strada», raccontano i testimoni.
«La bambina sta bene, fortunatamente non ha riportato ferite, ma solo un grande spavento», conferma la direzione della scuola dove la piccola è iscritta e dove tutti, ora, tirano un sospiro di sollievo.
La temperatura esterna, meno rigida rispetto alle settimane scorse, ha favorito il salvataggio ed evitato conseguenze peggiori per la bambina.
La fortuna ha inoltre voluto che, in quel tratto, l’acqua del Tergolino superi di poco il metro di profondità.
«Ora devo andare a cambiarmi, sono pieno di fango»: queste le uniche parole del papà-soccorritore tipiche di chi non ha bisogno di sentirsi gratificato per un gesto solidale.
la seconda racchiude tutte e tre le caratteristiche citate nel titolo è può essere classificata tra quelli che io metto con questa definizione di Mario Mariotti miracoli laici . Essa è la storia di Valentina, sopravvissuta a un incidente ora sogna le nozze Valentina Vincenzi ha 25 anni. A settembre è stata travolta da un Tir. Era scesa dall'auto da cui usciva fumo ed è stata sbalzata in aria. Ricorda tutto di quel terribile giorno. Ha subito 50 operazioni e ora sta lavorando con coraggio per riuscire a rimettersi in piedi. Il suo sogno? Sposare il compagno, Giacomo Goldoni, che l'ha chiesta in sposa al suo risveglio in ospedale.
Carpi: lei si risveglia dopo un grave incidente e lui la chiede in sposa
Era stata travolta da un Tir. «Sopravvissuta per caso all’incidente e a 50 operazioni. La proposta di nozze in ospedale»di Serena Arbizzi
CARPI.
Non ho mai perso conoscenza e ho percepito ogni dolore quando, ogni pezzo di lamiera mi trapassava la pelle e i muscoli e mi sbriciolava le ossa: la macchina ha continuato a spingere sulla gamba semi amputata per 40 minuti prima che l'ambulanza arrivasse a liberarmi da quell'inferno».».
L'incidente. Quando un camion ti travolge e ti ritrovi incastrato tra le lamiere della tua auto e quelle del tir, vedi tutta la vita che ti passa davanti e ti rendi conto di quanto sia appesa a un filo sottile, sottilissimo. Lo sa bene la solierese Valentina Vincenzi, 25 anni, una laurea in Psicologia criminale conseguita all’università di Kingston upon Hull, in Inghilterra, che il 27 settembre dell’anno scorso ha vissuto una giornata che ha cambiato per sempre la sua vita. Valentina è rimasta gravemente ferita alle gambe in un incidente stradale dopo il quale ha subìto oltre 50 interventi, tra quelli in sala operatoria e altri. Una strada fatta di pazienza e tenacia durante la quale la 25 enne ha coronato il suo sogno d'amore: a due giorni dall'incidente, quando si è risvegliata in ospedale, il suo compagno le ha proposto di sposarla.
In autostrada. «Stavo viaggiando in autostrada, di ritorno da un corso di aggiornamento per il negozio in cui lavoravo - racconta Valentina - stavo percorrendo la Brennero in direzione Modena, quando dalla mia auto ha iniziato a uscire del fumo dal cofano. Circa 300 metri prima dell'uscita di Mantova sud, ho accostato in corsia d'emergenza, chiamando immediatamente il carro attrezzi per i soccorsi. Sono uscita dall’abitacolo e mi sono posizionata davanti all’auto, da cui usciva ancora del fumo. Improvvisamente, mi sono sentita sbalzare in aria e sono stata avvolta da una nuvola di polvere e sporco, senza capire cosa stesse succedendo, stordita anche dal rumore di lamiere, clacson e ruote. Dopo una manciata di secondi ho capito di essere stata investita da un camion che arrivava da dietro e aveva invaso la corsia di emergenza continuando a sbandare fino a quando non si è arrestato. Mi sono ritrovata incastrata fra la mia vettura e il guardrail, con una gamba bloccata dalle lamiere. Il dolore era fortissimo e continuavo a urlare: le lamiere erano conficcate nella mia carne e il sangue continuava a scendere. Ho continuato a sbracciarmi per diversi minuti prima che qualcuno si fermasse».Il compagno. Contemporaneamente, sulla corsia nella direzione opposta c’era il compagno di Valentina, Giacomo Goldoni, che ha assistito a tutta la scena.« Una volta arrivata l’ambulanza, sono stata trasportata all’ospedale di Mantova, poi, in elicottero al Niguarda di Milano - prosegue la 25enne sopravvissuta - Sono stata sottoposta a innesti cutanei prelevati dalla mia gamba sana che rimarrà per sempre rovinata dalle cicatrici e porto un fissatore circolare Lizarov, fissato con viti al femore e che arriva alla caviglia dove i chiodi entrano nell'osso per tenere fissa la frattura, scomposta e molto grave. Devo legare un cordino ai ferri del fissatore, facendolo passare dentro ai passanti dei lacci della scarpa perché la semi amputazione mi ha causato una lesione grave al nervo sciatico facendo sì che il mio piede non si alzi verso l’alto. Prima facevo body building a livello competitivo, ballavo: ora non so che cosa riuscirò a fare. Al lavoro, non mi hanno rinnovato il contratto, visto che ero in scadenza. Sono stata dimessa dal Niguarda il 23 dicembre e ora sono ritornata a casa, a Soliera. Sono rimasta addormentata due giorni a causa dei medicinali - continua la ragazza - quando mi sono risvegliata, Giacomo mi ha chiesto di sposarlo. Una gioia immensa che mi ha aiutato a superare il primo, grosso impatto. Vorrei ringraziare, oltre a Giacomo, la mia famiglia e alcuni medici che mi hanno aiutata. Come il chirurgo Fabrizio Sammartano, l'ortopedico Francesco Sala, i chirurghi plastici Joseph Negreanu e Luca Vaienti e Osvaldo Chiara, dirigente del Trauma Team dove sono stata ricoverata dopo la terapia semintensiva».
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