a chi mi aveva chiesto di più sulla voce degli la voce degli Hakuna Matata di cui ho postato ieri un intervista sempre sula gazzetta di reggio ecco qui in questo articolo di Evaristo Sparvieri su http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2017/02/16/ preso tramite la pagina facebook gelocalcronacaitaliana
REGGIO EMILIA. «Aggiusto le bici a Reggio Emilia, vicino alla stazione. Non sono un ladro». Firmato: Guethy Sini, 26enne di origine congolese, meccanico di biciclette in piazzale Marconi e voce del gruppo multietnico Hakuna Matata, risposta reggiana al rap tagliente e provocatorio del parmigiano Bello Figo.
C’è chi canta “Non pago affitto” e chi “Non sono un ladro”. È quest’ultimo infatti il messaggio contenuto in “Ascoltami”, una delle otto canzoni che la band reggiana sta mettendo a punto in vista dell’uscita del album di debutto, dopo aver suonato per anni in giro per l’Emilia e l’Italia.Per il primo singolo – intitolato “Ageoda” e dedicato all’80 enne nonna scomparsa – è stato già girato un videoclip sul lungo Crostolo. E presto sarà girato un video anche per “Ascoltami”: una canzone che racconta un episodio di discriminazione che lo stesso Sini ha vissuto in prima persona, quando salendo su un autobus ha notato una donna che, impaurita, ha cercato di mettere al riparo la sua borsetta.
«Non sono un ladro – canta quindi la voce degli Hakuna Matata, espressione swahili che può essere tradotta con “non ci sono problemi” – Io aggiusto le bici a Reggio Emilia, vicino alla stazione». E poi: «Chiedi a Ciro, chiedi a Diego, chiedi a Aldo. Loro lo sanno: non sono un ladro».Toni reggae, afro e soul, con testi completamente opposti all’ironia irriverente che ha reso celebre Bello Figo, giovane rapper di origine ghanese residente a Parma spesso finito nell’occhio del ciclone per le minacce ricevute in occasione dei suoi concerti. E che, con il suo “Non pago affitto”, è diventato una star del web, ottenendo milioni di visualizzazioni su Youtube.
«Per me Bello Figo è andato un po’ troppo oltre – racconta Sini, arrivato in Italia circa dieci anni fa dal Congo per ricongiungersi con il padre, pastore protestante della Chiesa Evangelica – girando per strada mi capita molto spesso che la gente mi chieda se io paghi o meno l’affitto. La mia risposta? Certo che lo pago. Io aggiusto le bici vicino alla stazione. Quelle parole secondo me sono una presa in giro perché sembra che tutti gli africani venuti in Italia non paghino l’affitto. Non è questa la realtà. Volevo lanciare un messaggio: c’è chi lavora davvero e suda, come me».Per Sini, la musica è innanzitutto uno strumento di integrazione. Oltre ad essere anche un modo per restare in contatto con le sonorità della sua terra di origine: «Bello Figo non aiuta noi stranieri – aggiunge Sini – Noi dobbiamo cercare di integrarci totalmente. Da parte mia, gli darei un consiglio: lascia stare questi temi, dai coraggio alle persone, alle nostra gente, ai nostri compaesani».Un’integrazione che il giovane Guethy porta avanti giorno dopo giorno anche attraverso il suo lavoro di meccanico di biciclette nel punto gestito dalla coop Camelot in piazzale Marconi, a due passi dalla stazione, uno dei luoghi più caldi della città. «Attraverso le mie canzoni posso lanciare messaggi alla mia gente e ad altre persone che vengono qui, lavorano e sudano come me. Non so se riuscirei ad abbandonare il mestiere di riparatore di bici. Aggiustare le bici per me è una gioia. Mi fa sentire bene. Ormai anche le bici fanno parte di me».
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