La straordinaria storia di Massimo Manca, praticamente sconosciuta in Italia al di fuori del ristretto ambito degli appassionati di football americano, e ancora meno nota in Sardegna, è stata
al centro dell’incontro tenutoi il 14 settembre nella
Biblioteca Popolare dello Sport di Sassari. Dove “Mr Automatic” nella sede di via Turritana 76b ha raccontato la sua
storia e le sue imprese al di là dell’Atlantico e per dialogato con
gli ospiti ingresso è gratuito, sino a esaurimento posti. L’ex
giocatore di Penn State Nittany Lions, San Francisco 49ers e
Dallas Cowboys ripercorrerà le tappe della sua vita e della sua
carriera, dall’adolescenza a Sassari sino a uno dei college più
prestigiosi degli Stati Uniti, con l’approdo finale nel mondo dei
professionisti della National Footbal League.
Escludendo gli emigrati e i figli di emigrati di inizio Novecento,
i giocatori italiani scesi in campo in NFL nel dopoguerra si possono contare con le dita di una mano. Tra questi, il primo in grado
di segnare un punto in una partita ufficiale è stato proprio il kicker sassarese, autore di un calcio da 3 punti con la maglia dei
Bengals in un match in casa dei Seattle Seahawks. L’iniziativa
in programma domani pomeriggio è organizzata dalla Biblioteca Popolare dello Sport e dall’associazione Memoria Storica
Torresina in collaborazione con la libreria internazionale Koinè
Ubik e con il patrocinio della delegazione Sardegna della Fidaf,
la Federazione italiana di American football.
DA LA NUOVA SARDEGNA DEL 13\9\2023
Le maglie da gioco dei Nittany
Lions e dei Cincinnati Bengals sono conservate come reliquie nella casa di Philadelphia. Quelle dei
Dallas Cowboys e dei San Francisco
49ers, sudate e indossate ma mai in gare
ufficiali, hanno un posto di riguardo nello stesso armadio. Nella villetta famiglia,
nel quartiere sassarese di Sant’Orsola, sono rimasti pochi cimeli: riviste, qualche
cartolina autografata, un poster, le lettere di convocazione su carta intestata di alcuni dei migliori college degli Stati Uniti
d’America. «In mezzo c’è il mare, ma per
me saltare da una parte all’altra dell’Atlantico non è mai stato un problema».
Mr Automatic Da questa parte dell’oceano Massimo Manca è semplicemente “il figlio americano” del profesor Mariolino Manca, insegnante di inglese ed ex preside del Magistero all’università di Sassari,
candidato sindaco
a metà anni Novanta. Ma sulla sponda
opposta, là dove il football americano è
una religione e dove il Superbowl rappresenta un rito sacro per milioni di
sportivi, Massimo Manca è Mr Automatic: una leggenda dell’università di
Penn State, ma anche il primo giocatore italiano di tutti i tempi ad avere segnato un punto nella NFL, il campionato professionistico più importante del
mondo. «In realtà anche in America soltanto in pochi si ricordano del mio vecchio soprannome – sorride Manca –.
Me lo diedero al college, dopo una partita contro Notre Dame nella quale avevo giocato discretamente». “Discretamente” significa che quel giorno di novembre del 1985 aveva migliorato il
nuovo record di Penn State, con cinque calci realizzati nella stessa partita,
uno dei quali dalle 50 iarde. Un’impresa celebrata anche dalla prestigiosa rivista specializzata Sports Illustrated.
Da Sant’Orsola alla NFL Quella di
Massimo Manca è la storia di un treno
preso al volo e di una corsa troppo breve, ma che ha lasciato un segno indelebile negli annali del football americano. Una storia partita da Sant’Orsola e
arrivata sino ai massimi livelli, in stadi
leggendari traboccanti di folla. «Sono
nato a Sassari nel 1964 – racconta Manca –. Ho studiato alla media numero 2.
Mio padre e mia madre erano insegnanti e già allora avevamo iniziato a fare un po’ avanti e indietro tutti insieme
negli Stati Uniti per i loro impegni di lavoro nelle università americane. Un anno qua, un anno là. A Sassari ho provato a giocare a basket e anche a calcio, insieme a mio fratello Maurizio ci siamo
allenati per un po’ con le giovanili della
Torres: io calciavo indifferentemente
con entrambi i piedi ma ero lento e non
è che fossi così entusiasta di giocare.
Poi ci siamo trasferiti in Nevada e a un
certo punto, quando i nostri genitori sono tornati a Sassari, io e Maurizio siamo rimasti a fare l’high school».
La stella del college I due fratelli
Manca si mettono in evidenza giocando a football e al momento di scegliere
il college vengono subissati di lettere di
convocazione: Massimo parte per la costa Est e va a Penn State, vicino a Philadelphia; Maurizio, approda alla Virginia University, dove avrà una buona
carriera a livello di college, prima di tornare definitivamente in Sardegna.
La stella di casa è Massimo, 90 chili di muscoli e la dinamite nei piedi: nel
1982, nel suo anno da freshman (cioè
da esordiente), vince il titolo nazionale. Nel 1985 i suoi Nittany Lions perdono in finale con Oklahoma, ma nel
1986 arriva uno storico bis: tra i circa
2mila atleti che dal 1887 hanno giocato
a football nell’università della Pennsylvania, soltanto uno ha vinto due titoli
Ncaa mettendo a segno un punto in entrambe le partite: è Massimo Manca,
che a Penn State indossa la maglia numero 10 e con il suo calcio potentissimo piazza un record dopo l’altro. Ci sono, come detto, i 5 calci realizzati in
una sola partita, nel 1985. C'è poi una
serie di 13 calci consecutivi senza errori, nella stessa stagione, e ancora un
“kick” realizzato al Giant Stadium di
New York da 53 yard, oltre 40 metri.
Il treno dei desideri Il sogno della
Nfl è a portata di mano, ma ogni metro
va sudato: infatti al Draft del 1987 il nome di Manca non viene chiamato. Poi,
a tutta velocità, ecco arrivare il treno
che va preso al volo. «Succede che a inizio autunno i giocatori proclamano
uno sciopero per questioni economiche. I presidenti delle squadre però decidono che il campionato deve andare
avanti e così vanno a caccia di sostituti
validi. Io firmo con i Cincinnati Bengals e scendo subito in campo». Il 4 ottobre 1987 Massimo Manca fa il suo esordio in NFL davanti a 60mila spettatori
al Riverfront Stadium contro i San Diego Chargers. Prima di lui, nel dopoguerra, solo un italiano aveva calcato i campi dei Pro: Sandro Vitiello, nel 1980.
Una settimana più tardi, a Seattle, il kicker sassarese fa la storia: con un calcio
dalle 28 iarde realizza i suoi primi punti
3 punti. Sono anche i primi punti mai
segnati nella NFL da un giocatore italiano: prima di vederne un altro passeranno 30 anni esatti. Il 18 ottobre Massimo
gioca ancora, contro Cleveland.
Fine corsa. Nei giorni successivi lo
sciopero finisce, i titolari rientrano e le
riserve si mettono a sedere. «Sono rimasto tra i professionisti per altre due stagioni: con i San Francisco 49ers e i Dallas Cowboys. Ero conosciuto, avevo
mercato, ma nel football i ruoli e le gerarchie sono estremamente definite,
soprattutto nel ruolo di kicker. Io mi sono trovato davanti titolari forti ed esperti, a quelle condizioni puoi stare anni
in panchina senza mai scendere in
campo. Diciamo che serve anche un
po’ di fortuna. Per me il treno passato a
ottobre 1987 non è più passato. Ho giocato ancora con Barcellona, partecipando alla World League e calcando
l’erba di Wembley. Poi ho chiuso a Roma, non avevo neanche trent’anni. Ma
non ho nessun rimpianto».
Un’esperienza vissuta intensamente e che tanti anni dopo è piacevole rievocare. «Sono rimasto a vivere in America, mi sono sposato e mi occupo di
strumenti sanitari legati alla cardiologia. I miei due figli Jake ed Ellie si sono
laureati a Penn State, come me, ma
non hanno fatto strada nello sport. In
questi giorni siamo tutti in vacanza
qua, a Sassari, come ogni estate». Con
loro c’è anche il professor Manca, cioè
nonno Mariolino. «A lui è legato il mio
ricordo più bello su un campo da football – dice Massimo –. Giocavamo a
New Orleans davanti a 70 mila spettatori e a un certo punto, voltandomi verso
le tribune, sono riuscito a scorgere papà in mezzo alla folla». Più emozionante dell’esordio in NFL, più reale di un sogno bellissimo e breve, consumatosi in
appena 15 giorni.
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