L'ultimo dei francescani è Giandomenico Oliverio, un ragazzo che ha salvato decine di cani, poi curandoli fino alla notte e trovando loro un padrone. Il giovane vive in una campagna della Calabria, svolge tre lavori per campare e per comprare cibo e medicine ai suoi amici a quattro zampe. Giandomenico è eroico, accoglie i randagi per vocazione e non pensa al lucro
Giandomenico abita in un'antica campagna che affaccia sullo Ionio della civiltà greca, dei silenzi perpetui, dei cimiteri marini, lontanissima dalla California dei padroni del pianeta, del cinema ricco e degli effetti speciali. È un ragazzo sempre sorridente, che parla la lingua della natura, ne conosce e rispetta la legge. Soprattutto, ama e salva i cani. Ne ha una quarantina, raccattati con il freddo o con il sole cocente, feriti, abbandonati, vinti dalla fame, dalla sete, dalla paura. Allora li ospita, li cura, li alimenta, li tiene liberi nel suo piccolo, grande mondo di umanità e verità, privo di convenzioni, barriere, ipocrisia. Con rara pazienza, poi, ne favorisce l'adozione. A soli 30 anni, ha già capito molto del presente che si dice moderno e del futuro che appare schiacciante. Dai suoi amici a quattro zampe, tra cui qualche gatto, il giovane riceve affetto, energia e forza di volontà. Si alza alle cinque e va a dormire quando non ha più da fare, anche dopo la mezzanotte. Giandomenico non ha bisogno di lussi e vanità, campa con tre piccoli mestieri e nella ricchezza dell'animo generoso. I suoi occhi splendono, è felice, ha uno spirito accogliente e resiste alla mondanità, al superfluo, ai costumi borghesi, al vuoto interiore che invade ed annienta l'uomo occidentale. Mi auguro che gli apparati pubblici si accorgano del grande lavoro che svolge questo volontario esemplare, privo di sponsor e ambiguità.
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