No, io non credo. Non credo che il crocifisso
"apparso" a Michael Zanera tra le lamiere incandescenti gli
dicesse "La tua fine è vicina". Non credo a un Dio
compiaciuto della sofferenza umana. Non credo a un Dio che ci chiede
di offrirci in olocausto.
Naturalmente si può, a volte si deve
farlo. La storia cristiana, di ieri e di oggi, è costellata di
martiri. Ma al Dio che immola le sue creature continuo a non credere.
Chi ha dato la vita l'ha, appunto, donata. L'ha
consegnata
volontariamente perché tutti "l'abbiano in abbondanza". Ha
amato da morire per alimentare la vita. Sull'esempio di Cristo.
Ma
la croce di Cristo non è una conclusione. È la porta stretta
attraverso cui abbiamo la resurrezione. Non solo nell'aldilà.
Adesso. Una vita cristiana è una vita doppia, una vita più vita,
una vita più carnale.Michael Zanera non si era offerto in
olocausto. E benché spesso siamo incapaci di comprendere le vie di
Dio, di una cosa sono sicura: egli non voleva che Michael e i suoi
compagni morissero, come non ha permesso il sacrificio di Isacco.
Certo, in questo caso, nessun angelo è intervenuto. Forse
perché un angelo, sia detto senza retorica, si trovava già in quel
nome "Michael", su quelle rotaie, e al posto della spada
aveva accanto un crocifisso fiammeggiante. Un crocifisso che si è
identificato non nella morte - che non desiderava - ma nella vita di
Michael e amici. Una vita in bilico per ottocento euro al mese.
Il
crocifisso è apparso a Michael, come si è fatto deporre tra la
popolazione di Leopoli straziata dalla guerra, per dire che quello è
il suo posto: tra gli sfruttati, i dimenticati, le vittime
dell'ingiustizia e della violenza umana. Michael e gli altri sono
morti per mano dell'uomo, perché è l'uomo che sfrutta, l'uomo che
scatena le guerre, l'uomo che riduce il prossimo a scarto.
E
tra gli scarti, i rifiuti di Ulan Bator, ai confini del mondo, è
stata trovata da una donna - una madre - una statua di Maria. La
Madre. Il volto femminile di Dio. A ricordare che nessun uomo,
nessuna donna sono inutili. No, non credo nel Dio che ci vuole morti.
Credo nel Dio che ci vuole vivi e non ci abbandona nella morte,
nemmeno la più infame. Ma per quell'infamia che Dio condivide, che è
un insulto a Dio, saremo chiamati in giudizio.
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