26.7.21

la vera dittatura sanitaria è un altra è quella L’obiezione di coscienza e il caso Molise dove l'unico ginecologo che pratica l'interruzione volontaria della gravidanza rimanda la pensione perché non arriva un sostituto


Cari   anti green pass  e  cari antivacinisti (  acritici e  critici ) 
prima  di usare  le paroile  appuratevi  del 
 significato  . La vera  dittatura  sanitaria  è  un altra  cosa  .  Non è,  visto che  qui  si tratta  di provvedimenti  emergenziali   vista  la  pandemia   quella contro cui  voi  vi  opponete   al Green Pass negli irresponsabili  vista  la  mancanza    della diastranza  di siucurezza  e  l'uso di mascherina  ,  assembramenti di piazza dei giorni scorsi. La vera dittatura sanitaria viaggia sotto il nome di obiezione di coscienza, viene agita da decenni in tutte le strutture sanitarie e benché metta a rischio il diritto alla salute psicofisica di oltre la metà della popolazione, non fa alcun rumore  se  non qualche  voce isolata  . Nessuna istituzione la mette in discussione e anzi è protetta ed esercitata come se fosse intoccabile. In questo Paese è considerato pacifico il fatto che preservare l'integrità di coscienza di poche persone sia più importante che garantire il diritto di milioni di donne a decidere se essere madri o no.ed in alcuni casi  curatrsi   qual'ora  l'aborto  sia  spontraneo  .
Questa dittatura sanitaria ha conseguenze drammaticamente rilevanti sulla vita e sulla salute delle donne, perché le costringe a cercare strade alternative, più costose nei casi fortunati o meno sicure in tutti gli altri, per ottenere quello che in teoria sarebbe codificato come servizio essenziale del sistema sanitario nazionale, quindi garantito. Il caso dell'ultimo medico non abortista del Molise che non può andare in pensione perché nessuno si è presentato per sostituirlo mostra con chiarezza il cortocircuito normativo in cui siamo costrette a vivere in Italia.Stavoltà do ragione   alla  radical  chic  \   intellettuale  da  solotto    Miche  la murgia   quando dice    che 
 [...] Il contesto di questi pensieri è patriarcale, perché considera le donne funzioni del sistema e non persone; per questo Florynce Kennedy amava ripetere il paradosso che se gli uomini potessero rimanere incinti, l'aborto probabilmente diventerebbe un sacramento. Non sapremo mai se è vero o no, ma nel caso del Molise una certezza l'abbiamo già ed è che abbiamo un problema democratico: il diritto a obiettare per i medici è infatti garantito ovunque, mentre una donna che non vuole diventare madre deve avere abbastanza fortuna da vivere nella regione giusta. Se davvero vi indignano le dittature sanitarie, considerate questa, se non altro perché, a differenza dell'altra, è vera. [ ... ] da    repubblica   comment del 26\7\2921 

Infatti Nel nostro sistema ci sono infatti due diritti confliggenti: quello di decidere di non generare e l'altro, quello di sottrarsi a uno specifico compito medico regolato dalla legge. Poiché il secondo diritto è considerato indiscutibile, quando a rivendicarlo è la maggioranza dei medici di un territorio, appare chiaro quale dei due sia davvero prevalente: in assenza di ginecologi che facciano il loro mestiere  nel  pubblico  e  per intero, le donne perdono la garanzia di poter scegliere se fare o non fare una delle scelte più importanti  e  spesso  dolorose  (   dipende  da  casao  a caso    vedi la vicenda  di  Alice  Merlo   foto a  destra      intervistata      su queste  pagine che  non ha  provato     dolore  non l'aver  scelto  di ricorrere  all'interruzione  volontaria di  gravidanza  )   della loro vita. Le più fragili ed esposte tra loro - perché giovanissime, precarie o in relazioni abusanti - pagano conseguenze
che nessuno sembra considerare rilevanti. 
Su molti dei media che commentano la notizia si sente volentieri la specificazione che il Molise sarebbe una delle regioni a più basso indice di natalità d'Italia, come se i due dati - libertà di scelta e culle vuote - fossero collegati o dovessero esserlo. Eppure è proprio il caso del Molise a dimostrare che, anche in condizioni di quasi impossibilità di interruzione delle gravidanze, chi non vuole diventare madre non lo diventa comunque. Dietro quel pensiero, sostenuto apertamente dai partiti di destra e dai loro esponenti istituzionali, c'è però un ragionamento fallace: se siamo un Paese di vecchi la colpa è delle donne egoiste che non fanno più figli. La soluzione al problema della natalità nazionale per molti sarebbe evidentemente quella di obbligare le donne a riprodursi anche quando non vogliono, trattandole come fattrici di stato, gravide obtorto collo per procura nazionale.Il contesto di questi pensieri è patriarcale, perché considera le donne funzioni del sistema e non persone; per questo Florynce Kennedy amava ripetere il paradosso che se gli uomini potessero rimanere incinti, l'aborto probabilmente diventerebbe un sacramento. Non sapremo mai se è vero o no, ma nel caso del Molise una certezza l'abbiamo già ed è che abbiamo un problema democratico: il diritto a obiettare per i medici è infatti garantito ovunque, mentre una donna che non vuole diventare madre deve avere abbastanza fortuna da vivere nella regione giusta. Se davvero vi indignano le dittature sanitarie, considerate questa, se non altro perché, a differenza dell'altra, è vera.
Ecco quindi      che   per  continuare a garantire l'aborto in Molise Michele Mariano, 69 anni,  foto  in  alto ad inizio post   unico ginecologo non obiettore a praticare le interruzioni volontarie di gravidanza nella regione, ha rimandato la pensione. Per sostituirlo non si è fatto avanti nessuno. L'avviso pubblico per reperire altri medici non obiettori è stato una chiamata nel vuoto. Così per Mariano è arrivata la proroga, che lo terrà in servizio all'ospedale Cardarelli di Campobasso fino alla fine dell'anno. La caccia al sostituto continua, ora è stato bandito un concorso. Intanto, da pochi giorni, l'Azienda sanitaria ha assegnato al Dipartimento Ivg la ginecologa Giovanna Gerardi, che affiancherà Mariano per 18 ore a settimana. Una buona notizia, che però non basta a tranquillizzare i sostenitori della 194.
  
  ecco    cosa  ha  dichiarato lui stesso  a   https://www.repubblica.it/  qui l'articolo  integrale  

Dottore, come è possibile?
"La nostra è un'anomalia, è vero, ma il problema è nazionale. I medici non obiettori mancano in tutta Italia. E una volta tanto devo spezzare una lancia per l'amministrazione. Magari in passato non ha agito bene, ma stavolta non ha colpe: ha bandito subito un avviso, sta bandendo un concorso. Ora è arrivata anche la collega che ci darà una mano ed è già una piccola vittoria".

La dottoressa Gerardi quanto rimarrà? Prenderà il suo posto?
"Non lo so. Non so nulla purtroppo".

Perché non sono arrivate risposte per l'avviso?
"Perché chi fa aborti non fa carriera: trovatemi un primario che ne faccia. In Italia c'è la Chiesa, e finché ci sarà il Vaticano che detta legge questo problema ci sarà sempre. Ci sarà sempre un vescovo che chiama il politico di turno e si assicura un primario non obiettore per un pugno di voti. E poi perché la maggioranza dell'opinione pubblica - e dei colleghi - considera chi pratica le Ivg come qualcuno da mettere da parte, ginecologi di serie B, che fanno qualcosa di brutto. Io qui sono "il medico degli aborti": si scordano che faccio anche partorire".

Soffre a essere definito così?
"Sono 40 anni che faccio questo lavoro. Non mi sento un sicario, come disse Bergoglio, applico solo la legge. Nessuno si diverte a fare interruzioni di gravidanza. Per strada mi salutano solo le donne che ho fatto partorire, di rado le altre, perché c'è vergogna. Ma sapesse quante mi ringraziano privatamente per averle aiutate a interrompere una gravidanza, specie quelle che lo hanno fatto per ragioni mediche".

Che presentimento ha per il concorso: arriveranno domande?
"Prevede l'assunzione a tempo indeterminato, per cui è possibile che arrivino. Ma è anche probabile che chi si presenta lo faccia solo per essere assunto e poi diventi obiettore. La mia speranza è che si presenti qualcuno che davvero desidera continuare il mio lavoro".

Un solo non obiettore per tutta la regione non è comunque poco?
"Con il concorso si fa una graduatoria da cui pescare. Può essere assunta una persona, due o tre. La situazione potrebbe migliorare".

Rispetto all'applicazione della 194, quali sono i problemi nazionali cui faceva riferimento?
"Prima di tutto l'obiezione di coscienza. La legge la consente, e allora la battaglia va fatta a monte: già all'università, non bisognerebbe permettere a chi vorrà fare il ginecologo di diventare obiettore. Poi bisogna impedire che un ginecologo possa scoprirsi di colpo obiettore dopo essere stato assunto magari con un concorso bandito per garantire l'applicazione della 194. In Svezia, i ginecologi che rifiutano di praticare le Ivg vengono licenziati, perché un aborto è parte del loro lavoro. In Italia no: si fanno assumere, diventano obiettori e arrivederci. La lotta va condotta a livello nazionale, su scala locale si può fare poco. Poi è vero, le amministrazioni territoriali trascurano il problema, ma anche un direttore generale non può mettersi contro una legge che permette ai medici di esercitare un diritto".

Lei in pensione ci vuole andare?
"Io no, ne ho di tempo davanti per bighellonare al mattino e la felicità di far nascere bambini mi spinge a continuare. Ma ho la sensazione che, dati i tempi dell'Italia, non si riuscirà a fare questo concorso per quando me ne dovrei andare".
Se non c'è un sostituto resterà?
"Io ci sono, ma non sono Highlander. Io lavoro e lo faccio per il bene delle persone, ma in un modo o nell'altro dovrà finire. Probabilmente mi prorogheranno ancora".

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