4.9.23

diario di bordo n°6 anno I . centro destra fra no castrazione chimica ed l'onda lunga del caso Vanacci ., Altro che Lukaku Benvenuto Azmoun Con Taremi ha sfidato il regime iraniano

da il FQ  del 4\9\2023

 CI RISIAMO I cruenti stupri estivi che hanno riempito le cronache di fine Agosto hanno riaperto il dibattito sulla castrazione chimica. Sorvolando sull’assoluta inutilità di un trattamento farmacologico applicato alla risoluzione di un problema culturale, esistono anche considerevoli aspetti etici che spingono ad interrogarsi sull’ipotesi di un intervento simile. Nonostante la proposta infatti parta dalle file della maggioranza con un disegno di legge depositato dalla Lega, anche all’interno della maggioranza stessa si levano numerose voci critiche. Rita Dalla Chiesa si fa portavoce della posizione di Forza Italia, mettendo in luce tutte le contraddizioni che una coercizione somatica ad opera dello Stato porta con sé: “Se s’introduce la castrazione chimica lo Stato fallisce. Uno Stato non può intervenire sul corpo di un individuo, nel modo più assoluto. Ci sono altre cose che dovrebbero aiutare a far sì che tutto quello che sta succedendo, che è veramente una cosa terribile, non succeda più”. Oltretutto la parlamentare azzurra sottolinea un altro potenziale rischio intrinseco alla proposta: la potenziale arma di distrazione di massa, che potrebbe allontanare invece da provvedimenti concreti.

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semre  dal  
  • Il Fatto Quotidiano
  • PAOLO ZILIAN
  • Altro che Lukaku Benvenuto Azmoun Con Taremi ha sfidato il regime iraniano

    “Le regole imposte qui in nazionale ci impediscono di parlare finché siamo in ritiro, ma non ce la faccio più a restare in silenzio. La punizione è l’espulsione dalla nazionale? Beh, cacciatemi. Se sarà servito a salvare anche una sola ciocca di capelli delle donne iraniane ne sarà valsa la pena. Quanto sta succedendo non sarà mai cancellato dalle vostre coscienze, io non ho paura. Vergogna per voi che avete ucciso con tanta facilità gente del nostro popolo: e viva le donne iraniane. Se questi sono i musulmani,che Dio faccia di me un infedele”.Non so voi: ma anche se il nuovo acquisto accolto con festeggiamenti da mille e una notte a Roma dai tifosi giallorossi è stato Romelu Lukaku, io sono più contento che in Serie A, sotto il Cupolone, sia arrivato Sardar Azmoun, 28 anni, il calciatore di cui avete appena letto la presa di posizione contro le violenze del regime del suo Paese, l’iran, all’indomani dell’assassinio di Masha Amini, la ragazza uccisa per aver indossato il velo in modo improprio e la cui morte fece sprofondare l’iran, nell’autunno scorso,in una spirale di proteste, repressioni e violenze. Erano, per il calcio, i giorni dell’avvicinamento ai mondiali in Qatar dov’era atteso anche l’iran. Che fece bella figura in campo, eliminata solo all’ultima partita del girone dagli USA di Pulisic dopo uno storico 2-0 rifilato al Galles di Bale e Ramsey, ma soprattutto fuori dal campo per la fermezza e il coraggio mostrati dai suoi calciatori che al debutto contro l’inghilterra si rifiutarono di cantare l’inno nazionale rimanendo muti in mondovisione, non esultarono dopo i due gol segnati da Taremi a Pickford e si mostrarono uniti nel manifestare solidarietà alle donne del loro Paese e al popolo in protesta: tutto ciò pochi giorni essere stati ricevuti dal presidente dell’iran Ebrhaim Raisi. La gran parte dei giocatori avrebbe fatto ritorno in patria a mondiale concluso ma anche i più famosi, come Azmoun, Taremi e Ghoddos, da anni in Europa (Azmoun in Germania nel Leverkusen, Taremi in Portogallo nel Porto, Ghoddos in Inghilterra nel Brentford), avevano e hanno famiglie e parenti in Iran. Si parlò di impedire loro il rientro in patria per sempre. Schierarsi contro il regime non fu affatto una scelta semplice.

    Non lo fu nemmeno per Mehdi Taremi, il 31enne attaccante iraniano il cui passaggio al Milan è sfumato proprio in chiusura di mercato, il bomber che con i suoi gol e le sue giocate nel Porto aveva eliminato dalla

    Champions negli ultimi anni prima la Juventus di Pirlo (2020-21), poi proprio il Milan di Pioli (2021-22). Pur provenendo da una famiglia conservatrice, benestante e filo-governativa, Taremi non ha esitato, come Azmoun, a esporsi personalmente sui social nei giorni terribili della repressione del regime di Raisi. “La giustizia non può essere fatta con un cappio”, scrisse su Twitter dopo l’impiccagione di due giovani manifestanti e la condanna a morte, poi tramutata in condanna a 26 anni di carcere anche grazie all’hashtag #Notoexecution rilanciato da lui e altri noti calciatori europei, decisa sul conto di un calciatore del Tractor, Amir Nasr Azadani, accusato di “Mohaerebeh” (guerra contro l’islam e lo Stato). “Quale società troverà mai pace se ogni giorno ci sono spargimenti di sangue ed esecuzioni?”, chiedeva Taremi schierandosi contro il governo e a fianco dei manifestanti e del popolo.

    Dall’iran con onore: quando il calcio diventa civiltà, umanità, ardimento. Benvenuto a Roma Azmoun. E che peccato non averti qui con noi, Taremi.

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